28 aprile 2024
Aggiornato 10:00
L'intervista

Marini: «Perché abbiamo lanciato un referendum contro il green pass»

Il professor Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma, spiega al DiariodelWeb.it le ragioni del progetto referendario contro il green pass

Marini: «Perché abbiamo lanciato un referendum contro il green pass»
Marini: «Perché abbiamo lanciato un referendum contro il green pass» Foto: Matteo Bazzi ANSA

Dalle parole si passa ai fatti, dalle proteste in piazza all'iniziativa democratica. I cittadini italiani contrari al green pass si sono organizzati e hanno lanciato una raccolta firme per chiedere un referendum abrogativo del certificato verde. L'obiettivo è quello di raggiungere 500 mila sottoscrizioni, come prevede la Costituzione: a quel punto i quesiti sarebbero sottoposti alla Corte costituzionale e, nel caso ritenuti legittimi, posti al voto popolare intorno al prossimo aprile. Nel comitato promotore di questo progetto referendario (che fa riferimento al sito www.referendumnogreenpass.it) figurano nomi noti come quello dell'ex direttore di Rai 2 Carlo Freccero e del professor Ugo Mattei. Oltre a quello del professor Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma ed ex vice presidente del Comitato nazionale per la bioetica, che il DiariodelWeb.it ha raggiunto.

Professor Luca Marini, presentando il referendum ha parlato di «iniziativa doverosa». Perché la ritiene tale?
Per dare voce ai milioni di italiani che, da quasi due anni, sollevano dubbi e interrogativi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e che ormai assistono quotidianamente alla crescita di un clima di odio e di violenza alimentato anche dalle istituzioni. Il green pass, tra l’altro, per esplicita ammissione di chi lo propone, non ha alcuna valenza sanitaria. Ecco, potremmo dire che il referendum contro il certificato verde ha lo scopo, più generale, di evitare che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza democratica.

Come sta procedendo la raccolta firme in questi primi giorni, rispetto al traguardo che vi siete posti?
La risposta degli italiani, almeno di quelli che evidentemente sono contrari al green pass, è stata a dir poco entusiastica. Ma i tempi sono molto stretti: stiamo facendo il possibile per raggiungere il numero di firme necessario per il referendum.

I critici sostengono che questo referendum potrebbe trasformarsi in un boomerang, essere inefficace o addirittura controproducente. Come rispondete?
Questa situazione è molto curiosa. Persone che, fino a ieri, si dicevano contrarie al green pass hanno cominciato a sollevare contro il referendum obiezioni e critiche talvolta puerili, talvolta capziose e funzionali allo schieramento opposto. Chissà, forse sono stati spiazzati da un’iniziativa lanciata a sorpresa da cittadini comuni per cittadini comuni.

Avete messo in chiaro che la vostra iniziativa non ha una matrice poltica. Ma come si sono mossi al riguardo i partiti, in particolare quelli che si dichiarano contrari al green pass come Fratelli d'Italia?
Siamo stati contattati da un paio di partiti, ma il nostro è e resta un referendum fatto dai cittadini per i cittadini.

State valutando anche il ricorso ad altri strumenti per contrastare il certificato verde? Lei stesso ha ipotizzato, ad esempio, il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
In queste settimane si sono visti molti ricorsi male impostati e peggio condotti. Stiamo riflettendo sulle vie giudiziarie da percorrere, senza volere ingenerare false aspettative in nessuno.

Come rientra l'imposizione del green pass in quelle che lei ha definito, nel titolo del suo libro, le «prove tecniche di totalitarismo», cioè le minacce alla democrazia che derivano da questa emergenza sanitaria?
Ideologia, propaganda, tecno-scienza e terrore sono gli ingredienti base del totalitarismo. Mi dica lei se non si rinvengono tutti nella gestione dell’affaire Covid.

Lei ha rivolto, qualche settimana fa, un appello indirizzato alle più alte cariche dello Stato? Qual era il suo intento?
L’appello, elaborato con il professor Francesco Benozzo dell’Università di Bologna, chiedeva a chi ha responsabilità di governo, o comunque istituzionali, di scongiurare la conversione in legge di un provvedimento che getta le basi per una odiosa strategia di divisione e di discriminazione sociale. Nonostante l’appello sia stato condiviso e inoltrato alle più alte cariche dello Stato da molti docenti, anche di scuola, e da cittadini, non abbiamo avuto alcuna risposta. Come del resto era facile prevedere.

Il premier Draghi, tutto da solo in conferenza stampa, ha fatto esplicitamente una corsa in avanti verso l'obbligo vaccinale. Le sue parole la preoccupano?
Perché, a Lei no?