19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Centrosinistra | Partito Democratico

Orfini, rivoluzione PD 2.0

Il Presidente del PD intervistato da La Stampa: «Credo che il PD di fronte a un grande sforzo di elaborazione di risposte politiche alla crisi, abbia bisogno di allargare il proprio campo d'azione anche a quelle forze che in queste settimane hanno dimostrato di non voler essere risucchiate dal radicalismo di una sinistra antagonista a prescindere, o dagli eccessi tardo liberisti di un centro che d

ROMA - «E' chiaro che la fatica con cui siamo riusciti a portare a casa i primi risultati in questi primi mesi di governo dimostra la necessità di avere a fianco del governo un partito rivoluzionato rispetto a quello che è oggi il Pd, all'altezza di quel 41% di voti presi alle europee». Lo ha detto il presidente del Pd, Matteo Orfini, in un'intervista a «La Stampa».

Orfini ha spiegato di condividere l'analisi di Renzi secondo cui «la frattura nel Paese è tra chi difende i privilegi acquisiti e tutti gli altri che ne sono tagliati fuori. Dobbiamo scardinare le rendite di posizione anche quando a goderne sono pezzi di società storicamente vicini al centrosinistra». Questo significa, ha chiarito, «aprire il Pd a quella nuova classe dirigente che c'è nella politica, nel Parlamento e nel Paese, che vuole combattere con noi questa battaglia».

Un appello ai fuoriusciti di Sel e Scelta Civica a entrare a far parte del Pd 2.0? «Credo che il PD - ha risposto Orfini - di fronte a un grande sforzo di elaborazione di risposte politiche alla crisi, abbia bisogno di allargare il proprio campo d'azione anche a quelle forze che in queste settimane hanno dimostrato di non voler essere risucchiate dal radicalismo di una sinistra antagonista a prescindere, o dagli eccessi tardo liberisti di un centro che di liberale ha molto poco».

E' il partito della Nazione che intende Renzi? «Quella formula - ha detto il presidente del Pd - non mi appassiona, i confini del Pd li abbiamo definiti con l'adesione al partito socialista europeo in cui possono riconoscersi forze che non sono oggi nel Pd». Non si tratta, ha puntualizzato Orfini, di una «somma di ceto politico». Piuttosto, «il processo di europeizzazione e semplificazione del nostro sistema politico è inevitabile. Quelli che oggi vivono una fase di scomposizione possono guardare con interesse ad un Pd che allarga i propri confini e che si fa carico del paese nel momento più difficile. Ma riguarda anche tanti sindaci e amministratori che si trovano a fronteggiare la crisi in prima linea. La voglia di allargare serve a far fare un salto di qualità al Pd che rappresenta sempre di più il perno per le svolte del Paese».

Quanto a Vendola, secondo Orfini «ha fatto un errore tornando indietro con Sel rispetto all'adesione al Pse, per costruire una posizione che ammicca a salotti radical-chic obsoleti e a comportamenti parlamentari che ricordano quelli dei grillini. E per quel che riguarda le diverse componenti interne, dobbiamo rinunciare alle rendite di posizione del congresso e partecipare alla ricostruzione del Pd».

Orfini ha concluso esortando a «usare i mesi di agosto e settembre con le feste in tutta Italia per iniziare a discutere insieme, invitando cittadini e politici, su come rivoluzionare il Pd».