28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Intervento in Libia non è la soluzione

Gentiloni: «Nessun riscatto per gli ostaggi italiani in Libia»

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'informativa al Senato ha affrontato il complesso tema dei 4 ostaggi rapiti in Libia - due dei quali barbaramente uccisi - e del ruolo italiano in un eventuale intervento nel Paese

ROMA - «Non è stato pagato alcun riscatto e non risultano trovati nel nascondiglio» in cui sono stati tenuti in ostaggio i quattro italiani della Bonatti in Libia «passaporti appartenenti ad elementi di Daesh». Lo ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'informativa al Senato. Ricostruendo le ultime fasi del sequestro die quattro tecnici italiani, Gentiloni ha voluto «chiarire che non era stato pagato alcun riscatto», che «non risulta fosse imminente la liberazione degli ostaggi» e che «non risulta siano stati ritrovati nel nascondiglio passaporti appartenenti ad elementi di Daesh».

Punti oscuri
La vicenda del sequestro dei quattro tecnici italiani della Bonatti in Libia «presenta molti punti oscuri». Gentiloni ha confermato che «il Copasir sarà aggiornato nei prossimi giorni e nelle prossime settimane degli sviluppi». Gentiloni ha aperto la sua informativa sulla Libia con un riferimento alla «drammatica vicenda dei connazionali sequestrati, vicenda che si è conclusa con la tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano» ed ha inviato «un messaggio di comune cordoglio e di vicinanza alle famiglie».

Nessun intervento muscolare
Venendo quindi alla crisi libica, Gentiloni ha puntualizzato che «Lavoriamo per rispondere alle richieste di sicurezza del governo libico, niente di più e niente di meno, nel rispetto della Costituzione e lo faremo in seguito al via libera del parlamento»«Interventi militari non sono la soluzione» per la stabilizzazione della Libia, anzi «possono talvolta aggravare il problema». Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'informativa al Senato. «Il governo non è sensibile al rullar di tamburi e non si farà influenzare da giornate interventiste», ha aggiunto il ministro. «Il governo si difenderà dalla minaccia terroristica con azioni proporzionate». Gli interventi militari «non sono la soluzione», ha insistito Gentiloni, rispondendo a chi «snocciola numeri di soldati pronti a partire». La Libia, ha insistito, «non è teatro facile, per esibizioni muscolari», «è grande sei volte l'Italia e conta 200.000 uomini armati tra milizie ed eserciti».

(Con fonte Askanews)