28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Il premier al quotidiano USA

Renzi al Nyt: «La risposta della comunità internazionale è stata insufficiente»

Anche dalla pagina degli editoriali del Nyt, Renzi ribadisce le sue richieste. In primo luogo all'Europa, che deve almeno "raddoppiare" il suo impegno anche finanziario su Triton, ma anche agli altri alleati internazionali e alle istituzioni mondiali: «La risposta della comunità internazionale è stata insufficiente».

ROMA (askanews) - «Il mio Paese non chiuderà gli occhi di fronte a questa storia» e «non ci faremo mettere all'angolo dalla paura». Matteo Renzi interviene anche sul New York Times per attirare l'attenzione della comunità internazionale sull'emergenza immigrazione. E ricordando i principi di accoglienza e integrazione che hanno contraddistinto nei millenni il Mediterraneo, il premier assicura: «L'Italia non permetterà che questi principi siano sconfitti».

«Dobbiamo fermare questa carneficina»
Anche dalla pagina degli editoriali del Nyt, Renzi ribadisce le sue richieste. In primo luogo all'Europa, che deve almeno "raddoppiare" il suo impegno anche finanziario su Triton, ma anche agli altri alleati internazionali e alle istituzioni mondiali: «La risposta della comunità internazionale è stata insufficiente». La posta in gioco è altissima: «Dobbiamo fermare questa carneficina», perchè «le voci delle madri che hanno perso i propri figli in mare perseguiteranno le nostre coscienze». E il fenomeno migratorio «riguarda tutti noi e tutti noi dobbiamo contribuire a dare una risposta». «Non tutti i passeggeri sui barconi dei trafficanti sono famiglie innocenti», avverte Matteo Renzi dalle pagine del New York Times.

La paura dello Stato islamico
Dopo aver ricordato che «almeno il 90%» dei migranti passano attraverso la Libia, il premier sottolinea che in quel Paese «opera anche lo Stato Islamico» e dunque «il nostro sforzo per combattere il terrorismo in Nord Africa deve evolvere per superare anche questa minaccia, che crea terreno fertile per il traffico di uomini e interagisce pericolosamente con esso». Anche per questo «dobbiamo continuare i nostri sforzi politici e diplomatici per la ricostruzione della Libia».