29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
La crisi siriana

Emma Bonino: «Nessun automatismo a interventi militari»

La titolare degli Esteri: «Se arrivasse il via libera delle Nazioni Unite per un attacco a Damasco, la questione sarebbe oggetto di un serio dibattito in parlamento». Il ministro della Difesa Mauro: «Nostri uomini in troppi altri scenari»

ROMA - Se arrivasse il via libera delle Nazioni Unite, l'Italia non parteciperebbe «automaticamente» a un intervento militare internazionale in Siria, ma la questione sarebbe oggetto di «un serio dibattito in parlamento». Il ministro degli Esteri Emma Bonino, ospite di Radio anch'io è tornata sulla situazione siriana.

ANCHE CON ONU NESSUN AUTOMATISMO - «Non è una questione automatica», ha detto Bonino in merito alla partecipazione e alla concessione delle basi in caso di semaforo verde del Consiglio di Sicurezza, «ma si tratterebbe sicuramente di uno scenario di legalità internazionale a oggi totalmente inesistente». Una prospettiva, ha aggiunto, «che dovrebbe porre per lo meno un serio dibattito con il parlamento tutto, perché ovviamente si tratterebbe di uno scenario giuridicamente e legalmente diverso».

Quanto alle ragioni degli altri Paesi della comunità internazionale che 'spingono' per un ricorso alla forza, Bonino ha assicurato che «l'orrore per quello che è successo è ampiamente condivisibile, la differenza di valutazione è sull'utilità di un intervento armato». Interventi che, ha concluso il ministro degli Esteri, «nascono normalmente limitati e poi diventano illimitati. Il tutto, ripeto, senza un quadro di legalità internazionale».
In una intervista al Mattino, Bonino ha dato maggiori dettagli: «La Siria non è il Kosovo, non è così chiaro chi dobbiamo andare ad aiutare. I gas nervini sono un'atrocità ma solo le Nazioni Unite possono arrivare a conclusioni certe». Il ministro ha continuato: «Voglio essere chiara, siamo di fronte a un crimine di guerra e il governo italiano si associa pienamente alla condanna internazionale. Tuttavia l'Italia non parteciperà attivamente ad azioni militari deliberate e attuate al di fuori del contesto delle Nazioni Unite».

GIÀ 6MILA UOMINI ALL'ESTERO - Comunque ha ricordato Bonino: «Il nostro Paese è già impegnato ai limiti delle sue possibilità in diversi teatri internazionali: in Libano con mille 100 uomini, in Afghanistan con 3mila 200 soldati, nei Balcani con 650 effettivi, nell'Oceano Indiano con più di 300 uomini, nel Sinai con 80 osservatori. Sommando le altre presenze minori, n Libia, Somalia, Mali, Emirati Arabi, Malta etc. il totale è di quasi 6mila militari all'estero».

I PROFUGHI - Sta di fatto però che «quella dei profughi del conflitto in Siria è un'emergenza alla quale la comunità internazionale deve essere più attenta», e ha detto il ministro, «a cui anche l'Italia può dare il suo contributo attraverso il decreto missioni». Ospite di RaiNews 24, la titolare della Farnesina ha ricordato le enormi dimensioni di questo problema: «Stiamo parlando di un milione di profughi in Libano, che è un Paese di quattro milioni di abitanti, di 600mila profughi che ho in parte visitato in Giordania e di un esodo massiccio recente dei curdi a nord della Siria», ha ricordato Bonino. «Penso che da questo punto di vista la comunità internazionale deve essere più attenta e più generosa, ha commentato».

Il titolare della Difesa Mario Mauro ha dato un'analisi simile a quella di Bonino, in un'intervista ad Avvenire. Anche per lui se si dovesse arrivare a una risoluzione Onu per intervenire in Siria l'Italia non sarebbe pronta ad agire perché «noi siamo impegnati in Libano, in Libia, in Kosovo, in Afghanistan... Potremmo condividere la risoluzione, ma i nostri militari sono già fortemente impegnati in altri scenari. Insomma non ci sono spazi perché l'Italia prenda parte attivamente a una nuova azione militare».

«Va detto - ha aggiunto il Ministro - che fino ad oggi nessuno ci ha chiesto l'utilizzo delle basi». Ma se venisse chiesta la partecipazione dell'Italia, «ogni decisione che verrà presa in questi giorni sarà un atto di collegialità del governo e sottoposta al vaglio del parlamento. Non è il momento delle anticipazioni ad effetto. È il momento della responsabilità, della prudenza, del lavorio per scongiurare un disastro».

L'INCOGNITA RUSSIA - Sul caso Siria, ha osservato Mauro: «Ci vuole una prudenza estrema, bisogna pensarci milioni di volte prima di dare il via ad azioni militari. Il caso Siria va gestito con equilibrio; serve dialogo continuo perché l'obiettivo del governo italiano è uno solo: evitare avventure al nostro Paese. Ci sono margini per scongiurare una deriva drammatica e rischiosa. La Siria è un paese dove la Russia ha la più importante base militare fuori dai propri confini. Non abbiamo la minima idea di quello che può provocare un attacco alla Siria nei rapporti con Mosca. Loro hanno avvertito il mondo, hanno detto che nulla sarà più come prima. Noi non possiamo non interrogarci su quel messaggio».