19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Mafia capitale

Ignazio Marino rimandato a settembre

Slitta a dopo l'estate la relazione di Alfano che dovrà decidere se commissariare o meno il Comune. Intanto dal carcere Buzzi continua a tirare in ballo nomi di politici romani presunti collusi: solo una «macchina del fango»?

ROMA – L'unica certezza è che si tratta di una fogna senza fine. «I sodalizi storici – ha sintetizzato efficacemente il prefetto Franco Gabrielli nella sua relazione davanti alla commissione Antimafia – vedono Roma come un terreno strategico per il riciclaggio del denaro sporco. La mappa della criminalità organizzata nell'area di Roma vede attive affiliazioni delle tre mafie storiche ognuna in zone precise, il che lascia supporre un accordo spartitorio per zone e interessi». Mafia, camorra e 'ndrangheta, insomma, si sono mangiate la capitale. E la politica le ha lasciate fare, quando addirittura non ha raccolto le briciole cascate dal tavolo. In questi giorni stanno emergendo gli interrogatori rilasciati nel carcere di Nuoro alla Procura di Roma da Salvatore Buzzi, il ras della cooperativa 29 giugno, considerato il volto imprenditoriale dell'organizzazione di Mafia capitale che faceva capo a Massimo Carminati. Buzzi fa una valanga di nomi: dall'ex vicesindaco Luigi Nieri all'ex presidente dell'Assemblea capitolina Mirko Coratti, dall'ex capogruppo Pd Francesco D'Ausilio al deputato Umberto Marroni, dal sottosegretario Giuseppe Castiglione fino a uomini dell'entourage di Marino e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Schizzi di fango
Il punto è che non tutte queste accuse sono effettivamente credibili. «Stiamo parlando di un imputato che non è in condizione di libertà e che si difende – ricorda lo stesso Gabrielli – Parliamo di valutazioni che la procura dovrà fare ed eventualmente portare all'attenzione di un giudice». Tradotto: Buzzi spera di salvarsi presentandosi non come un corruttore che voleva accaparrarsi gli appalti a suon di mazzette, ma come una povera vittima della concussione della politica. Evidentemente, i pm non devono averci creduto poi tanto, visto che la prossima settimana depositeranno la richiesta di giudizio immediato nei suoi confronti. Possibilissimo, insomma, che abbia tirato in ballo anche chi non c'entra nulla: «Non posso più accettare di essere vittima della macchina del fango – tuona Zingaretti – Ne va del mio nome e soprattutto dell'enorme lavoro di pulizia, trasparenza e buon governo che in meno di tre anni siamo riusciti a realizzare alla Regione Lazio. E che forse dà fastidio a molti».

E il governo balbetta
Non invidiamo la Procura di Roma, che in questa fogna è costretta a mettere le mani per cercare di fare chiarezza, di portare alla luce le vere responsabilità dei criminali, dei politici e dei politici criminali.  E non invidiamo nemmeno il ministro degli Interni Angelino Alfano, che dovrà mettere l'ultima parola su questa vicenda con la sua relazione che deciderà se commissariare o meno il Comune. «Sono tecnicamente pronto, potrei portarla in Consiglio dei ministri anche oggi pomeriggio», ha affermato, ma la presentazione slitterà invece a fine agosto-inizio settembre. Probabile che ad andare a casa non saranno i vertici politici, ma i 101 dirigenti che hanno dimostrato di avere contatti con Buzzi e Carminati, oltre ovviamente al marcio municipio di Ostia. Marino resterà invece al suo posto, con ogni probabilità. E non perché sia onesto, come effettivamente sembra, ma perché il Pd non sa chi candidare al suo posto senza perdere le elezioni. Per questo Renzi, negli ultimi giorni, quando si tratta di parlare delle vicende romane, pare perdere improvvisamente e misteriosamente la voce.