27 agosto 2025
Aggiornato 19:00
Prossima tappa: Uganda

Il Papa visita una bidonville di Nairobi. E parla di emarginazione, violenza e povertà

Il Papa visita Kangemi, una delle bidonville di Nairobi. Al suo arrivo, alle ore 8.30 (le 6.30 a Roma), Francesco ha percorso le stradine in terra battuta fino alla chiesa di San Giuseppe Lavoratore, parrocchia cattolica all'interno della bidonville, retta da una comunità di padri Gesuiti

NAIROBI - Il Papa visita Kangemi, una delle bidonville di Nairobi. Al suo arrivo, alle ore 8.30 (le 6.30 a Roma), Francesco ha percorso le stradine in terra battuta fino alla chiesa di San Giuseppe Lavoratore, parrocchia cattolica all'interno della bidonville, retta da una comunità di padri Gesuiti. Qui è stato accolto dal superiore provinciale dei gesuiti per l'Africa Orientale, Joseph Oduor Afulo, e dal parroco di Kangemi, Pascal Mwijage, insieme alla direttrice del Mukuru Promotion Centre, suor Mary Killeen, all'Arcivescovo di Mombasa e Presidente di Caritas Kenya, mons. Martin Musonde Kivuva e al vescovo incaricato della Commissione Giustizia e Pace, mons. Cornelius Arap Korir. Francesco ascolta le testimonianze del centro, accompagnate da cori e danze tradizionali.

Emarginazione urbana
Riconoscere le «manifestazioni di vita buona» che crescono ogni giorno in comunità come lo slum di Kangemi, che il Papa visita a Nairobi, «non significa in alcun modo ignorare la atroce ingiustizia della emarginazione urbana. Sono - ha detto Francesco con un discorso in spagnolo tradotto in inglese da monsignor Mike Miles - le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate». I numerosi problemi dei quartieri popolari, dalla criminalità organizzata alla carenza di infrastrutture, dagli affitti abusivi all'assenza di acqua potabile, «non sono una combinazione casuale di problemi isolati»«Sono piuttosto una conseguenza di nuove forme di colonialismo, che pretende - ha proseguito Francesco citando l'esortazione apostolica Ecclesia in Africa di Giovanni Paolo II - che i paesi africani siano 'pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco'».

Integrazione urbana
«Non mancano di fatto, pressioni affinché si adottino politiche di scarto come quella della riduzione della natalità che pretende 'legittimare l'attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare'», ha detto ancora il Papa citando la sua enciclica ecologica Laudato si'. «A questo proposito, propongo di riprendere l'idea di una rispettosa integrazione urbana. Né sradicamento, né paternalismo, né indifferenza, né semplice contenimento. Abbiamo bisogno di città integrate e per tutti».

Violenza e criminalità nei quartieri popolari
Il «contesto di indifferenza e ostilità» di cui «soffrono i quartieri popolari», «si aggrava quando la violenza si diffonde e le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i bambini e i giovani come carne da cannone per i loro affari insanguinati»«Conosco anche le sofferenze di donne che lottano eroicamente per proteggere i loro figli e figlie da questi pericoli. Chiedo a Dio che le autorità prendano insieme a voi la strada dell'inclusione sociale, dell'istruzione, dello sport, dell'azione comunitaria e della tutela delle famiglie, perché questa è l'unica garanzia di una pace giusta, vera e duratura».

Iniqua distribuzione del terreno
Nel corso della visita allo slum Kangemi di Nairobi, il Papa ha denunciato la «ingiusta distribuzione del terreno» che «porta in molti casi intere famiglie a pagare affitti abusivi per alloggi in condizioni edilizie per niente adeguate»«Ho saputo anche - ha detto Francesco - del grave problema dell'accaparramento delle terre da parte di imprenditori privati senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli. Questo accade perché si dimentica che, ha proseguito il Papa citando la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno. In questo senso, un grave problema è la mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base. Mi riferisco a bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi e sportivi, laboratori artistici».

Acqua potabile
«Voglio riferirmi in particolare all'acqua potabile», ha detto il Papa citando la sua enciclica Laudato si': «L'accesso all'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all'acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Negare l'acqua ad una famiglia - ha proseguito Francesco - attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno», ha detto il Papa tra gli applausi. «Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche che migliorino l'habitat popolare e progettare nuove urbanizzazioni di qualità per ospitare le generazioni future»«Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro (in spagnolo, tre t, tierra, techo, trabajo, ndr.). "Non è filantropia, è un dovere di tutti».

Pregare, lavorare, impegnarsi insieme
«Cari cittadini, cari fratelli», ha detto il Papa concludendo il suo discorso. «Preghiamo, lavoriamo e impegniamoci insieme perché ogni famiglia abbia una casa decente, abbia accesso all'acqua potabile, abbia un bagno, abbia energia sicura per illuminare, per cucinare, per migliorare le proprie abitazioni... perché ogni quartiere abbia strade, piazze, scuole, ospedali, spazi sportivi, ricreativi e artistici; perché i servizi essenziali arrivino ad ognuno di voi; perché siano ascoltati i vostri appelli e il vostro grido che chiede opportunità; perché tutti possiate godere della pace e della sicurezza che meritate secondo la vostra infinita dignità umana. Mungu awabariki!», ha concluso il Papa in lingua locale tra gli applausi, Dio vi benedica.

La messa
Papa Francesco quindi celebra messa per i giovani kenyoti allo stadio Kasarani di Nairobi. Dopo un momento di canti, danze ed esecuzioni musicali, il vescovo incaricato della Pastorale dei laici, mons. Anthony Muheria, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto, sottolineando che, ispirati dall'enciclica ecologica di Bergoglio Laudato si', i giovani delle varie parti del paese pianteranno simbolicamente degli alberi nelle loro diocesi.

I prossimi impegni
Dopo pranzo, alle 15.10 (13.10 italiane), si congeda dalle autorità kenyote all'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi e parte per l'Uganda, seconda tappa del suo viaggio in Africa, prima della Repubblica centrafricana (domenica e lunedì). L'arrivo del Papa all'eeroporto Internazionale di Entebbe in Uganda è previsto alle 16.50 (14.40 a Roma). Francesco visita nella State House il Presidente Yoweri Museveni che, per usare un'espressione eufemistica del portavoce vaticano Federico Lombardi, «sta governando il paese con mano ferma». Alle 18 (le 16 italiane) l'incontro con autorità e corpo diplomatico nella sala delle conferenze della State House e alle 19.15 (17.15) la visita a Munyonyo e il saluto ai catechisti e insegnanti, prima di ritirarsi per il pernottamento nella sede della nunziatura apostolica.

(Con fonte Askanews)