29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
i sindacati minacciano lo sciopero

Salario accessorio dei dipendenti capitolini, ecco le possibili soluzioni

Il cosiddetto "salario accessorio" dopo essere stato l'incubo della Giunta Marino, ora affatica anche la gestione commissariale di Francesco Paolo Tronca

ROMA - Un importo che varia dal centinaio di euro fino ai 500 mensili, intorno ad un terzo dello stipendio attuale. Oltre 23mila dipendenti di Roma Capitale che lo ricevono dal 2008, e che su quella disponibilità aggiuntiva hanno programmato prestiti, mutui, cambi di casa, e che da domani potrebbero subirne il taglio. E' il cosiddetto "salario accessorio", che dopo essere stato l'incubo della Giunta Marino, ora affatica anche la gestione commissariale di Francesco Paolo Tronca.

Il bilancio della Capitale è disastrato
A maestre, vigili urbani, custodi dei musei, sportellisti dei municipi e altri dipendenti comunali, con stipendi cronicamente bassi, la Giunta Alemanno riconobbe, infatti, di aggiungere in busta paga una parte fissa e una variabile di salario da indicizzare rispetto alle specifiche funzioni, considerate di rilievo. Il ministero dell'Economia, però, contesta che il calcolo della variabile sia diverso a quello applicato in altre regioni e città del Paese. Il problema è esploso quando l'ex sindaco Ignazio Marino invitò gli ispettori del Mef ad analizzare il disastrato bilancio della Capitale, che minacciava la tenuta del Patto di stabilità.

Come tutto è iniziato
In quella occasione il Mef ventilò l'ipotesi di chiedere al Campidoglio di "rientrare" della erogata a loro giudizio indebitamente tra il 2008 e 2013 - che già si aggirava intorno ai 350 milioni di euro - senza però poter entrare nelle tasche dei dipendenti, salvaguardati da una sentenza specifica. Marino riformò, a dimostrazione di buona volontà, il salario accessorio, riducendolo per tutti i dipendenti e introducendo un nuovo conteggio, più proporzionale alle mansioni effettivamente svolte, ma sui criteri utilizzati dal Comune di Roma resta una divergenza di interpretazione legislativa tra amministrazione statale e amministrazioni comunali, e le controdeduzioni fornite all'epoca dagli uffici di Palazzo Senatorio rimasero «non idonee a giustificare l'esistenza del fondo» per quella voce della retribuzione.

I soldi ci sono, ma Tronca non può usarli
Eppure la media annuale per i dipendenti romani è di circa 3mila euro, mentre a Milano si arriva a 4mila. Insomma, Tronca i fondi per coprire il salario accessorio in cassa ce li ha, sono circa 157milioni di euro sul 1,1 miliardi di costi di personale complessivi del Comune, ma non può usarli, pena la contestazione di un'infrazione da parte della Corte dei Conti. Si corre contro il tempo anche perché il Comune paga gli stipendi entro il 10 del mese, Tronca ha chiesto di avere più tempo, ma in area sindacale c'è chi teme che la sforbiciata ai salari sia già partita. Quali le soluzioni possibili alla complessa vicenda?

Le soluzioni possibili
Una modifica di legge, che l'ex vicesindaco capitolino e senatore Marco Causi ha inserito in alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe, Che però non sono stati ancora approvati. Si dovrebbe, come già tentato dai tecnici di Marino, di rimodulare la parte variabile comprimendola, e allargando quella fissa. Palazzo Chigi chiede al Campidoglio una soluzione amministrativa che non passi dal Milleproroghe, ma i tecnici del Comune non la considerano possibile: l'hanno cercata per anni e il Mef ha sempre risposto picche. Al commissario Tronca dunque, che oggi pomeriggio incontrerà in campidoglio le categorie della funzione pubblica di Cgil Cisl e Uil, e che viene idealmente circondato in queste ore dai lavoratori che stanno affluendo in piazza, restano due ipotesi: tagliare l'addizionale, in attesa di una soluzione politica, oppure di erogarli compiendo un'infrazione e confidando che il Milleproroghe arriva prima dei magistrati contabili, a sanare la sua forzatura. E' proprio questo che gli stanno chiedendo i sindacati, ma che il commissario, anche per il limite del suo mandato, sembra poco incline a voler accettare. (Fonte Askanews)