25 aprile 2024
Aggiornato 18:00
I piloti emergenti scelgono le squadre avversarie

Lance Stroll, un altro giovane talento sfuggito alla Ferrari

Debutterà in Formula 1 l'anno prossimo con la Williams, al posto del pensionato Felipe Massa, il 18enne canadese. Anche lui, come Max Verstappen, gravitato nell'orbita della Rossa, che però non ha avuto il coraggio di puntare su di lui

Lance Stroll un anno fa con la tuta della Ferrari Driver Academy
Lance Stroll un anno fa con la tuta della Ferrari Driver Academy Foto: Ferrari

LONDRA – Dal secondo pilota più vecchio del paddock (dopo Kimi Raikkonen) al secondo più giovane di sempre. La Williams ha sciolto ufficialmente oggi uno dei segreti peggio custoditi della Formula 1: come ampiamente anticipato nelle scorse settimane, per sostituire il veterano Felipe Massa, che ha deciso di appendere il casco al chiodo dopo quattordici stagioni, ha ingaggiato il neo-maggiorenne Lance Stroll. Un giovanissimo, fino ad oggi più conosciuto per l'illustre padre Lawrence, 55enne magnate canadese della moda (suoi i marchi Ralph Lauren e Tommy Hilfiger) con un patrimonio da 2,4 miliardi di dollari e il pallino delle macchine d'epoca, Ferrari su tutte. Ma tutti i diretti interessati hanno voluto subito mettere le cose in chiaro: «Noi alla Williams non consentiamo che le considerazioni finanziarie influenzino la scelta dei nostri piloti – insiste la team principal Claire, figlia del fondatore Sir Frank, appena dimesso dall'ospedale dove era ricoverato per polmonite – I soldi non migliorano le tue prestazioni al volante. Serve il talento, quello che Lance ha dimostrato di avere». «Voglio dimostrare di non essere qui solo per i miei soldi – le fa eco l'emergente 18enne – Questo posto me lo sono meritato vincendo tutti i campionati che ho corso».

Successi a ripetizione
Difficile dargli torto. Anche se il denaro di famiglia gli ha certamente consentito di accasarsi nelle migliori squadre con le migliori auto, Lance ha saputo sfruttare chirurgicamente ogni chance che gli si è presentata. In appena tre anni da quando ha lasciato la palestra del karting, ha vinto nell'ordine la Formula 4 italiana e la Toyota Racing neozelandese, entrambe al debutto, e poi la Formula 3 europea al secondo tentativo. Un curriculum più ricco e precoce della maggior parte dei colleghi esordienti che si sono affacciati al Mondiale negli ultimi anni: «È capace, estremamente intelligente e un gran lavoratore – lo definisce Claire Williams – Una cosa che ho imparato di lui nell'anno in cui è stato collaudatore per noi è che la sua etica di lavoro non è seconda a nessuno. Avrà bisogno di tempo e di errori per imparare, ma visto ciò che ha vinto in così poco tempo, abbiamo piena fiducia che riuscirà a convincere fin dal suo debutto a Melbourne 2017». Di colleghi capaci di bruciare le tappe come lui, nel recente passato, ce n'è stato uno solo: Max Verstappen, giunto in F1 a soli 17 anni (l'unico ancora più giovane dello stesso Stroll) e con appena uno alle spalle in monoposto. Eppure è a suon di risultati che l'olandese della Red Bull ha convinto della sua maturità perfino i più scettici: la stessa impresa che ora cercherà di ripetere il suo emulo canadese. «Il suo esempio mi dà fiducia – ammette – ma ognuno ha la sua storia. Io voglio solo fare il mio lavoro, senza mettermi a confronto con nessun altro».

Cresciuto (e scappato) dalla Ferrari
Ma Verstappen e Stroll hanno anche un'altra cosa in comune: entrambi sono stati snobbati dalla Ferrari. Max nel 2014, prima di accasarsi con i Bibitari, partecipò ad uno stage in America con la Rossa, che però non si convinse ad offrirgli un posto: con il senno di poi, una svista clamorosa. Lance, ai tempi del passaggio dai kart alle auto, invece, nella Academy di Maranello riuscì ad entrarci, ma poi vedendosi chiusa la strada verso la F1 ha deciso di emigrare (insieme all'ex responsabile del vivaio rosso Luca Baldisserri, suo consigliere) appunto alla Williams. E chissà se un domani il Cavallino rampante tornerà ancora una volta a mangiarsi gli zoccoli, per essersi fatto sfuggire l'ennesimo promettente talento da sotto il muso, solo per non avere avuto il coraggio di scommettere sulla nuova generazione. In questo senso sì che la Ferrari rappresenta perfettamente l'Italia: non è una Scuderia per giovani.