19 marzo 2024
Aggiornato 09:30
L'intervista

Maggiore: «La protesta di Roma dimostra la sofferenza degli italiani»

L'economista e scrittore Fabiuccio Maggiore racconta al DiariodelWeb.it la situazione ormai critica che hanno prodotto le restrizioni del Governo

Un momento della protesta dei commercianti a Roma
Un momento della protesta dei commercianti a Roma Foto: Angelo Carconi ANSA

Ora commercianti, ristoratori, ambulanti, proprietari di palestre sono scesi in piazza, per chiedere le riaperture. In molte città d'Italia, martedì scorso, si è manifestato in protesta contro le restrizioni del governo: l'urlo più forte si è sollevato proprio da Roma, dove davanti a piazza Montecitorio si è arrivato addirittura ai tafferugli con la polizia. Segno evidente che il livello di tensione nel Paese sta superando il livello di guardia. Il DiariodelWeb.it ha analizzato la situazione con l'economista e scrittore Fabiuccio Maggiore.

Fabiuccio Maggiore, che differenze si notano tra la gestione della pandemia del governo Conte e quella del governo Draghi?
Il problema si sta acutizzando. Con il passare del tempo la gente è sempre più in difficoltà, agonizzante, e la protesta di martedì a Roma ne è l'emblema. Migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare la propria sofferenza, che probabilmente non viene recepita da chi è all'interno dei palazzi, e vive una condizione molto più tutelata. Le politiche draghiane creano ancora più malcontento popolare, ma questo era inevitabile.

Perché?
Nella fase 1, le persone attingevano ai propri risparmi, credendo che dopo qualche mesetto sarebbe ripartita l'economia. Poi, con il tempo, ci si è resi conto che i danni erano ingenti e i sostegni insufficienti. Anche per colpa della crisi di governo, che ha ulteriormente bloccato molti ristori, già di per sé marginali rispetto alle esigenze dei cittadini, a differenza di quanto è accaduto in altri Paesi.

Dunque la politica del chiusurismo non funziona?
Economicamente, trovo folle continuare con queste restrizioni. Stiamo distruggendo l'economia nazionale, a vantaggio di alcuni che si stanno arricchendo. Perché la crisi non è di tutti.

Precisamente, chi ci perde e chi ci guadagna?
Le piccole e medie imprese sono quelle che stanno perdendo, perché non hanno la forza di resistere, se non possono fare cassa. Dall'altra parte, si stanno arricchendo le grandi multinazionali del digitale e della tecnologia, come Amazon, Apple, Microsoft e Facebook, ma anche del comparto sanitario, come Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson e AstraZeneca.

E chi c'è dietro a questi nomi?
Se apriamo le famose scatole cinesi e ne analizziamo l'azionariato, scopriamo che ricorre spesso un fondo d'investimento predominante, il Vanguard Group. In un anno, la crescita dei titoli che gli stanno in pancia è stata vertiginosa: Microsoft ha aumentato il proprio valore del 30%, Amazon del 60, in un periodo di crisi. Questo si chiama trasferimento finanziario. Che va a danno della collettività e mette a rischio la stabilità democratica e l'ordine sociale. Esiste il ragionevole dubbio che questi soggetti, che hanno assunto così tanto potere, abbiano l'interesse a scatenare un panico pianificato.

Addirittura?
Chi conosce la storia dell'economia lo sa bene. Le crisi finanziarie del 1908, del 1929, del 2008 sono tutte state orchestrate da soggetti che hanno il potere capitale. Tramite dei giochi a perdere per la collettività, ma che consentono loro di arricchirsi nel tempo.

Quindi un ruolo chiave lo hanno rivestito anche i media, che hanno raccontato questa pandemia e ne hanno orientato la percezione?
Certamente. Con il denaro si riesce a controllare anche l'informazione. E il potere della conoscenza consente di condizionare il pensiero e il comportamento delle masse. Si mobilitano coerentemente opinionisti, giornalisti, economisti, politici, che vanno tutti verso l'unica direzione del monopensiero. Secondo cui, ad esempio, c'è la priorità del vaccino a tutti i costi. Vaccino grazie al quale, come abbiamo visto, questi stessi soggetti che controllano l'informazione poi fanno affari d'oro, perché controllano anche le multinazionali farmaceutiche, in aperto conflitto d'interessi.

Quindi lei non crede nel vaccino come soluzione di questa pandemia?
Io non sono un medico, ma un curioso scientifico che si domanda. Però c'è una parte di scienziati che sostiene una visione alternativa a quella dominante, secondo cui occorre vaccinarsi a tutti i costi. Senza voler creare allarmismo, si stanno sperimentando questi sieri in corso d'opera, su larga scala. Intanto chi vaccina è penalmente scudato, proprio perché si temono reazioni avverse pericolose, e i contratti commerciali sono tutti secretati.

Quale potrebbe essere una strategia alternativa per uscirne?
Bisogna riaprire subito le attività commerciali, naturalmente controllando il rispetto delle norme precauzionali. E, nel frattempo, promuovere le cure preventive, che alcuni medici già stanno applicando in ambito domiciliare. Non si muore solo di virus, ma anche del malessere sociale, della depressione che si sta diffondendo. È stato dichiarato apertamente che questo virus non sparirà, neanche vaccinando la popolazione intera: dunque dovremo conviverci.