Bacci, l'imprenditore amico di Renzi e i presunti legami con la criminalità organizzata
Una frequentazione pericolosa quella fra il segretario del Partito democratico e Andrea Bacci, salito nei giorni scorsi agli onori della cronaca dopo che alcuni sconosciuti hanno crivellato di colpi di pistola la sua auto di grossa cilindrata e il cartello di una sua azienda di pelletteria, la Ab Florence

FIRENZE – Una frequentazione pericolosa quella fra il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi e l'imprenditore fiorentino Andrea Bacci, salito nei giorni scorsi agli onori della cronaca dopo che alcuni sconosciuti hanno crivellato di colpi di pistola la sua auto di grossa cilindrata e il cartello di una sua azienda di pelletteria, la Ab Florence. A quanto si apprende dalla stampa la magistratura starebbe indagando proprio fra i rapporti che legano l'ex premier al chiacchierato imprenditore, che avrebbe ristrutturato una villa del rottamatore senza emettere nessuna fattura, almeno fino ad ora non ne sono state trovate, aprendo la strada alle ipotesi più disparate, dalla disattenzione, al favore, fino all'evasione fiscale.
Le indagini sui rapporti con la criminalità organizzata
Proprio per questioni fiscali Bacci è indagato per una questione legata al ricorso abusivo al credito, con le indagini affidate alla Guardia di finanza. Lui ed altre sei persone avrebbe emesso fatture false quale amministratore della Coam, una società attualmente in regime fallimentare che opera nel campo dell'edilizia con sede a Rignano sull'Arno, paese di Renzi. Dalle indagini sarebbero emerse connessioni fra l'imprenditore ed esponenti della criminalità organizzata, forse strozzini avvicinati dallo stesso Bacchi che si vocifera non navighi in acque tranquille. Sarebbero stati proprio i cravattari a voler mandare un segnale a Bacci con quei colpi di pistola, per il mancato pagamento degli interessi su quanto prestato. Per questi motivi oggi l'uomo vive sotto scorta.
Donzelli (Fdi): «Trasparenza su frequentazioni di Renzi»
Il capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli ha attaccato: «Ancora una volta diventa più urgente e necessario che si chiarisca chi ha sparato a Bacci e quali sono i motivi. I suoi strettissimi legami con il capo del partito di governo in Italia costringono gli italiani a chiedere trasparenza completa sulle persone frequentate e i rapporti tra eventuali personaggi malavitosi e Bacci».
I rapporti fra Renzi e Bacci
Renzi e Bacci si conoscono nei primi anni del millennio, quando il segretario dei Dem sedeva sulla poltrona prima della Provincia di Firenze e poi su quella di sindaco, perché l'imprenditore possedeva una quota della Nikila invest, che a sua volta possedeva il 40 per cento della Party, società al cui vertice c'era Tiziano Renzi. A quest'ultimo Bacci, insieme ad altre persone, prestò 75mila euro per riscattare l'ipoteca sulla casa. Ci pensò il figlio, Matteo, a nominare Bacci nel cda della Centrale del latte di Firenze, la Mukki e in altre partecipate.
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