24 aprile 2024
Aggiornato 16:00
L'intervista

La «Nomenklatura» che inchioda Renzi

La macchina dello Stato è in mano ad un potere opaco che stabilisce regole, impone e cambia le leggi, impedisce al Paese di essere moderno e competitivo. Viaggio di Roberto Mania di e Marco Panara nelle viscere di un califfato che governa nell’ombra: fra i suoi membri c’è chi comanda veramente in Italia.

ROMA - Silvio Berlusconi, nei momenti di massimo fulgore più di una volta ebbe a lamentarsi con i giornalisti del fatto che i poteri che gli derivavano dall’essere il Presidente del Consiglio non andavano al di là della possibilità di cambiare a suo piacimento le tende delle auguste stanze di palazzo Chigi
Esagerava? Sicuramente. Ma al tempo stesso quell’iperbole dell’ex Cavaliere era più vicina alla verità di altre esternazioni rilasciate da Berlusconi con la disinvoltura che gli era consueta.
C’era comunque una contraddizione in quelle lagnanze dell’allora premier: il suo sentimento di impotenza veniva pronunciato mentre il suo fianco era ombreggiato dalla onnipresente figura di Gianni Letta. L’uomo che, al contrario del capo, poteva tutto, o quasi.

In questa incongruenza del potere hanno scavato con l’abilità e la pazienza necessaria agli speleologi due giornalisti di Repubblica.
Roberto Mania e Marco Panara, hanno infatti sfornato una sorta di Google maps di chi comanda veramente in Italia, che già nel titolo, «Nomenklatura», si presenta come una guida indispensabile per chi voglia capire come si fa a diventare quell’Italia che conosciamo. Anzi, che non conosciamo affatto.
Come si differenzia questo viaggio nelle viscere del potere di Mania e Panara dagli innumerevoli libri sulle caste italiche che affollano ormai gli scaffali di ogni libreria?
Semplice, il loro non è un libro che svela scandali o trame criminali, alle quali, purtroppo, abbiamo fatto abbondantemente il callo.
«Nomenklatura» non si limita, però, a fotografare lo scheletro e i circuiti venosi di quell’edificio dai mille tentacoli che ospita lo Stato. Dopo avere scodellato le relazioni e l’intreccio di reciproci interessi di chi governa dal di dentro la macchina, Mania e Panara passano infatti a «zummare» su personaggi e carriere. Fanno nomi e cognomi di potentati legati indissolubilmente da un unico scopo: manovrare nell’ombra i fili che muovono quel grande agglomerato di leggi, potere, affari che si chiama Italia.

La cosa che più inquieta del vostro libro – ha chiesto il DiariodelWeb.it a Marco Panara, è che la vostra ricognizione sorvola unicamente l’area legale del paese. Quella giuridicamente inoppugnabile. Dove agiscono quasi esclusivamente i primi della classe, i più bravi ai concorsi, i più competenti. Dagli scandali si può sperare di uscire, ma chi ci può guarire da quella normalità malata che dipingete nel vostro libro?
«In effetti non è un problema da poco. Anche perché coloro che avrebbero le competenze per rimettere in moto una macchina immobile da decenni sono gli stessi che l’hanno costruita, modellata su loro stessi», risponde Panara, uno dei due autori di «Nomenklatura».

Quindi è inutile illudersi che qualcosa possa cambiare?
«Intanto bisogna riconoscere che l’attuale Presidente del Consiglio ci sta provando. Per esempio, nell’elenco storico dei sottosegretari alle presidenza del Consiglio, finora hanno campeggiato quasi unicamente uomini dalle competenze giuridiche, con una prevalenza di Consiglieri di Stato. Con Renzi per la prima volta questo ruolo delicato è stato assegnato ad un medico endocrinologo, Graziano Del Rio. Staremo a vedere se questi sforzi saranno coronati da successo. Per ora aggiungerei che non è solo questioni di uomini, ma di cultura. Tanto più che la preparazione giuridica impera anche in questi giorni a Palazzo Chigi».

Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Tar, Mef, Ragioneria generale, Authority, Consob, gli uffici dei capo di gabinetto ministeriali, la scuole superiore dell’economia e della finanza. C’è anche la scuola nazionale dell’amministrazione. Sono tutti luoghi forniti di porta girevole. «Nomenklatura» di Mania e Panara ricostruisce con meticolosità una sorta di gioco dei quattro cantoni, dove a circolare sono sempre gli stessi nomi, ora nel ruolo di controllori, ora in quello di controllati. Ora, contemporaneamente, nella duplice veste.
E’ un califfato quello descritto dai due giornalisti di Repubblica dove tutti convivono sotto una stessa bandiera in cui è scritto con fili d’oro il motto di uno storico Presidente del Consiglio di Stato: «La competenza giuridica è alla base di tutto».
«Un direttore generale del ministero dell’Agricoltura una volta mi confessò: qui l’unico agronomo sono io», aggiunge Marco Panara.

Insomma nell’epoca di Google e Apple la nostra classe dirigente continua a a badare solo a che le procedure siano applicate correttamente ?
«Il vero problema è che tutti si preoccupano delle forme e nessuno dei risultati. Ecco perché nelle stanze del potere c’è bisogno di un esercito di giuristi, mentre si trovano con il lanternino, biologi, chimici, informatici».

La morale di «Nomenklatura» potrebbe essere che, per assurdo, ne uccide più il carrierismo e l’incompetenza che l’illegalità. Eppure Matteo Renzi si dice convinto che nel giro di dieci anni riuscirà cambiare l’Europa»
«E perché non credergli? Se nel frattempo sarà riuscito a cambiare l’Italia, cambiare l’intero continente sarà uno scherzo», conclude Marco Panara.