Camera e Senato cancellano i vitalizi per i condannati, ma in disaccordo
Camera e Senato cancellano i vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi, in primis mafia, corruzione, reati contro la P.A., ma non si cancellano malumori e distinguo, che hanno caratterizzato soprattutto il voto a Palazzo Madama. La maggioranza risulta spaccata, tanto alla Camera come al Senato, con Pd che vota a favore e Ap (Ncd-Udc) che non partecipa al voto.
ROMA (askanews) - Camera e Senato cancellano i vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi, in primis mafia, corruzione, reati contro la P.A., ma non si cancellano malumori e distinguo, che hanno caratterizzato soprattutto il voto a Palazzo Madama. La maggioranza risulta spaccata, tanto alla Camera come al Senato, con Pd che vota a favore e Ap (Ncd-Udc) che non partecipa al voto. Ma anche fra le opposizioni le divisioni non mancano: Forza Italia non vota uscendo dalle aule, mentre Lega Nord assicura una stampella al Pd con il suo voto favorevole. Nel suo piccolo M5S si divide da sola, con i deputati che escono prima del voto e i senatori che votano contrario. Infine Sel ha votato a favore della delibera, pur con molte perplessità per le esclusioni di reati.
Da domani stop erogazione vitalizi
Con le delibere-fotocopia approvate dall'ufficio di Presidenza della Camera e del Consiglio di presidenza del Senato a partire da 60 giorni da domani cesseranno le erogazioni dei vitalizi e delle pensioni a favore dei parlamentari che risultano condannati a reati gravi: oltre a quelli per mafia, corruzione, contro la P.A., tutti quelli che prevedono una pena superiore ai 6 anni. Un limite che allarga di due anni le maglie previste dalla legge Severino per l'incandidabilità, e che fa rientrare anche i reati come la frode fiscale, ma che d'altro canto esclude altri reati significativi, come ad esempio quello di finanziamento illecito ai partiti, che non rientra nella norma solo per un anno, o l'abuso d'ufficio. Alle condanne definitive le delibere aggiungono anche i casi di patteggiamento, sempre in relazione agli stessi reati. E, particolare non di secondo piano, l'abolizione viene revocata in caso di riabilitazione del parlamentare.
Soddisfazione da Grasso e Boldrini
Dopo il via libera delle delibere, Camera e Senato procederanno con gli accertamenti, in pratica attivandosi con i casellari giudiziari. La cancellazione non sarà applicata agli assegni di reversibilità per i parlamentari deceduti prima dell'entrata in vigore delle delibere. L'approvazione delle delibere è stata salutata con grandissima soddisfazione dal presidente del Senato, Pietro Grasso, che se ne era fatto promotore, annunciando l'iniziativa in occasione dell'inaugurazione dell'aeroporto di Comiso intitolato a Pio La Torre. «Un segnale forte delle istituzioni ai cittadini» è stato il commento della seconda carica dello Stato. In linea la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Un segnale netto e inequivocabile di moralizzazione della politica - le sue parole -. Nessuno era riuscito prima in questo risultato».
L'appello di Sposetti a Grasso
Anche dal Pd è giunto forte l'apprezzamento per il via libera alle delibere, con il richiamo a fine giornata alla coerenza con il rispetto alle istituzioni, ma la giornata era iniziata al Senato con un forte tourbillon in Aula, sollevato proprio dal senatore dem, Ugo Sposetti, che aveva lanciato un appello a Grasso affinchè di argomenti come i vitalizi non si deliberasse durante la campagna elettorale. Tra le urla e gli insulti del Movimento 5 Stelle, Sposetti aveva parlato di «decisioni spinte dall'antipolitica e dal populismo» ma anche di «diritti acquisiti e inalienabili» di «diritto alla sopravvivenza» Apriti cielo. Immediata la reazione del capogruppo Zanda che riparava parlando di dichiarazioni e posizioni a titolo personale. Ma più tardi in Consiglio la vicepresidente Pd, Linda Lanzillotta presentava (e più tardi opportunamente ritirava) un emendamento alla delibera molto insidioso. Nella proposta di modifica del testo, nelle premesse, si agganciavano infatti i vitalizi alle indennità e all'art.69 della Costituzione. Un appiglio fenomenale per i ricorsi contro la cancellazione dei vitalizi, tanto che tutti i rilievi dei costituzionalisti contrari alla loro abolizione facevano riferimento proprio a quell'articolo della Carta.
