23 maggio 2025
Aggiornato 03:00
Monete false e prostituzione nella città partenopea

Napoli: capitale mondiale dei falsari

I carabinieri del Comando antifalsificazione monetaria e quelli dei Comandi provinciali di Napoli e Caserta hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal gip di Napoli, su richiesta della Procura Distrettuale Partenopea, nei confronti di 56 persone accusate di produrre monete false.

NAPOLI - I Carabinieri del Comando antifalsificazione monetaria e quelli dei Comandi provinciali di Napoli e Caserta hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal gip di Napoli, su richiesta della Procura Distrettuale Partenopea, nei confronti di 56 persone accusate dei reati - tra gli altri - di associazione per delinquere, falsificazione di monete ed introduzione nello Stato di monete falsificate, falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli.

QUARTIERI A LUCI ROSSE NELLA CITTÀ - Non solo monete false, a Napoli. Ma anche tanta, troppa prostituzione. I controlli della Municipale sono durati circa due mesi, durante i quali gli agenti hanno monitorato i luoghi, riscontrando la reiterazione dei comportamenti da parte delle prostitute e dei proprietari dei «bassi». I poliziotti, infatti, hanno avuto modo di riscontrare che le zone di corso Umberto e corso Garibaldi, durante le ore serali e notturne, diventano luoghi particolarmente funzionali per adescare clienti interessati a consumare rapporti sessuali a pagamento. Durante le fasi di accertamento sono state identificate e sottoposte a controllo 27 prostitute di varie etnie, prevalentemente rumene e cinesi. Dieci le persone denunciate per favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina.

PROSTITUZIONE E FALSARI - In stanze simili a tuguri ragazze bisognose costrette a prostituirsi per poter far fronte alla loro condizione di clandestinità. Accade a Napoli dove gli agenti della polizia municipale hanno sequestrato quattro «bassi» dati in locazione, a nero, a lucciole di etnia asiatica che svolgevano nei sotterranei di corso Umberto e corso Garibaldi, a poca distanza dalla stazione Centrale, il mestiere del meretricio. I controlli dei caschi bianchi hanno permesso di accertare che i proprietari dei locali adibiti ad alcove, tutti italiani, percepivano 500 euro al mese mettendo a disposizione delle ragazze sotterranei fatiscienti corrispondenti a depositi, attualmente destinati a ricoveri per l'esercizio della prostituzione, creando di fatto un mini quartiere a luci rosse.