24 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Infrastrutture

Crollo di Genova, per gli ispettori del governo c'è già il primo responsabile

La Commissione ispettiva del Ministero delle Infrastrutture accusa Autostrade: «Irresponsabile minimizzazione» sulla manutenzione del Ponte

Un fermo immagine tratto da un filmato della Polizia di Stato
Un fermo immagine tratto da un filmato della Polizia di Stato Foto: ANSA/ US POLIZIA DI STATO ANSA

ROMA - Dallo scontro alle accuse. Per la Commissione ispettiva del Ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli da Autostrade per l'Italia c'è stata una «irresponsabile minimizzazione» sugli interventi di manutenzione del Ponte Morandi. Stavolta non si tratta di accuse politiche, ma del contenuto della relazione sul crollo del ponte a Genova. E sono accuse dirette. «Emerge - si legge nella relazione - una irresponsabile minimizzazione dei necessari interventi da parte delle strutture tecniche di Aspi, perfino anche di manutenzione ordinaria, che non hanno trovato immediata risoluzione neanche in una logica di massima conservazione del bene con il minor costo, come ad esempio la pulizia della rete di scarico dei pluviali segnalata con frequenza nelle schede di ispezione trimestrale».

Le responsabilità di Autostrade
«La responsabilità contingente più rilevante» prosegue la relazione «consiste nel fatto che, nonostante tutte le criticità sopra evidenziate, la società concessionaria Aspi non si sia avvalsa, nel caso concreto, nei poteri limitativi e o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto e non abbia eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare il crollo del ponte».

«Omessi segnali di criticità»
Non solo. Secondo la Commissione ispettiva «la vigilanza in capo al concedente sulle opere date in concessione, nel caso del Ponte Morandi, non si sono potute espletare in maniera efficace a causa delle omissioni da parte di Autostrade per l'Italia dei segnali di criticità rilevati sull'infrastruttura». L'esame della documentazione sulla gestone delle attività connesse al viadotto «porta a ritenere che (...) un normale principio di leale collaborazione (...) implica che il concessionario non debba minimizzare o celare, come avvenuto nel caso in ispecie, gli elementi conoscitivi indispensabili che consentano al concedente di dare compiutezza sostanziale ai suoi compiti di vigilanza». Infine, «per quanto riguarda le funzioni consultive svolte dal Comitato tecnico del provveditorato emerge, nel caso concreto, che esse non si sono potute espletare in modo compiuto a causa della omissione della segnalazione delle criticità non riportate con la dovuta evidenza negli elaborati progettuali presentati da Aspi».

«Aspi conosceva l'accentuato degrado del viadotto»
Ma le accuse non si fermano qui. Secondo gli ispettori «Aspi, pur a conoscenza di un accentuato degrado del viadotto e in particolare delle parti orizzontali di esso che palesavano deficit strutturali (...) non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela dell'utenza».