27 marzo 2023
Aggiornato 08:30
Ancora caos nel centrodestra romano

Il valzer di Berlusconi: «Voterei Meloni», ma la candidata lo gela

Silvio prova a ricucire con Giorgia Meloni, ma la candidata romana seccamente si distanzia dall'ex premier e afferma che vincerà anche senza l'appoggio di Forza Italia. Continua il valzer del leader azzurro

ROMA – E' un balletto senza fine quello che vede protagonista Silvio Berlusconi sul palcoscenico del centrodestra romano. Negli ultimi giorni, l'ex premier si era lasciato sfuggire che se al ballottaggio non arrivasse Alfio Marchini, voterebbe convintamente Giorgia Meloni. La diretta interessata non sembra aver preso bene le parole del leader azzurro, prendendone ancora le distanze, ma, anzi, dicendosi capace di «vincere anche senza Berlusconi». Parlando ad Omnibus, Meloni ha spiegato bene al leader di Forza Italia come stanno le cose: «Sono sempre stata per un centrodestra che possa essere vincente e il più ampio possibile ma purché sia alternativo: quello che non mi torna in alcune scelte è quando si fa il centrodestra e un pò la spalla del centrosinistra». Parole dure che non lasciano spazio a ripensamenti.

La speranza di ricucire
La strategia di Silvio, invece, è chiara: ricucire il centrodestra prima che sia troppo tardi. La scelta di appoggiare il costruttore romano invece dell'alleata naturale Meloni ha fatto sprofondare il centrodestra in una crisi senza via d'uscita. Almeno sul fronte Fratelli d'Italia. Lungimirante, Matteo Salvini ha lasciato la porta socchiusa a Forza Italia, da una parte per via dell'alleanza della Lega Nord su altre città importanti italiane che andranno alle urne il prossimo 5 giugno, dall'altra perché spera ancora che Berlusconi faccia la scelta giusta schierandosi per il «no» al referendum costituzionale, tagliando definitivamente i ponti con il Pd di Matteo Renzi. Un ultimatum, quello del segretario della Lega Nord, che pesa non poco sulle spalle del vecchio padre del centrodestra, ma che lascia un barlume di speranza.

Lo screzio insanabile con FdI
Diversa la situazione con Giorgia Meloni. Quando la candidata romana è scesa in campo, ha invitato più volte Silvio Berlusconi a riflettere sulla candidatura di Guido Bertolaso e a pensare di convogliare le forze sulla stessa Meloni. L'ex Cav a lungo aveva resistito, portando avanti una blanda campagna elettorale per il suo «uomo del fare», che, però stentava ad andare avanti, trascinandosi in una Roma che non lo voleva. Gazebarie a parte, quando i sondaggi dicono che Guido Bertolaso non si sarebbe avvicinato nemmeno col binocolo al ballottaggio, Berlusconi intuisce (forse con un po' di ritardo) che la strada migliore da battere è quella della ritirata: Bertolaso fa un passo indietro e Berlusconi si ritrova a dover scegliere da che parte stare. Da una parte l'alleata naturale Giorgia Meloni, dall'altra il moderato Alfio Marchini. A sorpresa, Forza Italia si butta sul costruttore romano innescando polemiche e acredine nel centrodestra capitolino. Il voltafaccia di Berlusconi è per la Meloni la fine dell'alleanza, irrimediabilmente.

L'ennesimo dietro front
Vani i tentativi dell'ex premier di riacquistare la fiducia della candidata romana. Berlusconi ha addirittura tirato fuori dal cappello una bozza di documento comune – firmato prima dello «scisma» – contenente i dieci punti del programma comune del centrodestra da presentare in vista delle elezioni politiche del 2018. Neppure il sedicente patto è servito a persuadere Giorgia dal deporre le armi. Nemmeno l'endorsement indiretto degli ultimi giorni ha ammorbidito la candidata, che, anzi ha ribadito la distanza. Al leader azzurro non resta che fare l'ennesimo dietrofront: «Sarà Alfio Marchini ad andare al ballottaggio - dice convinto -. Non ho mai detto di essere intenzionato a votare l’onorevole Meloni. Ho solo affermato che nell’ipotesi inverosimile in cui ad andare al ballottaggio fosse Giorgia Meloni, l’appoggerei allo stesso modo in cui mi aspetto che Meloni e Salvini appoggino Marchini»