23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Il grillino commenta gli stipendi del servizio pubblico

Di Battista: I maxi dirigenti Rai messi da Renzi con quasi 1000 euro al giorno

La Rai avvia un'operazione di trasparenza e pubblica i dati relativi agli stipendi di giornalisti e dirigenti dell'azienda. Stipendi a molti zeri, troppi per il Movimento 5 Stelle che non manca di criticare fortemente l'azienda.

ROMA «I pezzi grossi messi da Renzi in RAI guadagnano, di media, quasi 1000 € al giorno. Questo in un Paese dove la pensione minima è di 440 € al mese e undici milioni di italiani hanno difficoltà a curarsi». A parlare è il deputato grillino Alessandro Di Battista, che, commenta così i maxi stipendi di giornalisti e dirigenti del servizio pubblico, pubblicati sulla stampa nell'economia di una operazione di trasparenza avviata proprio dalla Rai.

L'attacco del M5S
Come c'era da aspettarsi, duro l'attacco del Movimento 5 Stelle, che non ha perso l'occasione per denunciare l'assurdità della situazione, in un Paese che – come dimostrano i dati pubblicati da Istat – conta dodici milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta e relativa. «Vi invito a prendervela con chi li ha scelti senza prima chiedergli il rispetto, quantomeno, del tetto massimo di 240.000 € all'anno», continua Di Battista riferendosi ai «big» del servizio pubblico. Non manca, ovviamente, l'attacco esplicito al premier Matteo Renzi e al partito che guida: rivolgendosi agli italiani, il grillino chiede di prendersela «anche con gli ipocriti del PD che si fingono indignati sugli stipendi RAI quando sono loro ad aver votato la riforma RAI di Renzi (peggiore di quella Gasparri)». Su Twitter l'attacco del pentastellato suonava così: «Mentre arrivano le rate del canone da pagare vediamo stipendi pezzi grossi RAI assolutamente vergognosi. Media 300.000 € all'anno». E ancora: «Buon canone in bolletta a tutti!».

Orfini indignato: «Ho denunciato anni fa la situazione»
E, in effetti, anche dalle fila del Partito Democratico sono arrivate forti critiche alle cifre pubblicate dalla Rai. È il presidente Matteo Orfini a farsi sentire dal suo profilo Facebook, dal quale scrive che quando era lui il responsabile dell'informazione durante la segreteria Bersani, «mi capitò in più di un'occasione di denunciare i maxi stipendi Rai. Oggi quei compensi sono stati resi pubblici e forse si comprende meglio la ragione di quelle accuse». Alcuni di quei compensi – dice Orfini – sono più che giustificati: se vuoi strappare ai concorrenti un bravo manager, lo devi pagare quanto vale sul mercato. Il problema, però, – evidenzia ancora il presidente del Pd – è che molti dei beneficiari di quegli stipendi non hanno alcun mercato: «Sono dove sono solo ed esclusivamente per il rapporto incestuoso che per anni l'azienda ha avuto con la politica».

Senza incarico ma con lo stesso stipendio
A dimostrazione di ciò, il fatto che molti oggi non hanno in Rai alcun incarico, ma conservano il loro compenso. Una situazione inaccettabile, «insopportabile in un'azienda che vive sulle spalle di migliaia di lavoratori e di una schiera di precari che guadagnano appena poche centinaia di euro al mese». La denuncia da parte di Orfini non ricevette l'esito sperato, perché «i vertici aziendali fecero orecchie da mercante e l'associazione dei dirigenti Rai rispose piccata». Oggi l'azienda vanta manager nuovi a cui il Orfini ha espresso le stesse perplessità di allora: «Spero reagiscano (e agiscano) in modo diverso».

La «casa di vetro» della Rai
Arriva il «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale» che il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto e il presidente Monica Maggioni presentano come un passo avanti importante per l'azienda del servizio pubblico. Sul sito della Rai da oggi verranno pubblicati i dati relativi alle attività svolte dall'azienda e quelli inerenti i compensi dei dirigenti superiori ai duecentomila euro, quelli dei consulenti e delle collaborazioni non artistiche, oltre a numeri relativi a appalti e bilanci. «Vogliamo che la Rai diventi una «casa di vetro»», ha detto Campo dall'Orto, e per questo in modo cristallino l'azienda pubblica risponde alla legge sulla riforma della Rai e pubblica i dati. «Siamo la prima grande azienda italiana che sceglie la trasparenza rispetto ai processi interni e alle retribuzioni», dice la Maggioni, che sottolinea come questo passo sia stato fatto soprattutto nel rispetto dei cittadini che pagano il canone.