19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Da Piazzale Clodio: «Non è indagato»

Caso scontrini, Marino 5 ore in Procura: «Quelle firme non sono le mie»

Doveva essere un breve colloquio ed è durato cinque ore: il sindaco uscente Ignazio Marino riferisce ai pm in Procura

ROMA – Dura quasi cinque ore l'incontro di Ignazio Marino con i pm Roberto Felici e Francesco Caporale per far luce sull'ormai celeberrimo «caso scontrini». Al termine del colloquio, il sindaco scappa via e l'avvocato afferma «Abbiamo spiegato tutto ma siamo molto stanchi». Intanto se ieri prima dell'incontro il sindaco si era detto convinto di voler partecipare alla prima udienza del processo di Mafia Capitale, ci ripensa e non si presenta: al 90% - dicono i suoi – il sindaco non ci sarà, per evitare riflettori e domande scomode.

Non è indagato
«E' stato sentito a spontanee dichiarazioni, non è indagato» si sente ripetere da piazzale Clodio. Non risulta indagato per ora l'ex sindaco, ma è possibile che i pm, anche solo per procedere con le verifiche, optino per iscrivere il nome di Marino al registro con l'accusa di peculato e, forse, di falso. A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, il sindaco ha, però, insistito per incontrare il pm titolare del suo fascicolo, senza lasciare solo una memoria scritta.

I sette scontrini
Sette gli scontrini al centro della polemica. Sette scontrini per sette cene per un totale di quasi mille euro. Tutti i commensali indicati da Marino avrebbero smentito di aver partecipato ad alcuna cena con il sindaco capitolino, aprendo così alla possibilità che quelle fossero tutte cene private e non istituzionali come più volte ribadito dal Campidoglio. Per il famoso pranzo di Santo Stefano, il sindaco assicura che tutti i suoi familiari fossero in Sicilia e a testimoniarlo vi sarebbero i biglietti aerei. Non c'erano, però, gli addetti stampa di cui Marino parlava. Intanto monta il caso delle firme: quelle sugli scontrini non sarebbero del sindaco uscente. «Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce a tali giustificativi non sono autentiche, come può facilmente rilevarsi ad occhio nudo e come è stato peraltro già comunicato da vari siti web romani». Gli uffici del Campidoglio spiegano che probabilmente «non ricordando la vera finalità istituzionale della cena, ne hanno evidentemente indicata una compatibile con l'ultimo appuntamento in agenda».