29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Per l'ex Ministro il Quirinale non va confuso con i trucchi della politica

Mauro: «Basta affidare il Colle ai franchi tiratori»

Il Senatore Mario Mauro, Presidente dei Popolari per l'Italia, ha rilasciato un'intervista a DiariodelWeb.it per parlarci della prossima elezione del Capo dello Stato. E, sul futuro del Colle, ha le idee piuttosto chiare.

ROMA – Il Senatore Mario Mauro, Presidente dei Popolari per l'Italia, ha rilasciato un'intervista a DiariodelWeb.it per parlarci della prossima elezione del Capo dello Stato. E, sul futuro del Colle, ha le idee piuttosto chiare.

Entro fine mese potremmo avere il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana, i Popolari italiani da che parte stanno?
«Abbiamo tutta l'intenzione di trovare un nome sul quale tutta la nazione si possa accordare, perché rappresenti l'unità della ragione e garantisca la solidità del dettato costituzionale.»

All'interno delle liste di nomi che da l'altroieri troviamo sui giornali, secondo Lei ce ne sono alcuni più papabili di altri?
«In realtà queste liste di nomi servono soprattutto ai giornali per vendere copie, ma non hanno nessun senso logico, se non quello di ricordarci che esistono diverse persone degne di questo ruolo.»

Voi Popolari per l'Italia vi sentireste già di fare un nome, o avete comunque una linea chiara da seguire?
«Abbiamo una linea chiarissima, che è quella di non avere pregiudizi. Tutti confluiscono su identikit presupposti, per cui per fare il Presidente della Repubblica adesso bisogna essere più o meno moderati , più o meno di sinistra, più o meno di destra. Ma in realtà bisogna ricordarsi che il Presidente della Repubblica ha in Italia poteri amplissimi: per esempio, quando c'è un contrasto tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, va a casa quest'ultimo e non il primo. Quindi, rispetto alla narrativa che viene scelta per raccontare questo voto, nessuno deve dimenticare che al Presidente della Repubblica la Costituzione conferisce poteri amplissimi.»

Secondo Lei l'elezione potrebbe arrivare prima della quarta votazione? Ci sono le basi per una comunione d'intenti nel mondo politico odierno?
«Se si volesse far riferimento a un metodo che privilegia ciò che unisce piuttosto che ciò che divide i partiti, senz'altro. Mi sembra, però, che a questo riguardo abbia già lanciato un messaggio chiaro il Presidente del Consiglio, il quale - sostenendo che l'elezione arriverà alla quarta votazione - evidentemente immagina già una forte contrapposizione.»

Lei intravede un fil rouge che possa legare tra loro i dissidenti dei vari partiti? Quali sono le possibili alleanze all'orizzonte?
«Fatico onestamente a immaginare che l'elezione del Presidente della Repubblica italiana possa essere eletto unendo le forze di tutti coloro che hanno qualcosa che non va nei confronti del partito di appartenenza. Anche immaginando un congruo numero di dissidenti, non vedo il rischio di grandi patemi d'animo questa volta. L'elezione di Napolitano è stata il frutto di intenti straordinari all'intento del Partito Democratico, dove qualcuno aveva il problema di far saltare la segreteria di Bersani. Questa operazione è riuscita, e chi l'ha realizzata oggi è a Palazzo Chigi: perciò non posso immaginare che debba succedere qualcosa di analogo.»

Lei si sentirebbe di fare un nome? I POPOLARI PER L'ITALIA chi vorrebbero vedere al Colle?
«E' ingiusta l'idea di fare un nome: non spetta a noi farlo, perché non abbiamo i numeri né la forza politica per determinarlo. Vedo bene, invece, la volontà di costruire una candidatura condivisa da tutte le opposizioni. Vedo benissimo l'idea che sia un uomo o una donna, e non dimentichiamoci che esiste anche questa possibilità, di spessore e d'esperienza internazionale. Se posso aggiungere qualcosa, vorrei che avesse un sincero cuore europeo.»