19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
MoVimento 5 Stelle

Di Maio: «Chi ci ha rovinato non potrà farci ripartire»

Così Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, esponente di punta del Movimento 5 stelle, chiarisce sul suo profilo Facebook la sua adesione alla linea di chiusura nei confronti del governo, dopo che lui stesso era stato rappresentato come l'alfiere della «svolta» dialogante.

ROMA - «Ci abbiamo provato in tutti i modi a fargli fare qualcosa di buono: dalle centinaia di nostre proposte - sempre bocciate. Fino ai tavoli di dialogo - in cui hanno rivelato ancora una volta la loro fedeltà a Berlusconi. Ormai è evidente che chi ci ha rovinato non potrà farci ripartire. A chi non vuole capirlo auguro buona fortuna». Così Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, esponente di punta del Movimento 5 stelle, chiarisce sul suo profilo Facebook la sua adesione alla linea di chiusura nei confronti del governo, dopo che lui stesso era stato rappresentato come l'alfiere della «svolta" dialogante.

Di Maio cita i dati Ocse: «Pil Italia -0,3% nel secondo trimestre. L'Italia è l'unica del G7 in calo», osserva. «Chi crede che la crisi del lavoro e della produzione che sta attraversando l'Italia - aggiunge - valga un pò per tutti gli Stati (quindi non c'è da preoccuparsi), evidentemente si è lasciato abbindolare dalle parole di un Governo che nasconde la polvere sotto al tappeto, raccontando ai cittadini che va tutto bene. L'Italia è l'unica in calo dei paesi industrializzati, detto da quei gufi dell'Ocse».

«L'Italia - spiega l'esponente stellato - deve ripartire. C'è tanto da fare sulle politiche economiche, dall'abolizione dell'Irap per le imprese fino al reddito di cittadinanza. Ma è un piano che non potrà mai attuarsi se al Governo resteranno coloro che negli ultimi anni non hanno mai preso le decisioni che potevano salvare milioni di posti di lavoro. Per far ripartire l'Italia dobbiamo prima di tutto mandare a casa le forze politiche che l'hanno distrutta in questi anni. Incluso Renzi, che è il Romolo Augustolo dell'era dei partiti».