31 luglio 2025
Aggiornato 10:00
Ascoltato Luigi Fuciti, capo ex gabinetto

Caso scontrini, Marino resta solo

La settimana scorsa era toccato ai suoi collaboratori: davanti agli inquirenti avevano negato tutto, nessun membro dello staff aveva messo mano agli scontrini. Ieri è toccato all'ex capo del gabinetto e la risposta data ai pm non cambia

ROMA – Marino resta solo. La settimana scorsa i membri della segreteria comunale avevano scaricato l'ex sindaco dichiarando ai pm che con le firme dei famosi scontrini non c'entrano niente. Ieri è stata la volta dell'ex capo di gabinetto di Ignazio Marino, Luigi Fuciti. Anche il funzionario prende le distanze dalla vicenda che ha portato l'ex sindaco a lasciare la poltrona del Campidoglio.

«Non sono stato – nemmeno – io»
Si infittisce la faccenda e l'accusa di peculato mossa a Ignazio Marino sembra prendere contorni sempre più definiti. L'ex capo del gabinetto di Marino è stato ascoltato ieri dagli inquirenti perché persona informata sui fatti. Al procuratore aggiunto Francesco Caporale a al pm Roberto Felici, Luigi Fuciti ha rilasciato dichiarazioni che contraddicono, ancora, le parole del sindaco dem. Il funzionario, infatti, sostiene di non essersi mai occupato delle spese di Marino: l’uso della carta di credito e, più in generale, delle spese di Marino era di pertinenza della segreteria amministrativa. Si tira fuori dalla vicenda, Fuciti, e, soprattutto, assicura di non aver mai toccato gli scontrini. Il funzionario sottolinea, infatti, come gli ormai celeberrimi scontrini finiti all'attenzione della Procura di Roma non sarebbero stati firmati dai funzionari ma dallo stesso Marino.

Le indagini proseguono
Cene istituzionali o no, ora spetta alla Procura andare a fondo e scoprire se la firma su quegli scontrini corrisponde realmente a quella del sindaco o se si tratta, come sostiene il chirurgo del Pd, di falsi. Probabilmente gli inquirenti ora procederanno con la perizia calligrafica. Lo «scontrini-gate» - come è stato battezzato lo scandalo che ha travolto Ignazio Marino – aveva suscitato un polverone tale da spingere l'allora sindaco alle dimissioni. Alla fine di ottobre, nel pieno della bufera, Marino veniva iscritto nel registro degli indagati nell'inchiesta sulle spese di rappresentanza. Candidamente, in quell'occasione, il sindaco spiegava che «La comunicazione delle indagini è un atto dovuto per svolgere le indagini. Io sono convinto di aver spiegato bene le mie ragioni e la mia trasparenza». Quel che è certo è che stavolta Marino resta davvero da solo, abbandonato anche dall'ultimo dei suoi.