ROMA - «Ho dato io le carte ai giornalisti, non accetto parallelismi con Maria Elena Boschi che andava in giro a chiedere 'salvate la banca di mio padre'. Non sono andato all'Inps a dire 'coprite tutto'». Lo ha detto il leader del M5S e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, parlando a Porta a Porta su Rai1 delle vicende che hanno riguardato le irregolarità nell'azienda della famiglia Di Maio.
NESSUN TRATTAMENTO DI FAVORE - «Mio padre - ha spiegato - non ha avuto nessun trattamento di favore, non mi sono mai sognato di usare il mio ruolo di ministro per favorirlo. Noi non abbiamo mai attaccato i padri ma i figli che usavano il loro ruolo di ministri per aiutare i genitori».
Rispondendo a una domanda sulle differenze con il caso di Matteo Renzi e del padre Tiziano, Di Maio ha spiegato che «Renzi aveva nominato il capo della Consip e il padre parlava col capo della Consip».
SALVINI - «Di Maio indebolito dalla vicenda del padre? Penso e spero di no. Non mi piace la politica fatta dal buco della serratura. Un politico deve essere giudicato per quello che fa». Lo ha detto il leader della lega e ministro dell'interno Matteo Salvini alla presentazione del libro di Bruno Vespa «rivoluzione».
CONTE - «Lo apprezzo per come sta gestendo questo momento. Di fronte a una inchiesta giornalistica 'invasiva' si sta mostrando, l'ha detto lo stesso giornalista, il più trasparente tra i politici italiani. Comprendo il suo rammarico e gli esprimo la mia solidarietà». Il presidente del Giuseppe Conte, in una intervista ad «Avvenire», difende così Luigi Di Maio per la vicenda dell'azienda di famiglia.
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