27 agosto 2025
Aggiornato 19:00
Allo stadio di Nairobi

Il Papa ai giovani: c'è corruzione anche in Vaticano, come lo zucchero che porta diabete

Il pontefice si è rivolto ai giovani riuniti allo stadio di Nairobi, parlando di corruzione, radicalizzazione, guerra e isolamento

NAIROBI - «C'è corruzione in tutti i posti, anche in Vaticano, ci sono casi di corruzione». Così Papa Francesco allo stadio di Nairobi, dove ha incontrato i giovani kenyoti, rispondendo alla domanda di un ragazzo sulla corruzione del paese. «La corruzione - ha detto il Papa parlando a braccio in spagnolo, tradotto in inglese da un monsignore - è qualcosa dentro, è come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile, e poi finiamo male: così tanto zucchero che finiamo diabetico e il nostro paese finisce diabetico. Ogni volta che accettiamo una tangente e la mettiamo in tasca distruggiamo il nostro cuore, distruggiamo la nostra personalità, e distruggiamo la nostra patria. Per favore, non prendete il gusto a questo zucchero che si chiama corruzione».

Iniziare in prima persona
«Ma tutti corrompono? Se non volete corruzione nel vostro paese, iniziate voi. Se non iniziate voi la persona che vi sta vicina non inizia. La corruzione ci ruba l'allegria ci toglie la pace, il corrotto non vive in pace. Nel mio paese una volta è morto un corrotto. Ho chiesto com'era il funerale, e una donna con senso dell'umorismo ha risposto: non si poteva chiudere la bara perché voleva dentro tutti i soldi che aveva rubato. Quello che rubate con la corruzione - ha concluso il Papa - rimane qui e qualcun altro lo userà. Attraverso la vostra corruzione causate il male agli altri. La corruzione non è un cammino di vita, ma un cammino di morte».

Per mano contro il tribalismo
«Ieri era un giorno di preghiera e riconciliazione. Io invito ora voi giovani e che tutti ci teniamo per mano come segno contro il tribalismo». Così Papa Francesco ai giovani kenyoti incontrati nello stadio di Nairobi. Le migliaia di ragazzi si sono tenuti per mano in una sorta di catena umana e il Papa stesso ha voluto accanto a se due ragazzi che ha tenuto per mano. «Tutti siamo una nazione. Così dev'essere il nostro cuore. Il tribalismo non è solo dare la mano ma il desiderio e la decisione. Ma vincere il tribalismo è un lavoro di ogni giorno, un lavoro dell'orecchio, ascoltare gli altri, un lavoro del cuore, aprirlo agli altri, e un lavoro della mano, darsi la mano l'un l'altro. E ora diamoci tutti la mano»

Perché la guerra?
«C'è una domanda nella base di tutte le domande che mi avete fatte: perché succedono le divisioni, la guerra, la morte, il fanatismo, la distruzione tra giovani?», ha detto il Papa. «Perché esiste questo desiderio di distruggere? Nella prima pagina della Bibbia, dopo tutte le meraviglie che Dio ha fatto, un fratello uccide un fratello. Lo spirito del male ci porta alla distruzione. Lo spirito del male ci porta alla disunione. Ci porta al tribalismo, alla corruzione, alla tossicodipendenza, alla distruzione per il fanatismo»«La prima cosa che risponderei - ha proseguito Francesco - è che un uomo o una donna perdono il meglio del loro essere umano quando dimenticano di pregare, perché si sentono onnipotenti, perché non sentono il desiderio di chiedere aiuto a Dio di fronte a tante tragedie. La vita è piena di difficoltà, però ci sono due modi di guardare le difficoltà, come qualcosa che ti blocca, ti distrugge e ti detiene, o come un'opportunità. A voi tocca la scelta. Per me una difficoltà è un cammino di distruzione o un'opportunità per superare le difficoltà per me, la mia famiglia, il mio paese? Ragazzi e regazze non viviamo nel cielo, viviamo nella terra, e la terra è piena di difficoltà. La terra è piena non solo di difficoltà ma anche di deviazioni per portarti al male».

Radicalizzazione
«Perché ragazzi pieni di ideali si radicalizzano, si allontanano da famiglia amici patria, della vita, perché impara a uccidere? E' una domanda che tutti dovete fare a tutte le autorità. Se un giovane o una giovane non ha lavoro, non può studiare, cosa può fare? Delinquere, o cadere nella dipendenza, o suicidarsi - in Europa le statistiche del suicidio non si pubblicano - o arruolarsi in un'attività che mostri un fine nella vita, ingannato. La prima cosa che dobbiamo fare per evitare che un giovane sia reclutato è educazione e lavoro». Così Papa Francesco ha risposto a un giovane kenyota che, allo stadio di Nairobi, gli ha chiesto dell'arruolamento dei giovani. «Se non ha lavoro che futuro l'aspetta? Se non ha possibilità di educazione, anche educazione di emergenza, piccole attività, che può diventare? Questo è il pericolo, è un pericolo sociale, anche oltre il paese, perché dipende da un sistema internazionale ingiusto, che ha al centro dell'economia non la persona ma il Dio denaro».

Uscire dall'abbandono
«Dio è molto più forte di ogni campagna di reclutamento». Se c'è un giovane che può essere arruolato, «parlargli con comprensione, tenerezza, amore, e con pazienza. Invitarlo a una partita di calcio. Invitarlo a camminare. Invitarlo a rimanere nel gruppo, non lasciarlo solo»«C'è un solo rimedio per uscire» dall'esperienza dell'abbandono, «dare quello che non ho ricevuto: se non avete ricevuto comprensione, siate comprensivi con gli altri, se non avete ricevuto amore, amate, se avete sentito il dolore della solitudine, cercate chi è solo. La carne si cura con la carne. Dio si fece carne per curarci, facciamo lo stesso». Così Papa Francesco ha risposto a una domanda dei giovani ha incontrato nello stadio di Nairobi che chiedeva come venire fuori dal sentimento di abbandono sperimentato da chi non ha ricevuto l'amore di una famiglia. «Dovunque - ha detto il Papa - ci sono bambini abbandonati, o perché abbandonati quando nati o perché la vita li abbandonò, la famiglia, e non sentono l'affetto della famiglia, per questo la famiglia è così importante, difendete la famiglia, sempre: ovunque ci sono non solo figli abbandonati, ma anche anziani abbandonati, senza che nessun li visiti, li chieda».

(Con fonte Askanews)