«E alla fine a Roma, del centrodestra, ne rimarranno solo due»
Continua l'impasse Capitale, con protagonista un centrodestra disperso e senza direzione. L'ultima novità, la profezia di Alfio Marchini, che giura che di candidati dell'area ne rimarranno, alla fine, solo due. «Sinergia» con Bertolaso (smentita a più riprese) in vista? E che ne è del progetto di Salvini di ricompattare intorno a Giorgia Meloni?
ROMA - Guido Bertolaso è speranzoso, e guarda a Milano come uno scenario ripetibile anche nella sfortunata Capitale. La decisione di Corrado Passera di ritirarsi dalla corsa a sindaco per appoggiare il candidato unitario del centrodestra Stefano Parisi, a suo avviso, è un ottimo segnale di unità. Nonché, ha affermato ospite domenica scorsa a «In ½ ora» (Rai3), «una bella operazione» dovuta alla regia di Berlusconi, che forse è capace «di tirare fuori un coniglio dal cappello anche a Roma». Eppure, il gioco di prestigio attuato nel capoluogo meneghino, attualmente, nella Capitale sembra un'autentica mission impossible. Ricompattare il centrodestra, per di più intorno al nome di Bertolaso non pare un'opzione percorribile. Soprattutto perché il leader della Lega è sempre più convinto che «L'unica possibilità per il centrodestra di far ripartire Roma e di battere il Pd e i Cinque Stelle è la candidatura di Giorgia Meloni».
Bertolaso-Marchini, un'intesa (im)possibile
I punti d'incontro, insomma, sembrano ancora pressoché inesistenti. Ma, dal canto suo, Alfio Marchini giura che alla fine «nell'ex centrodestra rimarranno al massimo due candidati». Una profezia che prelude a un asse con Bertolaso, già ventilato nei giorni scorsi dall'ex capo della Protezione civile. Un accordo, però, che porterebbe il centrodestra a dividersi in due rami: quello con a capo Meloni e Salvini sostenuto da Storace, e quello, per così dire, «berlusconiano». D'altronde, Bertolaso ha dichiarato che un suo binomio con Marchini «sarebbe formidabile: Bertolaso sindaco e lui presidente del Consiglio comunale». Ancora, però, non si è capito cosa pensi in proposito lo stesso Alfio: perché l'imprenditore ha proprio oggi ribadito che «A ritirarmi non ci penso proprio», perché "E' inutile parlare di alleanze, parliamo di contenuti», sottolineando oltretutto che «questo è il mio programma e chi vuole sottoscriverlo è il benvenuto». Dichiarazioni che non sembrerebbero confermare in toto i più rosei programmi di Bertolaso.
L'opzione unitaria
Dalla Lega, però, arriva l'ennesimo invito a ripensarci. «Senza voler imporre niente a nessuno - dice Salvini -, dico che chi vuole vincere veramente a Roma, può dare una mano a noi e a Giorgia Meloni: spero che tutti, me compreso, possano fare mezzo passetto indietro nel nome del bene della città». Un invito che pare accolto, almeno, da Francesco Storace: «Io l'ho detto che accetto volentieri di votare la Meloni. Vedo, poi, che Guido Bertolaso continua a dire che ha i sondaggi buoni. Che dire allora? O il centrodestra si mette d'accordo al suo interno oppure non so con chi dovrei stare unito». Eppure, l'opzione unitaria, il «coniglio dal cappello» evocato da Bertolaso, al momento pare ancora un'oasi nel deserto.
Roma la grande assente
Ma che cosa stia esattamente bollendo in pentola ancora non è dato saperlo. Da Lucia Annunziata, infatti, Bertolaso ha da una parte negato una trattativa in corso con Marchini, dall'altra ha ostentato tranquillità rispetto ai sondaggi che danno Giorgia Meloni in vantaggio: «se non siamo avanti sicuramente siamo pari». Neppure sembra temere troppo i rivali del fronte opposto, visto che con Roberto Giachetti, a suo avviso, «non si corre assolutamente il rischio che possa diventare sindaco di Roma». Ma al di là di tutto, nonostante l'ostentata sicurezza del candidato di Berlusconi, come si vede il caos rimane. Marchini profetizza che rimarranno due candidati, ma Bertolaso smentisce le trattative in corso; quest'ultimo auspica un passo indietro dell'imprenditore, con Marchini pronto a smentirlo; Salvini si appella per l'unità del centrodestra e l'ex capo della Protezione civile ventila possibili giochi di prestigio del Cavaliere per ricompattare l'area, ma nessuno sembra disposto a fare un passo indietro. E intanto, tra una profezia e l'altra, tra conferme e smentite, tra appelli e conigli nel cappello, di Roma, come di consueto, nessuno parla.