20 aprile 2024
Aggiornato 15:30
24 portati in ufficio immigrazione per identificazione

Blitz al Baobab, volontari: Qui non ci sono terroristi, è questa la risposta all'emergenza profughi?

«Qui si vive in armonia», spiegano i volontari del Baobab. Dopo gli attentati di Parigi i migranti «sono spaventati, si sentono sorvegliati speciali, e stamattina hanno avuto un'esplicitazione dei loro timori»

ROMA - Sono arrivati alle 6.30, circa cinquanta tra carabinieri e polizia, con quattro camionette hanno bloccato da entrambi i lati la stradina stretta dove si trova l'ex vetreria, in via Cupa, tra il piazzale del Verano e la stazione Tiburtina di Roma. Sono scesi dai blindati e sono entrati nel dormitorio del centro Baobab, dove da giugno scorso un gruppo di cittadini volontari accoglie i migranti che non sanno dove andare. Perquisizioni e operazioni di identificazione.

Qui solo gente disperata
«Alcuni - raccontano i volontari - in tenuta antisommossa, c'erano funzionari Digos, una unità cinofila, e uno staff dell'ufficio immigrazione della questura'. 'Temevamo uno sgombero, invece ci hanno detto che dovevano fare un'identificazione», dice Roberto, uno dei volontari, che racconta: «Dentro il centro c'erano 60-70 migranti, la maggior parte degli eritrei o dell'Africa subsahariana. Dopo una prima verifica dei documenti, 25, di cui due minorenni, sono stati portati all'ufficio immigrazione di via Patini, perché, ci hanno detto, avevano i documenti non in regola o erano necessari ulteriori verifiche sui documenti che avevano. Ma 'qui non ci sono pericolosi terroristi, c'è solo gente disperata, anche se senza documenti. Che ora rischia l'espulsione».

Le direttive della Questura
La questura, con una nota stringata, ha fatto sapere che «agenti della polizia di stato e l'arma dei carabinieri, hanno proceduto ad operazioni finalizzate al controllo e identificazione delle persone presenti all'interno del centro Baobab», e «al termine del servizio, 23 stranieri, tra cui eritrei, etiopi e magrebini, sono stati accompagnati presso l'ufficio immigrazione della Questura in quanto, all'atto del controllo, sono stati trovati sprovvisti di regolare documenti per la loro identificazione».

Il piano di controllo del territorio per il Giubileo
«L'operazione - ha spiegato sempre la questura - rientra nel più ampio progetto di controllo del territorio romano previsto dall'ordinanza di servizio del questore D'Angelo per la sicurezza del Giubileo». Mentre il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, parlando con i giornalisti a margine della sua visita all'università Luiss della Capitale dove terrà la seconda lezione sul tema del terrorismo, ha sottolineato che i controlli effettuati questa mattina dalle forze dell'ordine a Roma al Baobab «testimoniano che l'elemento della prevenzione e dei controlli sono efficienti» nel nostro paese. 

«Nessuna tensione, qui si vive in armonia»
«E' stato scioccante vedere entrare poliziotti e carabinieri nel dormitorio ma non c'è stata nessuna tensione, né prove di forza da parte della polizia», ha sottolineato Roberto,il volontario che stamattina era al Baobab. Anzi, un minorenne della Guinea era così scosso che i poliziotti non lo hanno fatto salire sul pullman con gli altri, ma hanno aspettato che si calmasse, parlasse con i volontari e poi lo hanno portato in auto. «Noi - ha spiegato il volontario - non abbiamo mai avuto siriani, ma quasi solo eritrei, che possono richiedere asilo, e nell'ultimo periodo nord africani. In particolare cristiani ortodossi eritrei e musulmani del nordafrica, che anno convissuto senza nessun problema. E' una caratteristica del centro: qui si vive in armonia. In cinque mesi sono passati da qui 35mila migranti e non abbiamo mai avuto un problema di ordine pubblico. Transiti per brevi periodi, soprattutto gli eritrei 3-4 giorni e poi proseguivano verso il Nord Europa». Ma dopo gli attentati di Parigi i migranti «sono spaventati, si sentono sorvegliati speciali, e stamattina hanno avuto un'esplicitazione dei loro timori». I volontari che gestiscono la struttura, «gli amici del Baobab» hanno anche pubblicato sulla pagina Facebbok un comunicato denuncia: «Dove sono le istituzioni». Perché i volontari non vogliono che dopo gli attacchi di Parigi cada nel vuoto la responsabilità delle istituzioni nei confronti dell'emergenza migranti, o peggio si scateni una «caccia all'uomo», alimentata dalla paura, contro migranti «incolpevoli».

