20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Il premier dialoga con Semprini, Berlinguer, Cerasa

Renzi a Politics battibecca con la Berlinguer: «Dimissioni dopo il No? Non parlo del mio futuro»

Liquida la crisi del Pd con un «Non interessa a nessuno», ma su referendum e operato del Governo Matteo Renzi non perde occasione per difendere le proprie posizioni

ROMA - La minoranza Pd sembra aver allontanato l'ipotesi di scissione, ma una cosa rimane certa: il partito è spaccato, e le posizioni davvero poco conciliabili. E' reduce da una direzione del partito infuocata, ma anche da una giornata trascorsa nel Centro Italia nei luoghi più colpiti dal terremoto, Matteo Renzi, quando si presenta nella trasmissione di Rai Tre Politics, condotta da Gianluca Semprini. Ed è proprio su quest'ultimo tema che inaugura la sua partecipazione televisiva: «Diamo una mano a tutti e diciamo all'Europa che questi soldi saranno fuori dal Patto di Stabilità. Nessuno potrà dire che è più importante la costruzione burocratica che l'edilizia scolastica».

Le correnti PD? Non interessano a nessuno
Quanto alla situazione del Pd, il premier liquida la questione, che a suo avviso «interessa solo gli addetti ai lavori»«C'è lo streaming ed è una cosa bella per la trasparenza. Nel PD la maggior parte vota si, altri hanno qualche dubbio su questa riforma costituzionale. Però se l'hanno votata in Parlamento.. », osserva il presidente del Consiglio. Che, rispondendo alla domanda di Bianca Berlinguer su quale sia il senso di una commissione interna al Pd sull'Italicum e perché farlo dopo il 4 dicembre, aggiunge: «La legge elettorale di oggi ha alcuni punti contestati. Ho messo la fiducia perché altrimenti non si sarebbe mai finito di discutere e perché ci sono maggioranze diverse. Se entrerà in vigore la riforma costituzionale ci sarà il voto a data certa e non ci sarà più il problema. Il ballottaggio? Non capisco come si dica che sia antidemocratico»

La domanda non è su Renzi
Ancora una volta Renzi tenta di spersonalizzare la questione del referendum: «La domanda non è su Renzi. Tutti hanno provato a superare il bicameralismo paritario. Gli elettori sono più avanti della classe politica e non vota a seconda della convenienza». Il premier non perde occasione per difendere il merito della riforma: «Il Senato oggi è un doppione della Camera. Nel caso in cui passi nella nostra visione, interverrà solo nelle materie delle Regioni. E' normale che debbano cambiare regole diverse da Regione a Regione».

Il primo Governo con il segno più
Quindi, si passa all'economia. Il premier rivendica i risultati del suo esecutivo: «Il debito pubblico è rimasto stabile al 132% da quando sono al Governo. I padri politici prima spendevano 80, oggi ne spendono 70. Siamo arrivati a Palazzo Chigi e c'era il segno meno. Cambia che stiamo parlando di un segno più, abbiamo recuperato 3 punti». Ma, aggiunge, «Sono il primo a dire che non basta».

Pensioni e banche
E ancora: aumento delle pensioni più basse. «Non ho un numero per ora, ma dopo anni tornano a crescere. Anticipo pensionistico. Chi vuole andarsene un anno prima la penalizzazione sarà meno del 5% all'anno. In tre anni sarà poco meno del 15%». E poi una strenua difesa del suo operato su Monte Paschi, con la puntualizzazione che «Tutte le bugie che avete scritto sul Monte Paschi Siena vanno contro la realtà». "Io non ho messo il naso nella scelta dei banchieri. Ho commissariato Banca Etruria, i manager li abbiamo mandati a casa noi, i correntisti li abbiamo salvati noi», ha ribadito il premier.

Edilizia scolastica
E quando Bianca Berlinguer gli chiede conto dell'edilizia scolastica, Renzi risponde: «Ho smesso di andare nelle scuole perché sono stato accusato dal M5S di indottrinare i ragazzi. Su Governo.it troverà tutti i numeri degli interventi che stiamo realizzando sulle scuole. Sulla scuola abbiamo messo più soldi di tutti i precedenti governi».

Dimissioni?
Quindi la domanda fatidica: in caso di vittoria del No Renzi si dimetterà? «Io penso che a un certo punto dalla politica si deve venire via», risponde il premier. «Ho smesso di parlare del mio futuro perché stava riunendo tutti quelli del NO. Ho sbagliato, non si può avere sempre verità in tasca. Non ne parlo».