3 ottobre 2025
Aggiornato 10:30
Governo Renzi

Sulla qualità delle «pentole» di Renzi giudicherà il tempo

Il premier super criticato per i suoi modi da imbonitore, ma c è chi difende la chiarezza e la semplicità della sua comunicazione. Anche se i dubbi sulle promesse restano

A leggere i commenti sui giornali della lunga conferenza stampa in cui il presidente del Consiglio ha scodellato il suo piano per rilanciare l’Italia, la cosa che ha colpito di più non sono stati i contenuti del vasto progetto presentato a Palazzo Chigi, ma la forma con la quale Renzi li ha presentati.

Su questo punto, cioè sulla comunicazione, stampa, radio e televisione si sono scatenati e a Matteo Renzi è stato detto di tutto: il complimento più gentile che gli è stato riservato è che ha trasformato la conferenza stampa in una televendita. Tra l’altro Grillo è già da tempo che si riferisce al presidente del Consiglio come al «venditore di pentole».

Più sobriamente, ma non meno sferzante Dario di Vico, editorialista del Corriere della Sera, che dalle pagine del quotidiano milanese ha rimproverato Renzi di avere presentato i provvedimenti votati in Consiglio dei ministri come avrebbe fatto un banditore. Una metodo comunicativo, specifica l’editorialista, che non giova a quella trasparenza fra politici e cittadini che rientra fra gli intendimenti principali del Presidente del Consiglio.

Ma il modo di comunicare agli italiani che sotto i 1500 euro di stipendio mensile, a partire da maggio, avranno 1000 euro annui in più in busta paga, merita tutte le critiche che gli sono state riservate?

Io credo di no. Su Renzi, finché non si potrà toccare con mano che i soldi che dice di avere ci siano veramente, si possono avanzare leciti dubbi. Molte delle risorse che il governo intende mettere in campo, inoltre, non sono già in cassa, ma dipendono dall’esito di molte previsioni di entrata. Qualora alcuni degli scenari disegnati si inceppassero il presidente del Consiglio non avrebbe a disposizione alcuna riserva a cui attingere. Infine, non a caso, la Banca Centrale europea non ha lasciato passare nemmeno 24 ore per mettere le mani avanti e avvertire il governo che dal punto di vista del debito praticamente non sta facendo nulla e quindi si togliesse dalla testa di poter usufruire di qualche sforamento sui conti pubblici per mantenere le promesse fatte agli italiani.

Quindi tutte le incertezze sono plausibili per quanto riguarda i contenuti della ricetta presentata da Renzi. Ma per quanto riguarda la chiarezza, nell’esposizione del suo programma, il presidente del Consiglio non merita alcun appunto. Anzi gli va riconosciuto di aver parlato con una franchezza insolita, quanto apprezzabile rispetto al politichese al quale gli italiani sono da tempo immemorabile condannati.

E poi le stessa critica di essersi espresso come un piazzista contiene in se una contraddizione: perché è noto che il piazzista di pentole o spazzole, obbligato com’è a farsi capire da massaie e casalinghe, non può che usare un linguaggio comprensibile da tutti. Quindi dal punto di vista comunicativo fa pienamente il suo dovere.

Se lo scopo è di prendere in castagna il piazzista non è dunque sulla trasparenza lessicale che va monitorato, ma sulla sostanza di ciò che afferma e cioè ( per restare nella metafora) sulla effettiva qualità delle spazzole o pentole che esibisce.

L’ onestà (anche dell’acquirente, non solo del venditore) impone, però, che un giudizio sulla merce possa avere una validità oggettiva non al momento dell’offerta, ma solo in secondo momento, cioè alla verifica dei fatti. A meno che non si abbia la prova che il banditore stia mentendo.

Ora, se si passano in rassegna anche le critiche più aspre dei commentatori, i dubbi sulla possibilità che Renzi sia in grado di mantenere le sue promesse sono molti, ma nessuno si è sbilanciato a dire che il presidente del Consiglio abbia mentito, suffragando questa accusa con l’evidenza della prova.

Quindi al momento resta in piedi unicamente il rilievo che Matteo Renzi usa comunicare con i toni classici di un buon venditore alle prese con una potenziale clientela.

Forse non ci sarebbe niente di male, ma diventa un caso solo perché il modo di porsi del premier finisce per somigliare, come fossero due gocce d’acqua, all’imbonire di un altro grande piazzista che lo ha preceduto e che risponde al nome di Silvio Berlusconi.

Tanto che lo stesso Cavaliere, forse dimentico del «contratto con gli italiani», e delle «niente tasse per tutti» (o per Totti) ha accusato Renzi di avere esagerato: «sembrava un venditore, non uno statista» ha sentenziato l’uomo del «cucù» alla Merkel e del «mister Obama» urlato davanti alla Regina Elisabetta che non gli lesinò un solenne rimprovero in mondo visione.

Ma l’Italia va così, il bue non smette di dare del cornuto all’asino e guai a farsi capire, non fa fino e si rischia che si possa risalire alle fonte di chi ha sparato cazzate.