26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Per i servizi segreti si tratta di «campagna di guerra psicologica»

L'Isis torna a minacciare l'Italia

Lo Stato islamico lancia nuovi e minacciosi messaggi all'Italia: se dovesse scendere in guerra contro il terrorismo in Libia, il Mediterraneo diverrebbe una pozza di sangue. La minaccia è quella concreta di scatenare «potenziali lupi solitari italiani» contro la culla della cristianità.

ROMA - «L'Italia non entri in guerra contro lo Stato islamico o il Mediterraneo si colorerà del sangue dei suoi cittadini». Passano solo alcuni giorni e l'Isis torna a minacciare l'Italia. Dopo l'ultima settimana passata a discutere sulla possibilità o meno da parte del nostro Paese di intervenire in Libia per fermare l'avanzata dei terroristi dello Stato islamico, il Site lancia un nuovo allarme: uno jihadista avrebbe affermato che qualora l'Italia dovesse intervenire militarmente nella situazione libica, ci sarebbero conseguenze serie per gli italiani. Alla fine dell'annuncio, la firma: «Khelafa media», lo stesso che pochissime settimane fa aveva pubblicato un documento sui lupi solitari, e che oggi torna a riproporli ancora come minaccia, se Renzi e Gentiloni vanno avanti con la politica che hanno annunciato, dovranno vedersela con «potenziali lupi solitari italiani».

LA NUOVA MINACCIA - Antiterrorismo e servizi segreti ritengono che quella portata avanti dagli jihadisti sarebbe una vera e propria «campagna di guerra psicologica». Tirare in ballo i lupi solitari, però, potrebbe essere molto deleterio per il nostro Paese. Si tratta, infatti, di un pericolo ingestibile, imprevedibile e assolutamente concreto. L'allerta è massima nonostante non sia così facile ormai distinguere tra verità e bugia, tra materiale originale o falso. Ciò che resta, però, è l'escalation di minacce a poche ore dall'annuncio da parte delle istituzioni italiane di voler assumere un ruolo di primo piatto nella lotta al terrorismo in territorio libico.

ALLE PORTE DELL'OCCIDENTE - «Con le mani sul grilletto stiamo arrivando a Roma», scrivevano qualche giorno fa i terroristi dell'Isis. Le immagini del Colosseo che brucia sotto le bandiere nere dell'Isis lanciavano un messaggio chiaro: l'intenzione dei terroristi di attaccare l'Occidente, di far soccombere la Città Santa, la culla della religione cristiana. «Siamo a sud di Roma» e ancora «l'Isis dalla Libia sta arrivando a Roma», a sud dell'Europa, pronti a minacciare l'incolumità non solo degli italiani ma dell'occidente tutto. Dopo i fatti drammatici al Charlie Hebdo e quelli sanguinosi di Copenaghen, oggi l'Occidente trema sotto la minaccia di nuovi attentati. L'Italia è al centro dell'attenzione dello Stato islamico che, attraverso le ultimissime minacce, inizia ad aizzare i suoi lupi solitari. Quei soggetti singoli, non legati a cellule specifiche che, proprio come nei fatti di Parigi e Copenaghen, agirebbero in solitudine, non attirando in questo modo le attenzioni dei servizi segreti e agendo indisturbati. La minaccia è seria e imprevedibile.

LE ARMI DI GHEDDAFI - Intanto, dalla Libia, il governo di Tobruk – quello cioè riconosciuto dalla Comunità internazionale – smentisce le voci diffuse dal quotidiano libico Asharq Al-Awsat che volevano le residue armi nucleari del Colonnello Muammar Gheddafi nelle mani dei terroristi islamici. La Libia garantisce, invece, che il sito di Ruwagha è «sotto controllo». Vi sono, però, ancora alcuni dubbi riguardo la possibilità che sul territorio libico si trovino armi chimiche illegali ma non dichiarate, che potrebbero finire in mano ai miliziani dell'Isis senza che il governo venga a conoscenza della cosa.

LA FRANCIA REAGISCE - Nuove operazioni militari contro i terroristi dello Stato islamico sono state avviate nella giornata di ieri, quando il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha raggiunto la portaerei francese Charles De Gaulle, eccellenza della Marina militare francese, posizionata nel Golfo Persico settentrionale, ora al servizio della Coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti. Da questa partiranno nuovi attacchi al cuore dello Stato islamico, con raid che da settembre ormai vengono perpetrati a danno dei fondamentalisti islamici in Siria e in Iraq. «Sei mesi di impegno ci ha permesso di fermare la conquista territoriale di Daesh e stabilizzare le linee del fronte ma la minaccia continua e le ragioni della nostra azione permangono», avrebbe affermato il ministro Le Drian secondo quanto riportato da Le Figaro.