A sostegno della delibera Pd, Sel, Sc, FdI, Lega Nord
Sempre in Aula di Palazzo Madama Lucio Barani di Gal soffiava poi sul fuoco delle polemiche chiedendo che venisse messo a verbale dell'Aula (cosa che otterrà anche in Consiglio di presidenza) che tutti coloro che avrebbero votato a favore, avrebbero dovuto rispondere in via personale, col proprio patrimonio, in caso di ricorsi. Una minaccia che avrebbe fatto breccia in due senatori componenti il Consiglio di presidenza, che secondo fonti parlamentari molto attendibili, avrebbero valutato molto attentamente il da farsi... Tornando alle riunioni dell'ufficio e del consiglio di Presidenza, alla Camera si è giunti velocemente a una conclusione, saltando a piè pari ogni discussione e con i deputati del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia che lasciavano la riunione prima del voto, consentendo così l'approvazione della delibera con 12 voti a favore su 20 componenti l'ufficio, esclusa la Boldrini. A sostegno della delibera hanno votato i deputati Pd, Sel, Sc, FdI, Lega Nord. Nessun contrario e nessun astenuto. I rappresentanti Ap non hanno partecipato al voto.
Esattamente come quelli del Senato, dove la delibera, dopo una lunga discussione, molto animata e che si è protratta fino al tardo pomeriggio, con una pausa anche per consentire i lavori pomeridiani dell'Aula, è stata approvata con 8 voti a favore (Pd, Sel e Lega Nord) su 18 componenti il Consiglio di presidenza, Grasso escluso. Degli altri, i 4 rappresentanti Fi hanno lasciato la riunione prima del voto, il senatore Hans Berger delle Autonomie si è astenuto, Barani (Gal) e Bottici (M5S) hanno votato contro. A questi vanno aggiunti i due assenti: Silvana Amati del Pd e Antonio Gentile di Ap. In un primo momento risultava assente anche il presidente del collegio dei questori Antonio De Poli, sempre Ap, che alla fine è rientrato a Palazzo Madama ma non ha egualmente votato.
L'uscita di Fi prima del voto
Una scelta dovuta a contrasti rispetto a quanto deliberato al Senato in diverse riunioni preparatorie del Consiglio, che secondo quanto spiegato dal senatore Fi, Maurizio Gasparri, avrebbe deciso compatto (con la sola esclusione della Bottici del M5S) di procedere alla cancellazione dei vitalizi per via di legge e non di delibera del Consiglio. Questo al fine di evitare possibili discrepanze nei trattamenti dei parlamentari e dei funzionari pubblici, ed evitare così possibili ricorsi. Una linea disattesa poi in occasione del Consiglio di oggi e che ha determinato l'uscita di Fi prima del voto in segno di protesta, ma che sarebbe alla base anche della scelta di non votare del senatore De Poli, ma anche dell'assenza della senatrice Amati.
Voto contrario dei grillini
Al Senato i contrasti tra maggioranza e M5S hanno portato al voto contrario dei grillini, che chiedevano a gran voce norme più stringenti. Profondo il disappunto della senatrice questore Bottici: «Con queste norme e con il reintegro dei vitalizi ai parlamentari riabilitati si finisce per colpire pochissimi individui, forse qualche decina. Basti pensare che anche tutti i condannati per Tangentopoli sono stati già riabilitati...» si dispiaceva. Sulla stessa linea anche Roberto Calderoli. La Lega Nord aveva proposto la cancellazione dei vitalizi per tutti, ma l'iniziativa è stata bocciata dal Consiglio. «Hanno votato tutti no, maggioranza e opposizione. Una vergogna, uno schifo. Noi volevamo sforbiciare qualche migliaio di vitalizi, così se ne taglieranno qualche decina al massimo... Se la Lega Nord non avesse garantito il numero legale in Consiglio e votato a favore della delibera, che comunque è meglio di niente, non saremmo riusciti neppure ad abolire i vitalizi per i condannati in giudicato. Qui al Senato - si è consolato l'esponente del Carroccio - almeno abbiamo avuto la possibilità di discutere, sono stati presentati 16 emendamenti che abbiamo esaminato e votato. Alla Camera neppure questo...».