19 aprile 2024
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Tav

Sul Tav il M5s si gioca l'onore di Grillo: la Val Susa potrebbe far esplodere il nuovo governo

Il M5s nasce da una costola del Movimento No Tav, che molti anni fa al suo interno aveva anche la Lega Nord: ma gli ostacoli per bloccare la grande opera sono molti

Beppe Grillo durante il corteo No Tav a Chiomonte, 03 luglio 2011
Beppe Grillo durante il corteo No Tav a Chiomonte, 03 luglio 2011 Foto: Di Marco | ANSA ANSA

TORINO - Nel dicembre del 2005, in una gelida giornata d'inverno, il M5s nacque come costola del movimento No Tav. Lo fece dopo gli scontri di Venaus, quando il partito di Beppe Grillo faceva i primi passi con i meet up, mentre il mondo No Tav riusciva a portare in piazza oltre ottantamila persone. Un mondo variegato che, almeno fino al 2005, aveva al suo interno le bandiere della Lega Nord, che sul Tav all'inizio ebbe una posizione contraria. Sul palco allestito presso il parco della Pellerina a Torino nel dicembre del 2005 presero la parola: Alberto Perino, leader allora e oggi del movimento No Tav, Beppe Grillo, Dario Fo e Marco Travaglio. Tutti avevano come avversario il cosiddetto «partito trasversale degli affari», con particolare attenzione al mondo bancario e cooperativo, prevalentemente riconducibile alla sfera culturale della sinistra post comunista, al tempo rappresentata dai Democratici di Sinistra. Nessuno, dodici anni fa, pensò che quello sarebbe stato il nucleo duro di un movimento politico che oggi potrebbe diventare il motore di un governo di cambiamento. Tra il pubblico manifestante, nella massa sconfinata di bandiere bianche con il treno crociato sopra, era presente Laura Castelli, oggi probabile ministro. Nonché molti altri parlamentari, o consiglieri regionali e comunali, attualmente in carica.

Ultimo baluardo
Dei molti punti fondanti del M5s rimane poco. Il partito di Grillo ha sacrificato quasi tutto: dall'assenza nei mezzi di comunicazione, al divieto di fare alleanze, il tetto dei 2500 euro a testa per ogni parlamentare come stipendio. Rimane, come un vero dogma insuperabile, la fedeltà al mondo No Tav. Perché? Perché sul tavolo di governo, sul punto della Torino-Lione, si pone l'onore del fondatore del M5s, Beppe Grillo. Il capo originario non solo è stato colui che ha raccolto e addensato in un soggetto politico le istanze della Val Susa, ma ha anche pagato personalmente con una condanna a quattro mesi per violazione di sigilli. In un lontano inverno di dieci anni fa, Beppe Grillo ruppe i sigilli apposti dai carabinieri in una baita appartenente al alcuni No Tav dopo degli scontri, Fu un gesto eclatante e politico, compiuto di fronte ai fotografi e ai gioornalisti. In quel momento si saldò un'allenza indistruttibile tra la Val Susa e il comico. Alleanza che in cabina elettorale è sempre stata premiata, fin dal 2013: percentuali bulgare in bassa Val Susa, comprese tra il 40% e il 60% ad ogni elezione. Sinistra spazzata via, elettorato fedelissimo ed allineatissimo. Nonostante le rampogne di questi giorni, non ultima quella avvenuta dal palco dell manifestazione NoTav di Avigliana, in cui più d'uno tra i leader politici ha scandito a chiare lettere l'inesistenza di «governi amici». Ma la linea di comunicazione tra la Val Susa, Beppe Grillo e Luigi Maio/Casaleggio esiste ed è forte. Sebbene sia messa sotto pressione dalla novità di Chiara Appendino che vuole riportare in questa valle le Olimpiadi nel 2026, osteggiate dal Movimento No Tav che in un comunicato stampa ha scritto parole durissime in merito, peraltro avallate da Beppe Grillo, autore di un'altra giravolta che lascia senza fiato.

Post ideologia alla prova dei fatti
Ma il punto d'onore del capo in persona è messo sotto pressione dalla stessa ideologia da lui professata. Essendo di destra e di sinistra il M5s nel tempo ha imbarcato ogni forma di appartenenza, e ovviamente sono arrivati coloro che le grandi opere le vogliono. Non solo il Tav in Val Susa, ma il Terzo Valico, pedemontane varie, Olimpiadi, cemento. I quali sono entrati in conflitto con la parte movimentista del M5s, ovvero quella riconducibile ai territori, ai centri sociali, soprattutto torinesi. Il M5s oggi è un'aggregazione che colleziona al suo interno gli imprenditori e i sindacati di base, parte di Confinduatria e molti reduci delle lotte comuniste degli anni Settanta. In questo senso il nodo della Val Susa potrebbe essere esplosivo per il prossimo governo: perché la scelta da fare, se portare avanti la Torino-Lione, è chiaramente idoelogica. Laddove idoelogico non significa «pregiudiziale», bensì frutto di una visione del mondo, di una intepretazione. E l'idelogia post ideologica del M5s, una furbata semantica ovviamente utile a raccogliere voti ovunque, è contro le grandi opere perché viste, giustamente, come una mangiatoia di denaro pubblico.

L'onore del capo
Il M5s non può tradire l'onore del capo, il quale, nonostante le parole rassicuranti, ha già ingoiato troppi rospi. Ma al suo interno ha una grossa fetta di elettorato che del Tav o è disinteressata – e legittimamente pensa che le priorità siano altre, soprattutto al Sud – oppure è chiaramente favorevole. Non solo: la Lega di Salvini non potrà mai perseguire il blocco della Torino-Lione per evidenti ragioni di elettorato. Nonostante l'opposizione in tempi lontani, la Lega è sempre stata favorele alle grandi opere. Dalla Francia inoltre giungono segnali chiaramente bellicosi da Macron, che in questi giorni ha finanziato alcuni lavori preliminari quando ha capito che il nodo dell'alta velocità potrebbe far esplodere un governo che lui ha già definito «paradossale». Per comprendere l'acrimonia che nutre il presidente il francese verso la coppia Di Maio-Grillo è bene sottolineare che egli stesso, a luglio dello scorso anno, mise la Torino-Lione «in pausa di rflessione». Macron. per ragioni neoliberiste, non vuole il Tav, ne ha già amputati vari pezzi sulla tratta francese: ma è disposta a finanziarla pur di far saltare il nuovo governo che vede come «anti europeista». In questo contesto il nodo del Tav appare come l'ostacolo maggiore, ben più di qualsiasi altro punto verso la sopravvivenza del nuovo governo. Perché, sebbene la storia delle penali da due miliardi di euro in caso di cancellazione dell'opera sia un bufala clamorosa, gli ostacoli sul terreno sono molti e solidi.