Boldrini in Nigeria cerca di dare lavoro alle ex prostitute
Anche la presidente della Camera ha incominciato a intuire che l'immigrazione indiscriminata è un problema anche per chi emigra e non solo per i Paesi di approdo
ROMA – Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, nonostante il suo passato da alto rappresentante Onu per i Rifugiati in cui si è sempre spesa per «l'accoglienza a ogni costo», ha incominciato a intuire che l'immigrazione indiscriminata è un problema anche per chi emigra e non solo per i Paesi di approdo.
Un lavoro in Nigeria
Nei giorni scorsi infatti la terza carica dello Stato, che attualmente si trova in Nigeria per un viaggio di rappresentanza, ha scoperto l'acqua calda e cioè che tante ragazze nigeriane arrivano in Italia con il sogno di un lavoro e finiscono schiave, costrette a prostituirsi sui marciapiedi dello Stivale, mentre potrebbero vivere più felicemente nel loro Paese se solo gli venisse data una possibilità. «Ragazze nigeriane imparano a riparare auto. Un lavoro in Nigeria può impedire a molte di diventare vittima di tratta sulle nostre strade», ha scritto in un tweet la presidente della Camera. Boldrini ha poi postato anche dalla Nigeria le foto della sua visita ad un'agenzia federale che si occupa di assistenza e recupero delle ragazze vittime della tratta.
Conferenza parlamentare su ruolo donne in sviluppo Nigeria
Di occupazione femminile l'ex rappresentante dell'Unhcr ha parlato anche con il suo omologo nigeriano Yakub Dogara, ha scritto sempre su Twitter: «Terrorismo problema globale, educazione e lavoro alternative a migrazione e povertà. Alcuni dei punti condivisi con mio omologo Yakub Dogara». Boldrini ha aggiunto: «Ho invitato il Presidente Yakub Dogara a Montecitorio. Insieme terremo conferenza parlamentare su ruolo donne in sviluppo Nigeria». Intanto dal Paese africano è giunta la notizia della liberazione di 82 studentesse rapite da Boko Haram negli anni scorsi e la presidente della Camera si è felicitata con un tweet: «Da Nigeria gioia per liberazione 82 studentesse rapite Ora non dimentichiamoci le altre! #BringBackOurGirls».
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