Toninelli rivela: «Chi mi ha fatto pressioni per non svelare i documenti su Autostrade»
Il ministro dei Trasporti punta il dito contro l'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali presiedute dall'ex banchiere Fabrizio Palenzona
ROMA – «Nonostante le pressioni, interne ed esterne, che abbiamo subito, abbiamo messo a disposizione della collettività atti che tanti cittadini nel corso degli anni hanno richiesto all'Amministrazione, vedendosi sempre sbattere portoni in faccia». Lo aveva affermato martedì il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, intervenendo alla Camera dei deputati, a proposito della pubblicazione «dopo quasi vent'anni di opacità e segreti» sul sito web del ministero delle Infrastrutture di tutti i contratti di concessione delle autostrade. Ma quel riferimento alle «pressioni» aveva naturalmente suscitato un terremoto politico: chi era stato a insistere perché la convenzione tra ministero e Autostrade non fosse resa pubblica?
La rivelazione del ministro
A rispondere, a ventiquattr'ore di distanza, è stato lo stesso Toninelli: l'Aiscat, l'associazione delle società concessionarie autostradali, che diffidò il ministero dal diffondere gli atti. «L'Aiscat – ha sottolineato – ha mandato i documenti al ministero dicendo di non pubblicarli, perché lo Stato sarebbe stato passibile del reato di aggiotaggio. Abbiamo ricevuto delle diffide a non pubblicare – ha aggiunto Toninelli intervenendo alla trasmissione televisiva In onda su La7 – e questo ha creato paura. Alcuni dirigenti del ministero temevano di finire in mezzo a una strada». Presidente dell'associazione è Fabrizio Palenzona, ex camionista, poi banchiere: proprio i suoi uomini hanno dunque messo in atto l'ennesimo, discutibile capitolo dello scontro tra il ministero e i concessionari autostradali.
Le spinte del Partito democratico
Dall'opposizione piovono però nuove critiche al ministro, che viene invitato a denunciare il fatto alla procura: «Quello che Toninelli racconta è un fatto gravissimo – afferma Emanuele Fiano, della presidenza del gruppo Pd alla Camera – Un ministro annuncia candidamente di avere subito indebite pressioni, annuncia di aver subito un possibile reato. Se fosse vero avrebbe tutto la nostra solidarietà e il nostro appoggio in una sua conseguente azione di denuncia penale. La nostra posizione è semplice: il ministro ha presentato una denuncia penale? Silenzio. Il presidente della Camera, Fico, al quale ci rivolgiamo, intende rivolgersi alla magistratura quale pubblico ufficiale rappresentante della Camera, circa la notizia di possibile reato che ha avuto modo di ascoltare? Silenzio. Anche questo è grave, perché il Presidente non agisce?».
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