28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Immigrazione

Migranti, la «lotteria Italia dell'accoglienza» secondo Oxfam

Nel suo nuovo rapporto 'La lotteria Italia dell`accoglienza', Oxfam fa di tutto per evidenziare gli elementi di 'debolezza e irrazionalità, come le chiamano loro, del sistema italiano

Migranti sbarcati a Ventimiglia
Migranti sbarcati a Ventimiglia Foto: ANSA/ CHIARA CARENINI ANSA

ROMA - "Una volta arrivati al CARA di Mineo ci hanno messo tutti insieme in una stanza enorme, costringendoci a dormire in due su un materasso buttato per terra. Anche mangiare era una lotta, se al momento dei pasti non correvi subito, non trovavi più nulla». Così Moses Stevens, operatore umanitario in Sierra Leone, che racconta di essere stato costretto a scappare in seguito alle minacce subite per aver denunciato l'orrore delle mutilazioni genitali femminili nel suo paese. Il lunghissimo viaggio attraverso Guinea, Burkina Faso, Mali, Niger lo ha portato in Libia, dove è rimasto intrappolato per quattro mesi senza un motivo. Una volta sbarcato in Italia ha sperimentato tutti e tre i modelli del nostro sistema di accoglienza: il CARA di Mineo (Centro di accoglienza per richiedenti asilo); un CAS in Toscana (Centro di accoglienza straordinaria); e infine uno SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) a Pergine Valdarno (in Provincia di Arezzo), nell'ambito di un progetto di Oxfam Italia. Nel nuovo rapporto "La lotteria Italia dell'accoglienza", Oxfam fa di tutto per evidenziare gli elementi di debolezza e "irrazionalità", come la chiamano loro, del sistema italiano: "Segno della mancata lungimiranza nel governo dei flussi migratori, ancora gestiti con logiche emergenziali".

"Una vera e propria lotteria" secondo Oxfam
I richiedenti asilo che arrivano nel nostro paese sono sottoposti a "una vera e propria lotteria" ha detto la Presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino. "Spesso sono vittime di processi di identificazione sommari, di una burocrazia inefficiente che li destina a casaccio in un centro o in un altro, in una città o nell'altra, semplicemente sulla base della disponibilità momentanea di posti letto. Fuori da ogni logica e in disprezzo delle storie personali, si può finire in centri dove sono ammassate migliaia di persone o in strutture dove civilmente si è inseriti in programmi di integrazione e avviamento al lavoro». Si continua così a "lasciare il destino di migliaia di persone in disastrate condizioni psicologiche e fisiche nelle mani di una fortuna/disgrazia" accusa Oxfam. "Resta alto il rischio che si separino nuclei familiari, si neghi di fatto il diritto di richiedere asilo, o che, nell'arrembaggio dell'emergenza infinita, si generino condizioni di vita impossibili, tensioni sociali e tempi di attesa lunghissimi".

"Non giustifica allarme invasione"
In Italia vengono accolti 3 richiedenti asilo ogni 1.000 abitanti. Un numero che sempre secondo la grande ong non giustifica l'allarme 'invasione' evocato a ogni nuovo sbarco, "soprattutto se si considera che il rapporto in Germania è di 8 a 1.000». E nemmeno giustificherebbe una gestione sostanzialmente 'emergenziale', che moltiplica i centri di accoglienza straordinaria (CAS), a detrimento del sistema ordinario rappresentato dagli SPRAR, con un affidamento ormai totalmente casuale dei richiedenti asilo all'uno o all'altro. A marzo di quest'anno le persone arrivate via mare o via terra nel nostro paese, e successivamente inserite nel sistema di accoglienza, erano 174.356. Un numero che rappresenta il 3,5% della popolazione straniera in Italia e lo 0,29% dell'intera popolazione. Un trend che si è mantenuto costante anche dopo gli sbarchi della scorsa estate. "A questi numeri affatto straordinari corrisponde invece una gestione straordinaria" prosegue il rapporto: 136.477 migranti, pari al 78% del totale, vivono nei 7.000 CAS (grandi alberghi, ex caserme, appartamenti, luoghi spesso isolati), sparsi in tutta Italia con livelli e qualità di accoglienza fortemente disomogenei; 13.302 nei CARA e 895 posti in centri hotspot. Solo 23.682 persone invece sono affidate agli SPRAR, che fuori da logiche emergenziali, garantiscono - in coordinamento con gli enti locali - un processo di accompagnamento e integrazione con corsi di italiano, inserimento nelle scuole, formazione professionale e orientamento al lavoro.

"Inefficienze e disparità"
C'è un'ulteriore casualità da rimarcare: chi presenta domanda di asilo in Italia e viene trasferito a Caltanissetta, ad esempio, ottiene nel 64% dei casi una decisione positiva, mentre chi finisce a Siracusa solo nel 35%. Inefficienze e disparità, che si riflettono anche sui tempi necessari a ricevere una risposta sulla propria richiesta di asilo. Possono trascorrere, in media, quasi 8 mesi tra la formalizzazione della richiesta e la data di audizione presso la Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Solo nel 12,7% dei casi il colloquio avviene entro 3 mesi. Il risultato per chi opera nel mondo dell'accoglienza "è che il processo di integrazione si rallenta paurosamente, soprattutto se i richiedenti asilo vengono sostanzialmente "abbandonati" a sé stessi, come avviene in alcuni casi".

Italia come sempre fanalino di coda?
"L'Italia è indietro sotto molti aspetti rispetto anche ad altri paesi europei, e certamente non a causa di un maggior impatto dei flussi migratori" dicono. "Il nostro Paese infatti è tra i paesi UE che riconoscono di meno il diritto alle diverse tipologie di protezione o di permesso per motivi umanitari offerte ai richiedenti asilo». Nel 2016, tra i primi 10 paesi per numero di domande presentate, le percentuali più elevate di riconoscimenti sono appannaggio di Paesi Bassi (72%), Austria (71,6%), Svezia (69,5%) e Germania (68,7%). All'estremo opposto l'Italia ferma al 39,3% dei riconoscimenti, seguita solo da Regno Unito (32%), Francia (32,8) e Finlandia (34%). Un dato singolare, se si pensa che in Germania nello stesso anno le domande sono state oltre 704 mila, mentre in Italia poco più di 122 mila. Per questo Oxfam chiede al Governo italiano la definizione di un sistema di accoglienza equo e uniforme adatto alla portata dei flussi migratori e ai bisogni delle persone, nella maggior parte dei casi vulnerabili, superando la dicotomia CAS/SPRAR e adottando standard comuni e alti, che coniughino accoglienza (anche di breve/medio periodo) e integrazione; una revisione delle strategie di governo dei flussi migratori, facilitando l'ingresso per lavoro, per ricongiungimento familiare, per studio e per richiesta di asilo; politiche che prevedano canali sicuri e regolari per l'ingresso in Italia e nella UE. "Un elemento essenziale volto a ridurre i tentativi di ingresso spontaneo, spesso molto pericolosi, da parte dei migranti, inclusi i rifugiati".