Matteo Salvini e il caso di Yara Gambirasio. L'incontro che fa infuriare i legali di Bossetti
Al Bérghem Fest il ministro si è intrattenuto con Letizia Ruggeri, pm dell'inchiesta sulla morte di Yara. I legali della difesa: «Si confronti anche con noi»
BERGAMO - Un incontro «privato» che però è diventato un caso. Al centro delle polemiche quella discussione, lontana da occhi indiscreti, tra Matteo Salvini e Letizia Ruggeri a margine del Bérghem Fest, poco prima dell'inizio dell'intervista sul palco di Mario Giordano per poi fermarsi a cena con i due protagonisti della serata. I motivi? Matteo Salvini, ovviamente, è il ministro degli Interni. Letizia Ruggeri è la pm dell'inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio. Tanto è bastato ai legali di Massimo Bossetti, condannato in appello all'ergastolo per l'omicidio della 13enne di Brembate di Sopra, per passare all'attacco: «Salvini è un ministro della Repubblica e il pm Ruggeri rappresenta l'accusa inserita in un contesto del potere giudiziario: quando si comincia a fare questa commistione di poteri è molto pericoloso, perché non ci sono dei contrappesi».
La richiesta (e l'ira) dell'avvocato Claudio Salvagni
In un'intervista ai microfoni di Radio Cusano Campus, l'avvocato Claudio Salvagni ha precisato come sia «giusto» che due persone possano confrontarsi. «Però allora dico: confrontatevi anche con la difesa, fate parlare anche la difesa. Che due persone si parlino è normale, ma in questo caso sono un ministro e un magistrato». Nel mirino poi quella battuta della pm al ministro leghista: «Non siamo tutti di sinistra». Ed è qui che l'avvocato Salvagni si infuria: «Un pm non ha né destra né sinistra, deve essere asettico per definizione, se no non sarebbe un'accusa intellettualmente onesta. Quando un appartenente alla magistratura vuole fare politica o mischiarsi alla politica» prosegue il legale «deve farlo abbandonando la toga e non la può più prendere. Vorrei poter parlare con il ministro di questo caso, pieno di anomalie e di incredibili situazioni».
In attesa del terzo grado del processo
Riguardo il terzo grado del processo Gambirasio, l'avvocato Salvagni ha spiegato che «ci stiamo concentrando su alcuni elementi che riteniamo molto interessanti che ruotano ovviamente intorno all'asse portante di questo processo che è il dna. Speriamo che la Corte analizzi con grande serenità questo processo senza alcun timore, ma con la massima libertà intellettuale di cui solo la Corte Suprema di Cassazione è depositaria. Processo mediatico? Un giudice dell'affido di primo grado era un grande frequentatore di un social, che condivideva sulla propria pagina video e commenti dal tenore forcaiolo». Quindi per Salvagni «è evidente che se un giudice frequenta queste pagine si fa influenzare. Se l'informazione fosse corretta saremmo tutti quanti più sereni, purtroppo non è così, perché i media non hanno seguito il processo raccontando tutto quello che è successo in aula».
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