E ora che succede a Salvini? Ecco chi lo giudicherà e cosa rischia
Entro 90 giorni il tribunale dei ministri deciderà se archiviare o chiedere l'autorizzazione al Senato per il processo. Ma lo scenario più probabile è un flop

ROMA – E ora, che succede? Qual è esattamente l'iter giudiziario che attende Matteo Salvini, indagato per i tre reati di sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale? Il fascicolo sul caso dei 150 migranti della nave Diciotti è stato aperto dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ma per competenza è stato subito trasmesso al tribunale dei ministri di Palermo. Saranno dunque il presidente Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe Sidoti i tre magistrati (due Gip e uno della sezione fallimentare) chiamati a giudicare il ministro dell'Interno. Per farlo avranno 90 giorni, al termine dei quali potranno archiviare il caso oppure rimandarlo alla procura di Palermo, diretta da Francesco Lo Voi, per ulteriori indagini.
La decisione del Senato
Poi la palla passerà al parlamento e qui, oltre alla partita giudiziaria, ne inizierà una tutta politica. Salvini è senatore, dunque per indagare su di lui il procuratore avrà bisogno dell'autorizzazione a procedere. L'aspetto più paradossale è che l'ultima parola spetterà proprio alla specifica commissione, il cui presidente è Maurizio Gasparri, di Forza Italia. E qui verrà da chiedersi se in lui prevarrà l'appartenenza ad un partito già alleato della Lega, ma oggi profondamente in rotta, oppure la linea dura nei confronti dei migranti che ha sempre manifestato. Solo nel caso in cui i senatori, nonostante la forte maggioranza di cui conta il Carroccio, decidessero di concedere l'autorizzazione allora il vicepremier sarebbe rinviato a giudizio e andrebbe incontro ad un regolare processo.
I due precedenti
E lo stesso Salvini? Per difendersi, di fronte ai magistrati che presto lo ascolteranno e accoglieranno le sue eventuali memorie, potrebbe rivolgersi ad un avvocato di fiducia o affidarsi direttamente all'Avvocatura dello Stato: questa decisione deve ancora essere presa. Come quella dei giudici sulla competenza, visto che il fascicolo potrebbe ancora essere girato da Palermo a Catania. A favore del titolare del Viminale ci sono i precedenti di due suoi ex colleghi: Beppe Pisanu e Roberto Maroni. Il primo fu indagato nel 2006 per abuso d'ufficio per un respingimento da Lampedusa, il secondo nel 2009 per la riconsegna di 227 migranti in Libia. In entrambi i casi, le rispettive inchieste furono archiviate, perché le loro decisioni vennero ritenute legittime sul piano politico. Come a dire che è molto probabile che il caso giudiziario si sgonfi come una bolla di sapone: ma, intanto, si sta già trasformando in una gogna mediatica.
- 22/11/2022 A 67 anni se ne va Bobo Maroni
- 14/10/2022 Per la Camera Matteo Salvini sceglie Lorenzo Fontana: «Noi quelli affidabili»
- 08/10/2022 Paolo Tiramani: «La Lega ha perso perché è diventata la brutta copia di Fratelli d’Italia»
- 05/10/2022 Salvini sventola le bandiere della Lega: Viminale e flat tax (e chiede il Senato)