Minniti si prende il merito sui migranti: chi scappa dalla guerra ora arriverà con aerei di Stato
Il ministro dell'Interno rivendica i risultati della sua politica migratoria, e sulla missione italiana in Niger chiarisce alcuni aspetti

ROMA - Sono stati 119.310 gli immigrati sbarcati sulle coste italiane nel 2017. Erano stati 181.436 nel 2016. Sono i dati ufficiali diffusi oggi dal Viminale, che sottolinea come il calo registrato sia del 34,24%. Inverso il rapporto tra primo e secondo semestre: da gennaio a giugno gli sbarchi (con una differenza di 13.532) sono stati minori nel 2016 (70.222) che nel 2017 (83.754), mentre il calo (-75.658) si è registrato da luglio a dicembre: 11.214 nel 2016, 35.556 nel 2017. Nel solo mese di dicembre il calo è stato del 73%, del 77% se si prendono in considerazione i migranti provenienti dalla Libia. "Abbiamo portato in Libia l'Unhcr e l'Oim" ha detto il ministro dell'Interno Marco Minniti al Corriere della Sera. "Aver aperto per la prima volta un corridoio umanitario tra la Libia e l'Italia costituisce un gigantesco passo in avanti. Coloro che scappano dalla guerra non arriveranno con i gommoni degli scafisti, ma con gli aerei degli Stati democratici in cooperazione con le organizzazioni umanitarie. E con la straordinaria disponibilità della Conferenza episcopale italiana".
"Nessuno prima di noi un simile risultato"
Si prende tutto il merito Minniti: "Se avessimo aspettato l'Europa, come chiedeva qualcuno, non avremmo avuto alcun risultato concreto e avremmo ceduto ai populisti. Vorrei ricordare il clima di quest'estate: l'Austria minacciava di schierare i carri armati e bloccare la frontiera del Brennero con danni gravissimi per la nostra economia». Anche se è evidente la sua insoddisfazione: "Non sono soddisfatto, fino a che ci sarà anche una sola vittima noi continueremo a lavorare, però rivendico che nessuno prima di noi era riuscito a raggiungere un simile risultato", affermai il titolare del Viminale. "E quando dico noi penso al nostro Paese. È una vittoria dell'Italia che ormai tutti ci riconoscono. Siamo riusciti a governare i flussi perché siamo stati i primi a credere che un accordo con la Libia rappresentasse una svolta. E abbiamo avuto ragione. Quando abbiamo firmato l'accordo con Sarraj ci hanno accusato di essere scesi a patti con un signor nessuno".
La missione in Niger
Una battuta di inizio anno anche sulla missione militare italiana in Niger: "Ci sono decisioni che devono essere prese tempestivamente e l'invio dei militari in quell'area è prioritaria. Tuttavia, pur a Camere sciolte ci sarà un percorso condiviso con il Parlamento. Per noi è strategico contribuire al controllo di quelle frontiere. E poi c'è un'emergenza legata alla sicurezza".
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