22 settembre 2023
Aggiornato 01:00
Caso Cucchi

Caso Cucchi, il carabiniere che ha confessato il pestaggio: «Ecco perché non ho parlato prima»

Lo sfogo durante l'interrogatorio. Ilaria Cucchi: «Ora lo Stato ci chieda scusa». Salvini la invita al Viminale. Trenta: «Chi ha sbagliato pagherà»

Un momento del sit in organizzato all'esterno del tribunale di piazzale Clodio in occasione del processo Cucchi bis
Un momento del sit in organizzato all'esterno del tribunale di piazzale Clodio in occasione del processo Cucchi bis Foto: Massimo Percossi ANSA

ROMA - «Quando dovevo essere sentito dal pm il maresciallo Mandolini non mi minacciò esplicitamente, ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: 'Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente... capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare». Questo il racconto del carabiniere Francesco Tedesco nel corso di un interrogatorio reso agli inquirenti della Procura di Roma nell'ambito del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi. «All'inizio avevo molta paura per la mia carriera, temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando e diversi colleghi hanno iniziato a dire la verità».

Il racconto di quei momenti
«Gli dissi 'basta, che cazzo fate, non vi permettete'». Così ha detto il carabiniere Francesco Tedesco ai suoi colleghi Di Bernardo e D'Alessandro mentre uno «colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto» e l'altro «gli dava un forte calcio con la punta del piede». Secondo Tedesco «fu un'azione combinata, Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l'equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore». Tedesco ha poi aggiunto: «Spinsi Di Bernardo, ma D'Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra».

Ilaria Cucchi: «Lo Stato deve chiederci scusa»
«Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni. Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano è morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi». Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, sul proprio profilo Facebook dopo la svolta improvvisa durante il processo in corte d'Assise.

Salvini invita la famiglia al Viminale
«Caso Cucchi, sorella e parenti sono i benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l'eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell'ordine». Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha preso parola sul caso dopo la svolta di questa mattina.

Trenta: «Chi ha sbagliato pagherà»
«Quanto accaduto a Stefano Cucchi era inaccettabile allora e lo ancor di più oggi, che sono emersi nuovi elementi scioccanti. Mi auguro che la giustizia faccia al più presto il suo corso e definisca le singole responsabilità. Chi si è macchiato di questo reato pagherà, ve lo assicuro». Lo afferma il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ministro di riferimento dell'Arma dei Carabinieri. «Lo voglio io, lo vuole questo governo e lo vuole tutta l'Arma dei Carabinieri, che merita rispetto. Ho la massima fiducia verso il Comando Generale e sono» ha poi aggiunto la Trenta «vicino alla famiglia di Stefano, ai suoi amici e ai suoi cari. Abbraccio tutti con grande affetto in questo delicatissimo momento».