Meloni: basta con le nuove moschee e con gli Imam fuori controllo
Dopo l'attentato di ieri che ha sconvolto l'Occidente, ritorna di grande attualità il tema della sicurezza delle nostre città rispetto alla minaccia del fondamentalismo islamico. E la richiesta della comunità musulmana milanese di una nuova moschea spinge a interrogarci su come ottemperare la necessità di maggiori controlli con l'esigenza di integrare e di garantire libertà di culto
MILANO – A poche ore dal barbaro attentato nella redazione dello Charlie Hebdo, si torna, con apprensione, a parlare di terrorismo islamico e, soprattutto, del rischio di «contagio» estremista cui l’Europa e le sue città sarebbero sempre più esposte. E sulla notizia dell’eventuale costruzione di una nuova moschea a Milano, il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, intervenuta ieri alla manifestazione di solidarietà davanti al consolato francese nel capoluogo lombardo, ha espresso nettamente il suo disaccordo: «Noi vogliamo essere attenti e solidali con chi vuole professare la propria religione rispettando le nostre leggi e identità; il tema della moschea è un problema nella misura in cui non ci sono regole, oggi, che sottintendano la costruzione delle nuove moschee, non ci sono albi di Imam, non ci sono tutte le questioni di cui abbiamo parlato e in assenza delle quali anche la costruzione di nuove moschee diventa un problema».
VECCHIE E NUOVE MOSCHEE FUCINE DI FONDAMENTALISTI? - D’altronde, l’attentato di Parigi è avvenuto nello stesso giorno in cui, proprio a Milano, il Caim (coordinamento tra 25 associazioni islamiche della città) ha manifestato perplessità sul recente bando del Comune per l’assegnazione di aree per la realizzazione di luoghi di culto, indetto a fine dicembre scorso. Le aree individuate per le opere, infatti, sarebbero «insufficienti per le esigenze delle comunità religiose della città», e mancherebbe «uno studio su quale potrebbe essere la forma strutturale del luogo di culto». Il Caim, dunque, ha annunciato che chiederà all’amministrazione comunale «di revocare il bando e di approvare un nuovo testo che elimini i criteri che possano rivelarsi discriminatori e che dia risposta alle legittime osservazioni presentate», valutando addirittura un possibile ricorso al Tar. Decisa la reazione del Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Riccardo De Corato: «Non solo vogliono ottenere le loro moschee con agevolazioni e sconti, ma si lamentano pure, né evidentemente intendono sottoscrivere la Carta dei Valori e accettare i giusti controlli del ministero dell’Interno. Oggi poi, dopo la strage avvenuta a Parigi, è veramente il giorno sbagliato per chiedere meno controlli: questo tragico attacco terroristico ci serva da monito. Dopo innumerevoli pasticci mi auguro che Majorino ritiri il bando, ma si guardi bene dall’accettare le richieste delle comunità islamiche». Eppure, non tutti, nel nostro Paese, sono dello stesso avviso. Secondo Vox, Osservatorio italiano sui diritti, l’ordinamento regionale lombardo in materia «rischia di pregiudicare l’uguaglianza fra le confessioni religiose e la libertà di coscienza degli individui». Nel mirino, in particolare, «le «norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi» contenute nella «legge sul governo del territorio» n. 12 del 2005. In effetti, tali norme, comunemente definite «anti-minareti», rendono particolarmente difficoltosa l’apertura di luoghi di culto per le confessioni religiose diverse da quella cattolica». La concessione dei finanziamenti per la costruzione di tali opere sarebbe, cioè, altamente selettiva, e risponderebbe a un criterio di «consistenza e incidenza sociale» della confessione che facilmente esclude le comunità musulmane. Un criterio, spesso prettamente quantitativo, da tempo abbandonato dalla stessa Corte Costituzionale, che lo considera «ormai inaccettabile».
IN EUROPA COMUNITÀ MUSULMANA SEMPRE PIÙ NUMEROSA - Dopo i fatti di ieri, sono in molti, però, a chiedersi se la concessione di nuovi luoghi di culto – oltre a quelli già presenti, difficili da controllare – alle comunità musulmane sul territorio possa spalancare le porte al rischio di contagio terroristico. Allo stesso tempo, la sempre maggiore presenza musulmana in Europa – che, secondo il think tank americano Pew Research Center, nei prossimi 20 anni rappresenterà l’8% della popolazione del vecchio continente – spinge a porsi serie questioni in proposito: innanzitutto, se il divieto di costruire nuovi minareti sia sufficiente a garantire la sicurezza, o se non sia, per certi versi, addirittura controproducente; in secondo luogo, come poter monitorare le attività dei fedeli nelle moschee già presenti nelle nostre città; non da ultimo, come ottemperare le esigenze di sicurezza con il rispetto del principio enunciato nell'art. 19 della nostra Costituzione, che garantisce la libertà di professare liberamente il proprio credo religioso in forma individuale e collettiva. D’altronde, l’Italia non è certo l’unico Paese, in Europa, a doversi porre queste domande, e non è neppure ai primi posti per incidenza demografica delle comunità musulmane, che coprono soltanto il 2,5% della popolazione. In tale classifica svettano, invece, i Paesi più sviluppati, ricchi e con un passato coloniale: oltre alla Francia (10%), Austria (6%), Belgio (6%), e Svezia (5%). I musulmani si sono inseriti nel sistema sociale ed economico un po’ ovunque, anche se, di solito, occupano posizioni che non competono per prestigio e reddito con quelle della popolazione autoctona. Nel nostro Paese, secondo i dati dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), la comunità contribuisce al Pil nazionale per il 4,5%, con il suo apporto al settore manifatturiero, della ristorazione e delle macellerie. Un’immigrazione piuttosto recente (risalente agli anni ’90), che ancora non può contare su una valida strategia di integrazione capace, contemporaneamente, di scongiurare il verificarsi di episodi come quello che ieri ha sconvolto l’Occidente. Strategia che, a maggior ragione dopo ieri, si richiede con sempre maggiore urgenza.
- 16/11/2018 Torna in Italia l'imam che applaudì la strage di Charlie Hebdo
- 05/01/2016 Hollande apre le commemorazioni della strage di Charlie Hebdo
- 04/01/2016 Francia: Charlie Hebdo, un anno dopo
- 16/02/2015 Gattegna: «Non raccogliamo l'invito di Netanyahu. Ma l'Europa non insegua il pacifismo a tutti i costi»