26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Governo Gentiloni

Il figlio di Poletti dopo la bufera: ho ricevuto minacce di morte

Il figlio del ministro del Lavoro si è presentato nella caserma di Faenza "a seguito di pesanti offese ed alcune minacce di morte giunte tramite social network e via mail contro la mia persona e l'azienda che rappresento, la cooperativa Media Romagna di Ravenna"

BOLOGNA – Minacce di morte al figlio del ministro del Lavoro, Manuel Poletti. Il giornalista 42enne si è presentato nella caserma dei carabinieri di Faenza «a seguito di pesanti offese ed alcune minacce di morte giunte tramite social network e via mail contro la mia persona e l'azienda che rappresento, la cooperativa Media Romagna di Ravenna», come ha comunicato lui stesso.

Il post sereno su Facebook
E dire che Poletti Jr non sembrava così scosso da chi gli contestava i contributi all'editoria ricevuti dal giornale che dirige: solo ieri ha pubblicato un post su Facebook dove ha scritto: «Un abbraccio affettuoso a tutti i 'leoni da tastiera' e agli 'sputa sentenze' da talkshow, non cambierete il mio modo di lavorare con passione e di vivere con serenità».

La frase del ministro
Il clima intorno a Manuel si è surriscaldato quando suo padre, Giuliano, si è lasciato scappare questa frase: «Se 100mila giovani se ne sono andati non è che qui sono rimasti 60 milioni di 'pistola'. Ci sono persone andate via e che è bene che stiano dove sono perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Il giovane di casa Poletti ha poi difeso il padre: «Mio padre avrebbe potuto usare parole diverse. Ma non tutti quelli che vanno all'estero sono cervelli e chi resta in Italia è un mediocre». Quanto ai soldi pubblici arrivati a Sette sere qui, il settimanale che dirige, in un'intervista a Radio Capital ha chiarito: «La nostra azienda rispetta la legge. Sono sereno. Non mi sento un privilegiato, faccio con passione il mio lavoro da vent'anni dopo dieci anni di precariato. Mi sono costriuto un percorso professionale, sono pubblicista dal 1999 e professionista dal 2011. Ora mi laureo».

"Io mi sporco anche le mani mio padre non c'entra nulla con quei soldi»
Infine sulla sua posizione personale, ha tagliato corto con il Fatto Quotidiano: "Io mi sporco anche le mani mio padre non c'entra nulla con quei soldi (i finanziamenti pubblici, ndr». Sulle pubblicità invece: «Abbiamo 250 inserzionisti che comprano i servizi redazionali o la pubblicità tabellare non credo (che mio padre, ndr) abbia mai influenzato la nostra attività» permettendo al giornale di incassare quasi 250mila euro da privati.