IOR, continua lo scontro in Vaticano
L'Istituto per le Opere di Religione, teatro di mille scandali negli anni passati, sarà al centro dell'attenzione del Consiglio vaticano dell'Economia che si svolgerà venerdì prossimo, ultimo giorno di lavoro degli otto cardinali consiglieri di Papa Francesco sulla riorganizzazione della Curia romana.
CITTÀ DEL VATICANO - La riforma dello Ior procede. L'Istituto per le Opere di Religione, teatro di mille scandali negli anni passati, sarà al centro dell'attenzione del Consiglio vaticano dell'Economia che si svolgerà venerdì prossimo, ultimo giorno di lavoro degli otto cardinali consiglieri di Papa Francesco sulla riorganizzazione della Curia romana.
Dietro l'apparente tranquillità, lo scontro in Vaticano è pesante.
Jorge Mario Bergoglio ha deciso, nei mesi scorsi, che lo Ior non chiuderà. Ma la pulizia, iniziata sotto Benedetto XVI, deve proseguire. Lo stesso Papa ha parlato di 1600 conti chiusi, molte le posizioni che in questi mesi vengono scandagliate dai tecnici del Promontory group, tante le movimentazioni finite sotto lo screening dell'authority finanziaria (Aif). Nel corso del tempo il Papa argentino ha già cambiato molte cose. Ha confermato il presidente, il tedesco Erns von Freyberg, nominato agli sgoccioli del pontificato di Joseph Ratzinger nonostante il tentativo di alcuni ambienti italiani di imporre un candidato belga alternativo. Ha decapitato i vertici italiani dell'istituto con sede nel torrione Niccolo V, il vicedirettore Cipriani e il suo braccio destro Tulli. Ha mandato a casa la commissione cardinalizia di vigilanza, che era guidata dal cardinale Tarcisio Bertone. Ha sostituito anche il management dell'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa) e dello stesso Aif (in pensione il cardinale Attilio Nicora, a casa i membri, tutti italiani, del consiglio direttivo). E' rimasto in sella il board dello Ior (quello che licenziò, nel 2013, Ettore Gotti Tedeschi).
Von Freybert, vaso di coccio tra vasi di ferro
Von Freyberg, tre giorni a settimana a Roma, ha ereditato una situazione molto complicata. Pochi mesi dopo l'insediamento è esplosa la grana del caso di monsignor Nunzio Scarano, dipendente dell'Apsa che movimentava ingenti capitali allo Ior poi finito agli arresti a Roma. Nel corso dei mesi non si è fatto molti amici. Un articolo pubblicato in questi giorni sull'Espresso riporta di documentazione che gli addebitano mancati controlli su vicende che si trascinavano da tempo. Ha fatto fare passi avanti nell'adeguamento del Vaticano sulla trasparenza finanziaria. Ma si ritrova ora come il proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro. La vecchia guardia dei cardinali italiani non ha digerito di essere stata eliminata dalla scena. Anche i cardinali Giuseppe Versaldi (prefettura degli Affari economici) e Domenico Calcagno (Apsa) sarebbero in uscita. Al posto degli italiani stanno arrivano americani, tedeschi, maltesi. Prendono sempre più il controllo dei gangli finanziari ed organizzativi del Vaticano, coerentemente peraltro con l'indicazione di un Conclave che ha voluto archiviato l'epoca Vatileaks e ha scelto un Papa «quasi dalla fine del mondo».
Gli interesse in campo e le resistenze alla riforma sono molte.
Bergoglio ha affidato la segreteria per l'Economia al cardinale George Pell, vigoroso cardinale australiano che ora vuole vederci chiaro sugli investimenti dell'Apsa, la cassaforte di Propaganda fide. E sullo Ior. A questo fine potrebbe essere ridefinito anche il managemnet dell'istituto, presidenza compresa. Venerdì, intanto, si riunisce il Consiglio per l'Economia. Si tratta di un dicastero di indirizzo guidato dal cardinale tedesco Reinhard Marx e destinato a lavorare in stretto coordinamento con la segreteria di Pell. Sostituisce un preesistente consiglio di 15 cardinali che fu creato da Giovanni Paolo II per approvare i bilanci, preventivi e consuntivi, del Vaticano. Ma Jorge Mario Bergoglio lo ha rifondato ex novo. Ha nominato otto cardinali e sette laici. Dopo i profondi rivolgimenti di quest'anno, è improbabile che sia in grado di approvare già venerdì il bilancio vaticano. Più probabile che si discuta di Apsa, organigrammi, Ior. Alla prima riunione intervenne anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Oltre a sette cardinali (è rimasto solo un italiano, Agostino Vallini), sono quasi tutti non italiani i sette membri laici del consiglio per l'Economia che si riunisce venerdì: il maltese Joseph F.X. Zahra (vice-coordinatore e presidente della Cosea), il canadese John Kyle, lo spagnolo Enrique Llano Cueto, il tedesco Jochen Messemer, il singaporese George Yeo, Francesco Vermiglio, unico italiano e, molto stimato da Pell, il francese Jean-Baptiste de Franssu. Tra di loro potrebbero esserci personalità in grado di assumere maggiori incarichi. Ma i conflitti, gli interessi in campo e le resistenze alla riforma sono molte.