25 giugno 2025
Aggiornato 09:30
MoVimento 5 Stelle

Grillo: «Noi siamo l'arca di Noè»

Dal palco della seconda giornata della festa dei cinquestelle a Imola, Grillo parla anche della corsa al Campidoglio. «Un sindaco cinquestelle non è una tragedia, ovunque andiamo abbassiamo il debito».

IMOLA - «Chi ha mai votato un partito per il programma? Noi dobbiamo dare un senso del mondo». C'è, in queste parole di Beppe Grillo, una consapevolezza in parte nuova della difficoltà della missione che il Movimento 5 stelle si è dato, quella di accreditarsi come forza alternativa credibile per il governo nazionale. Il leader, «l'elevato» (in contrapposizione al «guru» Gianroberto Casaleggio), come si è autodefinito nel suo rimbalzo incessante fra il registro comico e quello politico, ha capito che la parola «onestà» non basta più. Ma c'è anche, forse, una risposta al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, tenuto ai margini anche stavolta, che ha chiesto un Meetup nazionale per discutere del programma e per «superare storture e diffidenze».

Non ci servono cose, dobbiamo produrre servizi
Ecco perché Grillo descrive, nel suo intervento fuori programma nel primo pomeriggio dal palco di Italia 5 stelle a Imola, la sua «utopia». Rilancia la metafora dell'arca di Noè («siamo l'unica salvezza», dice), cita Bob Kennedy sui limiti di una economia fondata solo sulla misura del Pil, e spiega che «il sistema non funziona più ma noi non lo vediamo, siamo come Willy Coyote quando si trova sul baratro e non guarda giù». Riecheggia vagamente le teorie sulla fine del lavoro: «Tutti i grandi visionari - dice - mettevano al centro il lavoro per tre o quattro ore perché poi c'è la tua vita. Bisogna mettere al centro sempre l'individuo. Abbiamo automatizzato tutto eppure facciamo lo stesso orario di lavoro di cento anni fa. Non mi serve una macchina che uso mezz'ora al giorno, ho bisogno di muovermi. Non ci servono le cose, dobbiamo produrre servizi. Vogliamo una società che vada a cento all'ora, non a trecento all'ora. Io non voglio che la gente vada via per lavorare, voglio che la gente rimanga qua in Italia perché ci vive bene. Il lavoro deve venire da me, a cinquecento metri da casa».

Bloccare in tutti i modi il Ttip
Sul piano programmatico, due spunti concreti vengono dalla kermesse di Imola: uno da Casaleggio, che propone l'abolizione drastica della prescrizione, come provvedimento anti-corruzione; l'altro dallo stesso Grillo, che dichiara il suo appoggio alla lotta contro il trattato transatlantico Ttip sul libero commercio, rafforzandolo con quella che appare quasi come una proposta di rischieramento geopolitico dell'Italia, che sarà piaciuta pochissimo ai suoi interlocutori dell'ambasciata americana a Roma: «Se fossi al governo - ha ammonito Grillo - il trattato lo farei con i Brics (acronimo per le grandi economie emergenti, Brasile Russia India Cina Sudafrica, ndr), con i russi, con i cinesi. Smettiamo di trattare con gli americani, ripeto: sono dalla parte sbagliata della storia».

Di Battista non farà il sindaco di Roma
Spazio anche al tormentone sulle candidature: ribadito che Alessandro Di Battista non farà il candidato sindaco a Roma, e che se fosse per lui Grillo istituirebbe «un triumvirato a quattro» con i consiglieri M5S uscenti, il segnale che eventuali primati di popolarità non bastano a conquistare automaticamente posti al sole, arriva netto, e probabilmente serve a tranquillizzare i malpancisti che non gradiscono il culto della personalità che sta crescendo per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. «Non è un problema Di Maio o Di Battista - taglia corto il leader M5S - ci sono decine di persone pronte, ogni tanto scopro una persona. Perché dobbiamo candidare le persone attraverso la tv? La gente su questo deve maturare».