Lo «strano modo di intervenire» delle istituzioni
«La risposta che attendevamo sull'emergenza transitanti nella Capitale è arrivata questa mattina, dopo cinque mesi. Ventiquattro migranti sono stati prelevati dal centro Baobab per l'identificazione, tra di essi eritrei, etiopi e magrebini. Strano modo di intervenire, in tenuta antisommossa e con unità cinofile; proprio ora che i migranti sono drasticamente diminuiti iniziano perquisizioni ed identificazioni per allontanarli dal luogo che per cinque mesi ha coperto un buco dell'amministrazione pubblica sostenendosi col mero volontariato», avvertono i volontari, che si chiedono: «Sarebbe questa la risposta che, come Paese civile, riusciamo a mettere in atto per affrontare l'emergenza profughi? E' un atto di violenza che noi volontari condanniamo con fermezza e dal quale ci dissociamo, perché lascia in strada persone incolpevoli, attuando una caccia all'uomo alimentata dalla paura di atti terroristici, amplificata mediaticamente e politicamente dopo i fatti di Parigi».

Sono loro i terroristi?
Al Baobab abita Delina, non più di tre anni, che pettina i capelli delle volontarie. C'è Adhanet, 35 anni, che ha percorso il Sudan e ha subito le percosse e le violenze della polizia libica in un centro di detenzione nel quale sono stati fucilati davanti a lei quindici uomini. «Sono loro i terroristi? Sono terroristi i 35 mila profughi, accolti da noi mentre tentavano di raggiungere il Nord Europa in fuga da guerre e dittature e provati da un viaggio che passa per l'orrore della Libia e dei barconi?», si chiedono i volontari, che denunciano uno «Stato invisibile» e avvertono: «Noi come singoli e come gruppo non smetteremo di dare accoglienza e di impegnarci per Roma. Speriamo perciò nel sostegno dei cittadini, perché ora più che mai ne abbiamo bisogno, gli stessi che non ci hanno mai lasciati soli, e a cui chiediamo di restare al nostro fianco».

La storia del Baobab
Il Centro Baobab ha una storia lunga. Nasce nel 2004, in una vecchia vetreria abbandonata, in via Cupa 5 tra il piazzale del Verano e la stazione Tiburtina. Quell'estate, accanto al cosiddetto Hotel Africa, un complesso abbandonato dalle FS e occupato da seicento persone, per accoglierne duecento, il Comune trasformò l'ex vetreria in un centro di accoglienza e per attività culturali, il Baobab, gestito dal consorzio di Buzzi. Molti politici, romani e non, hanno frequentato il centro,come immortalati da alcune foto che hanno circolato dopo lo scandalo dei Mafia capitale. Da pochi mesi lo gestiscono cittadini volontari: «Dal 12 giugno 2015 questa struttura è diventata un contesto di azione autogestita da parte di liberi cittadini che spontaneamente hanno prestato il loro tempo per accogliere migranti o rifugiati in transito sul territorio romano. Siamo, quindi, un movimento formato da cittadini, lavoratori, disoccupati, studenti, medici, artisti e persone di ambi i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni generazione che da mesi si stanno mobilitando per i diritti dei migranti e il loro libero transito», si legge nella pagina degli amici del Baobab.

«Qui nessuno è straniero»
«A giugno dopo lo sgombero della baraccopoli di Ponte Mammolo e della stazione Tiburtina, senza un piano B di accoglienza, abbiamo deciso di provare ad ospitare questi migranti, soprattutto eritrei che potrebbero richiedere l'asilo, per far fronte ad un'emergenza, sperando che nel frattempo le istituzioni si muovessero», spiega ancora Roberto. Ma entro l'anno l'ex vetreria deve chiudere. Ma entro l'anno il centro deve chiudere, via i murales colorati, i laboratori e la sala mensa dove migranti e abitanti si ritrovano a dipingere, festeggiare, mangiare insieme, come mostrano le belle foto che scorrono nella gallery del centro, perché «qui nessuno è straniero».

Paura dello sgombero
Il Comune entro la fine di dicembre deve restituire l'immobile alla proprietà: «Venerdì - spiegano i volontari - abbiamo parlato in Comune con i funzionari del dipartimento delle politiche sociali. Il Comune per motivi amministrativi deve riconsegnarlo al proprietario, inoltre sembra che ci siano problemi con l'amianto nella struttura. Ma al momento non c'è ancora una soluzione che possa impedire la chiusura e soprattutto una struttura dove ricollocare i migranti. Noi siamo pronti a collaborare, ma in tutta Roma non c'è un posto per 60 migranti. Infatti oggi pensavamo fosse arrivato lo sgombero».

24 portati in ufficio immigrazione
Invece era un'operazione per identificare i migranti ospitati. I 24 che sono stati portati all'ufficio immigrazione per le pratiche di identificazione sono assistiti dagli avvocati dell'associazione a Buon Diritto. Mentre i volontari del Centro hanno annunciato un presidio di solidarietà sotto gli uffici di via Patini. Intanto l'operazione, ha già scatenato le prime diatribe, con la Lega, in testa Matteo salvini che ha emesso il suo diktat via twitter - «espellere i migranti e chiudere centro che ospitava» - e chi da sinistra, come Paolo Ferrero, segretari di di Rifondazione, dice «no ai rastrellamenti dei profughi».


(con fonte Askanews)