Salvini al Viminale riprende i toni da guerriero: «Per i clandestini è finita la pacchia»
Matteo Salvini da Vicenza è un fiume in piena, e non manca un duro attacco alle Ong

VICENZA - «Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare». Matteo Salvini è a Vicenza per la campagna elettorale del candidato sindaco leghista ed è un fiume in piena, e non manca un duro attacco alle Ong: "Stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vicescafista deve attraccare nei porti italiani». Il riferimento, in particolare, è all'ennesima barca caricata di migranti, 158 per l'eattezza, approdata al porto di Pozzallo. «Siamo eleganti, sorridenti, democratici. Nelle prossime ore sentirò i ministri dell'Interno di diversi Paesi europei con cui collaborare e non litigare», aveva detto ieri mattina durante le celebrazioni per la Festa della Repubblica. I toni in effetti si erano fatti molto più pacati nelle ultime settimane: mentre gli altri - Di Maio e Meloni in primis - si scannavano, tra di loro e contro il presidente Mattarella invocando l'impeachment, lui, Salvini, si chiamava fuori da questa tumultuosa bagarre politica. Poi, nel pomeriggio di ieri, improvvisamente si è tornati al rigore assoluto, all'intransigenza, sul tema dei migranti irregolari.
Proprio questo pomeriggio il leader del Carroccio arriverà a Pozzallo, che ospita un hotspot ed è tra le città siciliane più coinvolte nei flussi provenienti dal Nordafrica, il responsabile del Viminale sarà nel porto del ragusano alle 15, mentre alle 12 incontrerà a Catania i cittadini in piazza Verga, zona mercato. Dopo Pozzallo, alle 17.30, Salvini concluderà il suo mini-tour a Modica. La sua strategia appare piuttosto chiara: ora che ha assunto il ruolo centrale per la gestione del capitolo immigrazione, provare a dare conferme rispetto a una delle sue battaglie chiave: la lotta agli irregolari. La Sicilia è «la nostra frontiera». «Voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro. Non possiamo permetterci né per loro né per noi di continuare a mantenerne alcune centinaia di migliaia in Italia» ha detto.
Gli sbarchi delle ultime ore, complice anche il meteo, sono stati diversi nelle ultime ore. Una barca con 21 migranti è stata soccorsa al largo di Pantelleria (Trapani) dalle motovedetta della Capitaneria di Porto. I migranti sono stati portati in porto. Nuovo sbarco di migranti anche nel Sud della Sardegna. Un barchino con a bordo 13 migranti è approdato sul litorale di Santa Margherita di Pula (Cagliari); gli stranieri erano tutti uomini di nazionalità algerina. Altri 16 algerini sono stati rintracciati nella tarda mattinata sulla spiaggia di Sant’Anna Arresi, nel Sulcis. L’Europa vigila sulle prossime mosse dell’Italia. «Dire su Dublino che, se ci sarà, lo farà per dire no, vuol dire dichiararsi sconfitti prima della battaglia. Sarebbe il caso di sedersi a negoziare e provare a ottenere un miglioramento su una riforma così cruciale, come noi abbiamo già fatto al Parlamento europeo», sottolinea l’europarlamentare di Possibile Elly Schlein, relatrice della riforma del Regolamento di Dublino per il gruppo dei Socialisti e Democratici. Da Parigi invece il messaggio arriva via stampa: «Matteo Salvini già se la prende con i migranti», titola Le Monde.
Il leader leghista si dice «disponibile a ragionare su come aiutare anche economicamente i Paesi d’origine della migrazione ma 5 miliardi per la gestione dei profughi sono troppi». «Dobbiamo andare in Tunisia, da dove parte la maggior parte di chi sbarca, in Marocco, in Egitto, in Libia anche se la situazione è complicata, a concordare che le partenze devono diminuire nell’interesse di tutti. Dobbiamo aiutare, anche economicamente questi Paesi, in modo che crescano le aziende, si aiutino le famiglie, e non partano più barconi». I toni ammorbiti del «tutti a casa» lo si vede anche dallìapertura nei cronfronti di chi scappa dai conflitti e dalle carestie: «Se uno scappa dalla guerra è il benvenuto, altrimenti tutti gli altri non devono partire, e se partono non possono rimanere in Italia: se torna l’allarme a casa nostra ho le idee chiare su come porre la questione all’attenzione mondiale. «Già martedì – aggiunge – ci sarà un vertice dei ministri dell’Interno Ue che però rappresenta un passo indietro per l’Italia: c’è in discussione un progetto che se dovesse passare vorrebbe dire altri 100mila migranti a casa nostra, qualcosa che non sta nè in cielo nè in terra. Diremo di no».
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