29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Italia fuori da Russia 2018

Vergogna Mondiale: e se trasformassimo la mancata qualificazione in opportunità? Ne abbiamo parlato con un esperto

Milioni di euro sfumati per non partecipare ai mondiali: quale miglior occasione per ripartire a investire in casa propria? Ne abbiamo parlato con l’avv. Rossetti di Federsupporter

Italia-Svezia 0-0, azzurri fuori dai mondiali
Italia-Svezia 0-0, azzurri fuori dai mondiali Foto: ANSA

ROMA – Le lacrime di Buffon, l’ammutinamento di De Rossi, le scelte di Ventura e la gestione di Tavecchio. Alcune istantanee descrivono bene la gestione debole degli Azzurri da parte dell’ultimo ct, anche se lo stato di salute del calcio italiano da tempo è colpito da una serie di patologie. Ne abbiamo parlato con l’avv. Rossetti di Federsupporter, associazione che tutela i sostenitori di società ed associazioni sportive, sia quali piccoli azionisti sia quali consumatori dello spettacolo agonistico.

Vergogna mondiale – Il calcio in Italia è in crisi: dopo 11 anni dalla Coppa del mondo conquistata in Germania, la nazionale di calcio non si qualifica per i mondiali in Russia del 2018. Il termine «crisi», di derivazione greca (κρίσις), originariamente indicava la separazione e la scelta, in riferimento all’attività conclusiva nella raccolta del grano. Di separazione – con l’attuale amministrazione – e scelta – sulla gestione degli investimenti – si può parlare anche per il calcio nazionale. «Noi da tempo denunciamo quanto il sistema calcio sia malato e abbiamo fatto proposte di riforma profonda. Ma siamo stati ignorati» sono le parole di Massimo Rossetti, consigliere di Federsupporter di cui è anche responsabile dell’area giuridico legale. Nel corso degli anni Federsupporter ha sottolineato come questo sistema calcistico assorbiva ed assorbe quasi tutti i propri ricavi in stipendi ai calciatori ed in compensi ad intermediari per la compravendita delle prestazioni dei giocatori, «dando spesso luogo, come testimoniato da numerose inchieste giudiziarie in corso, ad estesi e rilevanti fenomeni di illegalità, sotto forma di false fatturazioni, di falsi in bilancio, di evasione ed elusione fiscale, di formazione di fondi neri in paradisi fiscali,  di riciclaggio ed auto riciclaggio».

Puntare sui giovani – Sono tantissimi i milioni a cui la Figc deve rinunciare per la mancata qualificazione ai mondiali russi e che non ingrasseranno le tasche precedentemente elencate. Crisi, quindi, va intesa come ridimensionamento per ripartire magari dai propri giovani: «Se vediamo i bilanci delle società in particolare quelle quotate in borsa (perché sono pubblici), ci si accorge che il nostro sistema calcio campa coi diritti televisivi e con le plusvalenze». E questo discorso coinvolge anche le giovani promesse della categoria Primavera: sempre più spesso si vedono giocatori stranieri, soprattutto provenienti dal continente africano grazie all’operato di agenti senza scrupoli, che scendono in campo togliendo le speranze a speranze italiane: «Già nelle squadre giovanili – osserva Rossetti – predominano gli stranieri e inevitabilmente giocano un ruolo fondamentale gli intermediatori che speculano su questa compravendita. Il calcio ormai è un business, non industriale ma commerciale, basato esclusivamente sulla compravendita dei calciatori». Tutti i bilanci delle società di calcio – dunque – sarebbero pesantemente in passivo o ancora più in passivo di quanto lo sono adesso, se venissero tolte le plusvalenze». La liberalizzazione nel mondo degli agenti Fifa, avvenuta sotto la guida di Blatter, ha fatto in modo che per diventare intermediario non si devono più fare esami: «Basta iscriversi pagando 500 euro: in questo modo si annida di tutto».

Fondi non trasparenti – Un’impresa – secondo Rossetti – si valuta dunque su quelli che sono i ricavi ordinari che vanno divisi da quelli che sono straordinari: «Le plusvalenze sono annoverabili tra quelli straordinari». Ma il punto, secondo l’avvocato Rossetti, è anche un altro: «Le crisi possono essere un momento negativo o di rilancio: non mi pare ci siano i presupposti. Ripetutamente abbiamo proposto all’allora presidente del Consiglio Renzi nel 2015, all’attuale ministro dello Sport Lotti, al presidente del Coni, una serie di dossier sul sistema calcio per un rinnovamento vero per dire che il sistema non funziona, ci sono cose non trasparenti: ci sono soldi che non si sa da dove arrivano». A cosa si riferisce: «Pezzi di proprietà delle società di calcio finiscono sempre più spesso nelle mani di soggetti non trasparenti, di cosiddetti hedge fund: ma chi sono? Ci sono anche saggi pubblicati che denunciano questi grandi fondi internazionali, private equity, che non si sa da dove arrivano, che acquisiscono quote azionarie di società di calcio». E per finire, chi può controllare come vengono gestiti i fondi della Figc? «Anche questo rimane un mistero: ogni anno il calcio italiano riceve dal Coni – e quindi contributi pubblici – qualcosa come 30-40 milioni di euro. La Figc, però, come tutte le altre federazioni è un’associazione con personalità giuridica privata: quindi, è libera di non fornire risposte a riguardo». I frutti, però, dopo la clamorosa eliminazione dai mondiali sono sotto gli occhi di tutti.