28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
M5s

Di Maio sta con i No Tav: ma cosa accadrà se andrà al governo?

Il no alla Torino-Lione non c'è nel programma elettorale del M5s. Ma il candidato premier pentastellare conferma l'antico sodalizio tra Grillo e la Val Susa

Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio
Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio Foto: Angelo Carconi ANSA

TORINO - Non deve essere un compito facile quello di Luigi Di Maio: avere un passato ingombrante che ha reso forte il suo partito, con cui ora tocca fare i conti. Come scrive «Il Sole 24 Ore», entusiasta, nel M5s è in corso una mutazione genetica: via le teste calde, dentro i moderati. E’ il nuovo corso "pentastellare" di governo, ideato e pensato da qualche testa d’uovo per rassicurare i mercati e le istituzioni europee. Una prassi vecchia come il mondo che prende il nome di «teoria dell’elettore mediano». Si vince al centro, si tagliano le ali. Tutto rimane immutato alla fine, ma che importa.

No Tav «teste calde», per ragioni sacrosante, ma...
Di questi giorni la polemica inerente l’alta velocità Torino-Lione: un tempo cuore del dissenso di Beppe Grillo. Un binomio tra Movimento No Tav e Movimento 5 Stelle è vero, radicato sul territorio, nasce dagli sfraceli dei vari governi Prodi e Berlusconi. Capita, però, che i No Tav siano proprio quelle teste calde, per ragioni sacrosante, da cui il nuovo Movimento Cinque Stelle degrillizzato si sta allontanando. Non a caso, nel programma la parola No Tav è scomparsa, lasciando un po’ sconcertato il territorio più grillino d’Italia: la Val Susa. Non solo: il senatore Marco Scibona, di Bussoleno – cuore del movimento anti Tav – non ha alcuna possibilità di entrare in Parlamento dato che è finito quarto tra i candidati al Senato. Eppure, il padre del M5s, il fondatore Grillo, in Val Susa sulla vicenda Tav ha avuto anche una serie di processi penali che lo hanno portato ad essere l’unico vero mito. Così è nata la polemica di un Movimento 5 stelle pronto ad abbandonare il suo padre putativo.

I voti della Val Susa non sono contendibili da altri
Per prima cosa è bene sottolineare che i voti del M5s in Val Susa non sono contendibili da altri. Questo è un territorio plasmato sulle tragiche vicende della superferrovia, e se mai qualcuno avesse qualche dubbio sulla reale volontà di Luigi Di Maio, beh, è sicuro che non voterà per altri partiti. Il rapporto è così radicato che lo stesso candidato premier del M5s ha sottolineato: «Continuiamo a mettere soldi sulla Tav ma intanto abbiamo scoperto che Macron ha sospeso l’opera sul lato Francia. Noi vogliamo recuperare 9 miliardi dalle grandi opere inutili e investirli sulle grandi, medie e piccole opere utili».

Gaffe o non gaffe, Di Maio ha ragione
Di Maio è stato accusato di aver fatto una gaffe sulle reali volontà di Macron: ma il succo di quello che dice è vero. A luglio la decisione di chiudere anche la partita del tunnel di base – il tratto costoso, pagato in misura precipua dall’Italia – era netta. Poi, una forte pressione politica italiana, governativa, ha sfumato la decisione di Macron. Ma la questione è sul tavolo, perché il progetto Torino-Lione è da sempre un accordo politico tra socialdemocratici italo-francesi, in particolare con Hollande. A Macron, turboliberista, un tunnel scavato nella roccia privo di una particolare utilità costa denaro che non vuole spendere, anche se c’è un contributo europeo sostanzioso. Anche se è l’Italia a spendere più denaro nel tunnel di base che si sviluppa prevalentemente in territorio francese. Quindi, se un giorno Di Maio fosse capo del governo, un solido governo pentastellare, l’accordo con Macron per chiudere il buco nella montagna si troverebbe. Ma un solido governo pentastellare, come nelle romantiche utopie di Beppe Grillo, è una chimera. Oggi Di Maio dice che farà un governo con chiunque ci sta. Ipotesi avventurosa, che apre scenari a compromessi amari per i Cinque Stelle. E un governo «con chi ci sta» lo farà con uno dei molti partiti che la Tav la vogliono.

La voce degli industriali
«Il no alla Tav - sostiene il presidente degli industriali di Torino Dario Gallina - è una scelta sbagliata, l’ho anche spiegato a Di Maio durante il nostro incontro. Questo è un punto a loro sfavore: noi siamo pronti a dialogare e non abbiamo posizioni precostituite, però sulla Tav non si può tornare». E aggiunge: «Le grandi scelte sulle infrastrutture sono importanti, altrimenti saremo tagliati fuori dalla logistica e dall’economia globale. Non possiamo essere d’accordo - prosegue Gallina - con chi non capisce che per attrarre investimenti occorre creare condizioni e collegamenti favorevoli. La Tav è fondamentale per la città e per ciò che vorrà essere nei prossimi anni. Se non si fa, saremo isolati dal resto d’Europa». E sui soldi Gallina aggiunge: «La Tav, che ha tra l'altro un grande contributo dall’Europa, ha un costo limitato rispetto all’importanza che riveste per il futuro della nostra area».

Superare Grillo?
Il M5s non può mollare la Val Susa, e il movimento No Tav. Sarebbe come tradire Beppe Grillo: il parricidio di cui, con parole freudiane, parla Luigi Di Maio. Non solo: una mossa del genere creerebbe tensioni sociali in un territorio per nulla pacificato, che ha delegato al M5s la sua lotta. Se Il M5s tradisce il patto con la Val Susa, la Val Susa andrà a Roma a prendere Di Maio. Ma pensare che il M5s di governo possa tenere duro su un tema così, che coinvolge gli interessi di costruttori enormi, banche, cooperative, è improbabile. Non per cattiva volontà, bensì in un governo con altre forze, semplicemente, la Tav passa. Passa perché lo vogliono i poteri moderati a cui il M5s sta strizzando l’occhio in questi ultimi tempi. Non importa che gli stessi investimenti possano essere spostati su altre piccole infrastrutture: al sistema degli appalti, del project financing, interessano le colate di cemento. Interessa al sistema legale, e non solo ovviamente. La Val Susa sarà il terreno dove il M5s si giocherà non la faccia, ma la sua sopravvivenza. Perché da queste parti ha firmato una cambiale che verrà posta all’incasso il giorno dopo la creazione del primo governo del M5s.