29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Immigrazione e enti locali

Migranti, la rivolta di Lombardia, Veneto e Liguria: Governo razzista contro gli italiani

Lombardia, Veneto e Liguria sul piede di guerra contro il piano migranti del Governo. Le tre importanti regioni del Nord, guidate dal centrodestra, contestano duramente le politiche dell'esecutivo a guida Gentiloni, reputate razziste verso gli italiani

Sbarco
Sbarco Foto: ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE ANSA

MILANO - Lombardia, Veneto e Liguria sul piede di guerra contro il piano migranti del Governo. Le tre importanti regioni del Nord, guidate dal centrodestra, sono pronte a contestare duramente le politiche di Marco Minniti e dell'esecutivo a guida Gentiloni, che, sull'immigrazione, a loro dire chiedono davvero troppo agli enti locali. «Questo documento vuole rendere ufficiale la resa dell'Italia di fronte all'invasione di clandestini che stiamo subendo», affermano gli assessori regionali con delega all'Immigrazione di Liguria, Lombardia e Veneto, rispettivamente Sonia Viale, Simona Bordonali e Manuela Lanzarin. «Mentre Renzi e Gentiloni propongono in modo aleatorio di aiutare gli immigrati a casa loro, il Governo vuole approvare un documento che sembra più un manifesto di partito. Dovrebbe essere un testo rivolto all'integrazione dei rifugiati politici e invece vuole dare indicazioni agli enti locali anche sull'accoglienza degli aspiranti profughi». I tre assessori si riferiscono in particolare al piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale, presentato dal ministero dell'Interno ai rappresentanti delle Regioni italiane.

Gli sviluppatori del documento
Il documento è stato sviluppato dal Governo in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, le Regioni Piemonte e Sicilia, l'Unione delle province Italiane, l'Associazione nazionale dei comuni Italiani, l'Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Commissione Nazionale per il diritto di asilo, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

Dispute linguistiche
«Il ministero con un documento ufficiale vuole catechizzare gli italiani sul linguaggio da utilizzare, bandendo espressioni come "migranti illegali" o "clandestini». Noi non ubbidiremo ad assurde imposizioni linguistiche e continueremo a utilizzare questi termini senza alcun problema, visto che sono contenuti nel dizionario della lingua italiana» hanno aggiunto i tre assessori regionali. «Nel piano - aggiungono Viale, Bordonali e Lanzarin - si invita inoltre ad aprire su tutto il territorio nazionale nuovi luoghi di culto, con particolare riferimento alle moschee. Punto che non ci trova d'accordo anche per la poca chiarezza sulla provenienza dei fondi utilizzati per costruire centri islamici».

Razzismo contro gli italiani
«Nel documento inoltre - proseguono gli assessori all'Immigrazione di Liguria, Lombardia e Veneto - vengono apertamente addossati a regioni ed enti locali tutti i costi economici e sociali della presa in carico sanitaria educativa e sociale dei richiedenti asilo». E attaccano: «Il governo Gentiloni vorrebbe che fossero gli enti locali a mettere le pezze a un sistema di accoglienza fallimentare e malato, senza nemmeno prevedere risorse da destinare ai progetti». Gli assessori sostengono che si tratti di fatto di un documento di partito, «in cui si parla ancora di immigrati che pagano le pensioni agli italiani e si suggerisce di dare priorita' agli immigrati nell'assegnazione di lavoro e di case popolari. Siamo alla follia, al razzismo contro gli italiani».

La proposta
La nostra proposta dei tre rappresentanti di Lombardia, Veneto e Liguria è invece contenuta «nella carta di Genova firmata dalle tre regioni che siamo chiamate a rappresentare». I suoi punti principali sono dichiarazione stato di emergenza, stop agli sbarchi con presidi in Nordafrica e rimpatrio immediato di tutti i clandestini. «Solo rispettando le regole di base e con un numero contenuto di arrivi sarà possibile attuare reali politiche di integrazione di chi davvero fugge dalla guerra, ossia solo il 5% delle persone che stiamo accogliendo attualmente», hanno concluso i tre assessori.