19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Chiesa

Il Papa contro gli ipocriti: «Meglio non andare in Chiesa se poi si vive odiando gli altri»

L'ammonimento di papa Francesco nella prima udienza generale del 2019: «La preghiera cristiana non ha altro testimone credibile che la propria coscienza»

Papa Francesco durante l'udienza in Vaticano
Papa Francesco durante l'udienza in Vaticano Foto: Maurizio Brambati ANSA

CITTA' DEL VATICANO - «Quelle persone che vanno in chiesa e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente, è meglio che non vadano in chiesa». E' l'ammonimento di papa Francesco nella prima udienza generale del 2019. Ricordando come Gesù introduce l'insegnamento della preghiera del «Padre nostro», «lo fa - ha detto il pontefice - prendendo le distanze da due gruppi del suo tempo. Anzitutto gli ipocriti: 'Non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente'. C'è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio: lo fanno per essere ammirati dagli uomini. La preghiera cristiana, invece, non ha altro testimone credibile che la propria coscienza, dove si intreccia intensissimo un continuo dialogo con il Padre: 'Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto'. Poi Gesù prende le distanze dalla preghiera dei pagani: 'Non sprecate parole: essi credono di venire ascoltati a forza di parole'. Qui forse - ha sottolineato papa Francesco - Gesù allude a quella 'captatio benevolentiae' che era la necessaria premessa di tante preghiere antiche: la divinità doveva essere in qualche modo ammansita da una lunga serie di lodi. Tu invece - dice Gesù -, quando preghi, rivolgiti a Dio come un figlio a suo padre, il quale sa di quali cose ha bisogno prima ancora che gliele chieda. Potrebbe essere anche una preghiera silenziosa, il 'Padre nostro': basta in fondo mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre, e questo è sufficiente per essere esauditi».

«Non ha bisogno di niente, il nostro Dio»

E ancora: «Ecco il grande segreto che sta alla base di tutto il discorso della montagna: siate figli del Padre vostro che è nei cieli», ha detto il Papa, spiegando: «Il cristiano non è uno che si impegna ad essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Il cristiano semplicemente è l'uomo che sosta davanti al nuovo Roveto Ardente, alla rivelazione di un Dio che non porta l'enigma di un nome impronunciabile, ma che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di 'Padre', di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie». «Che bello pensare che il nostro Dio non ha bisogno di sacrifici per conquistare il suo favore! Non ha bisogno di niente, il nostro Dio: nella preghiera chiede solo che noi teniamo aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi», ha concluso il santo padre.

«Dove c'è il Vangelo c'è rivoluzione»

Papa Francesco ha anche detto che «dove c'è il Vangelo c'è rivoluzione», il Vangelo «non ci lascia quieti, ci spinge alla rivoluzione, è rivoluzionario». «Gesù - ha detto il Pontefice - incorona di felicità una serie di categorie di persone che nel suo tempo - ma anche nel nostro! - non erano molto considerate. Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, le persone umili di cuore? È la rivoluzione del Vangelo. Tutte le persone capaci di amore, gli operatori di pace che fino ad allora erano finiti ai margini della storia, sono invece i costruttori del Regno di Dio. È come se Gesù dicesse: avanti voi che portate nel cuore il mistero di un Dio che ha rivelato la sua onnipotenza nell'amore e nel perdono!».