Migranti, l'esortazione di Papa Francesco: «Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso»
Il Pontefice ai vescovi del Mediterraneo a Bari: «Certo, l'accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri»
BARI - «Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie». Così ha detto Papa Francesco ai vescovi del Mediterraneo a Bari. «Certo, l'accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile - ha detto -; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l'accesso alla ricchezza di cui l'altro è portatore e che costituisce sempre un'occasione di crescita».
«Tra coloro che nell'area del Mediterraneo più faticano - ha sottolineato Francesco nell'incontro nella Basilica di San Nicola, a Bari -, vi sono quanti fuggono dalla guerra o lasciano la loro terra in cerca di una vita degna dell'uomo». «Il numero di questi fratelli - costretti ad abbandonare affetti e patria e ad esporsi a condizioni di estrema precarietà - è andato aumentando a causa dell'incremento dei conflitti e delle drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie».
La retorica dello scontro di civiltà
A parere del Pontefice «è facile prevedere che tale fenomeno, con le sue dinamiche epocali, segnerà profondamente la regione mediterranea, per cui gli Stati e le stesse comunità religiose non possono farsi trovare impreparati». Insomma «sono interessati i Paesi attraversati dai flussi migratori e quelli di destinazione finale, ma lo sono anche i Governi e le Chiese degli Stati di provenienza dei migranti, che con la partenza di tanti giovani vedono depauperarsi il loro futuro».
«Siamo consapevoli - ha proseguito - che in diversi contesti sociali è diffuso un senso di indifferenza e perfino di rifiuto, che fa pensare all'atteggiamento, stigmatizzato in molte parabole evangeliche, di quanti si chiudono nella propria ricchezza e autonomia, senza accorgersi di chi, con le parole o semplicemente con il suo stato di indigenza, sta invocando aiuto». E «si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un'invasione. La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l'odio».
La debolezza della politica causa radicalismi e terrorismo
Il Santo Padre ha poi detto: «Fratelli, alziamo la voce per chiedere ai Governi la tutela delle minoranze e della libertà religiosa. La persecuzione di cui sono vittime soprattutto - ma non solo - le comunità cristiane è una ferita che lacera il nostro cuore e non ci può lasciare indifferenti». Perché «l'inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo. La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune».
Mediterraneo luogo di fede e promozione della pace
«Vi siete riuniti per riflettere sulla vocazione e le sorti del Mediterraneo, sulla trasmissione della fede e la promozione della pace. Il Mare nostrum è il luogo fisico e spirituale nel quale ha preso forma la nostra civiltà, come risultato dell'incontro di popoli diversi. Proprio in virtù della sua conformazione, questo mare obbliga i popoli e le culture che vi si affacciano a una costante prossimità, invitandoli a fare memoria di ciò che li accomuna e a rammentare che solo vivendo nella concordia possono godere delle opportunità che questa regione offre dal punto di vista delle risorse, della bellezza del territorio, delle varie tradizioni umane». Lo ha detto Papa Francesco a Bari, nel corso del convegno.
«Ai nostri giorni, l'importanza di tale area non è diminuita in seguito alle dinamiche determinate dalla globalizzazione; al contrario, quest'ultima ha accentuato il ruolo del Mediterraneo, quale crocevia di interessi e vicende significative dal punto di vista sociale, politico, religioso ed economico. Il Mediterraneo rimane una zona strategica, il cui equilibrio riflette i suoi effetti anche sulle altre parti del mondo».
Sarà beato il gesuita martire del Salvador che ispirò Romero
Papa Francesco ha deciso che sarà beato padre Rutilio Grande, il gesuita del Salvador trucidato dai paramilitari il 12 marzo del 1977 che ispirò l'arcivescovo Oscar Arnulfo Romero, a sua volta ucciso da un cecchino legato al governo dell'epoca e proclamato santo dallo stesso Francesco. Il Pontefice ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto di martirio di Rutilio Grande e di due suoi collaboratori uccisi con lui. Impegnato a fianco dei contadini della regione, venne assassinato il 12 marzo 1977, insieme al catechista Manuel Solorzano, 72 anni, e al giovane Nelson Rutilio Lemus, 16 anni, mentre si recavano a El Paisnal dalla loro parrocchia di Aguilares per celebrare la novena di San José.
La sua morte violenta portò monsignor Romero a trasformare l'orientamento della sua missione pastorale nell'arcidiocesi di San Salvador, assumendo lui stesso la difesa dei poveri. L'arcivescovo fu a sua volta assassinato il 24 marzo del 1980. Il suo processo di beatificazione e canonizzazione fu lungamente osteggiato a Roma, anche e proprio in ragione del suo legame con i gesuiti del paese, e solo sotto Papa Francesco Romero è stato riconosciuto martire e proclamato dapprima beato (23 maggio 2015) e poi santo (14 ottobre 2018). Nel frattempo partiva, nel 2014, il processo di beatificazione di padre Rutilio Grande, ora giunto alla sua conclusione.
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