18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Il premier dalla festa dell'Unità

Renzi: «Se vince il referendum, 500 milioni per i poveri»

Matteo Renzi continua la campagna per il «sì» al referendum costituzionale e, da una festa dell'Unità il cui slogan è «L'Italia dice sì», lancia un annuncio che solleva non poche critiche: i soldi risparmiati con la riforma contro la povertà

ROMA «Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno». A dirlo è il premier, Matteo Renzi, che continua a portare avanti la campagna per il «sì» al referendum sulle riforme costituzionali del prossimo autunno. In merito agli effetti della riforma, Renzi si spinge a «promettere» di investire i risparmi derivanti dall'abolizione del Senato – cinquecento milioni di euro, appunto – per contrastare la piaga della povertà e venire incontro a quei quattro milioni e mezzo di italiani che vivono di stenti. «Abbiamo messo settecento milioni per la povertà quest'anno», dice Renzi: se ne aggiungeranno altri cinquecento milioni con i tagli alla politica frutto della riforma.

L'attacco della sinistra dem
Gli attacchi della politica. Immediate le critiche dal mondo della politica. Non solo Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia e Forza Italia, anche dalla sinistra dem arrivano commenti durissimi all'affermazione del segretario di partito. È il senatore Miguel Gotor a prendere la parola e a rimproverare il segretario, chiedendo più rispetto per i parlamentari del Pd, che in due anni hanno votato al Senato oltre 50 fiducie all'esecutivo, «alcune delle quali dolorosissime come quella sulla scuola», dice Gotor. Non si preoccupa di tenere unito il partito di cui è segretario; Renzi, ma continua, piuttosto, «a seminare veleno accusandoci di voler "bertinotteggiare"».

Gotor: Renzi a corto di argomenti convincenti
Attenzione, però, continua il senatore: «Siamo sicuri che Renzi sia la persona più indicata ad accusare qualcuno di voler far cadere il premier del proprio partito? Crede forse che gli italiani si siano dimenticati la storia del governo Letta e il suo ormai proverbiale #Enricostaisereno?». È evidente per Gotor che il premier, «a corto di argomenti più convincenti e al netto della bufala populista sul taglio dei 500 milioni da distribuire ai poveri», pensa di poter riproporre anche per la campagna referendaria «lo schema del "nemico interno"». Ad avvalorare la tesi del senatore dem anche il fatto che, da come si comporta il premier, sembra proprio che la sconfitta delle amministrative non gli abbia insegnato nulla: «Della serie, continuiamo così, facciamoci del male». Ad infastidire particolarmente la sinistra dem è anche la scelta di schierare la festa dell'Unità per il «sì» al referendum. Lo slogan della festa di partito recita «L'Italia dice sì», «una militarizzazione che rischia di trasformarsi in un boomerang», dicono dalla minoranza.

Movimento 5 Stelle contro il premier
Il Movimento 5 Stelle scrive un lungo post sul Blog di Beppe Grillo in cui si scaglia contro le parole del premier che «fa propaganda sulla pelle dei poveri». I grillini smentiscono le cifre sbandierate da Renzi e mettono in guardia gli italiani: il presidente del Consiglio con quest'annuncio starebbe prendendo in giro due volte i cittadini. I cinquecento milioni di cui parla il premier sarebbero, in realtà, appena cinquanta milioni derivanti dallo stipendio di circa duecento senatori. La seconda menzogna di Renzi è che quei cinquecento milioni riuscirebbero a tamponare la situazione delicata della povertà nel nostro Paese: secondo i calcoli dei pentastellati, non basterebbero infatti sedici miliardi.