Damiano (Pd): non punite i dissidenti
"Non voglio neanche pensarlo". Dopo il voto di fiducia, così il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, interpellato a Montecitorio, ha risposto a chi chiedeva un commento sull'ipotesi che i senatori del Pd Felice Casson, Corredino Mineo e Alessia Ricchiuti potessero subire conseguenze disciplinari.
ROMA - «Posso dire che alla Camera, per senso di responsabilità, noi voteremo la fiducia sul Jobs Act, anche se in modo critico. Al Senato, però, basterebbero sette voti per non avere la fiducia». Lo aveva affermato Cesare Damiano, deputato ed esponente della minoranza Pd ad Agorà, su Rai Tre. «La Sala Verde - ha aggiunto - spero non sia solo un rito di passaggio, immagino ci sarà una sequenza di incontri con le parti sociali. I governi, poi, hanno il diritto di decidere, anche se le parti sociali non sono d'accordo». Sul dibattito interno al Pd Damiano affermava che «i mal di pancia ci sono, perché non era il caso di mettere la fiducia, si poteva governare la situazione: abbiamo presentato 7 emendamenti - ricordava il presidente della commissione Lavoro della Camera - mi auguro che questi siano accolti». Quindi Damiano aveva concluso: «Mi preoccupa chi dice basta con i sindacati, basta con Confindustria, basta con i corpi intermedi, poi alla fine basta con la democrazia, faccio tutto io. C'è bisogno di rinnovamento, ma i corpi intermedi servono».
DAMIANO (PD): NON PUNITE I DISSIDENTI - «Non voglio neanche pensarlo». Dopo il voto di fiducia, così il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, interpellato a Montecitorio, ha risposto a chi chiedeva un commento sull'ipotesi che i senatori del Pd Felice Casson, Corredino Mineo e Alessia Ricchiuti (che sono usciti dall'Aula del Senato per evitare di votare la fiducia sul Jobs act) possano subire conseguenze disciplinari. La commissione Lavoro della Camera riceverà a breve il testo della delega e avrà tempi strettissimi per approvarla poiché incombe la legge di stabilità. Ma Damiano, che è tra coloro che hanno criticato parte delle modifiche approvate in Senato e l'assenza di un chiarimento nel testo della legge delega sull'articolo 18, ha precisato che l'iter dovrà essere quello consueto e che non dovrà esserci una semplice ratifica del lavoro fatto a Palazzo Madama.
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