20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La crisi siriana

Bonino: «ONU deciderà se attaccare Damasco»

Il ministro degli esteri: «Senza una decisione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'Italia non intende prendere parte ad azioni militari nel Paese mediorientale. La comunità internazionale deve rispondere ai possibili crimini contro l'umanità»

ROMA - Senza una decisione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'Italia non intende prendere parte ad azioni militari in Siria, sebbene il governo italiano si associ «pienamente alla energica condanna internazionale» all'attacco chimico lanciato il 21 agosto scorso alle porte di Damasco, «a cui dovrà corrispondere una risposta adeguata della stessa comunità internazionale». Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha chiarito la posizione italiana sul Paese mediorientale, riferendo alle Commissioni Esteri congiunte di Camera e Senato.

DECIDERA' ONU - Queste le parole del ministro: «Il governo italiano si associa pienamente alla energica condanna internazionale a questo attacco a cui dovrà corrispondere una risposta adeguata della stessa comunità internazionale. Credo che debba essere il Consiglio di sicurezza Onu ad assumersi con tempestività le responsabilità che discendono dal suo ruolo di garante della pace internazionale. Il consiglio deve pronunciarsi in modo inequivocabile e senza distinguo».
Quindi Bonino ha fatto sapere che «l'Italia non prenderà attivamente parte ad azioni militari deliberate e attuate al di fuori del contesto del Consiglio di sicurezza, che rimane l'unico e imprescindibile quadro di riferimento giuridico».

NESSUNO SCARICO RESPONSABILITA' - Il ministro ha chiarito «che non si tratta di una forma di scarico di responsabilità: il nostro Paese è impegnato al limite e oltre il limite della nostra capacità in diversi teatri della regione, come Libano, Afghanistan e Libia». Quindi ha continuato Bonino: «L'impegno italiano in questi teatri è consistente e al limite delle nostre possibilità e non verrà meno».

ARMI CHIMICHE - La decisione di ammettere dal 26 agosto gli ispettori Onu sul luogo dell'attacco chimico nelle zone orientali di Damasco è «tardiva e per certi versi condizionata», ha detto il ministro. Bonino ha poi aggiunto: «il nostro auspicio è che si faccia al più presto piena luce su quanto accaduto».
Nello specifico, ha spiegato il ministro: «Il gas sarin, che sarebbe stato usato in Siria, è ritenuto la più letale di queste armi chimiche. Questa sostanza è estremamente volatile e bisogna intervenire entro 48 ore dall'utilizzo, perché altrimenti non si riscontrano più tracce nell'aria».

Bonino ha poi contestualizzato la posizione siriana. Il ministro ha ricordato che la Siria non è parte della convenzione sulla proibizione delle armi chimiche del 1993 né di quella sulle armi batteriologiche del 1972, ma «ha aderito al protocollo di Ginevra del 1995 che vieta l'uso in guerra di armi batteriologiche, gas asfissianti e velenosi». In quel protocollo, ha specificato Bonino «è presente il divieto di usare armi chimiche riguarda anche i conflitti armati interni, come quello in corso in Siria».
L'uso di armi chimiche caratterizzato dalla sistematicità e consapevolezza dell'attacco contro la popolazione civile è configurabile anche come «crimine di guerra ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale» ha aggiunto il ministro.

OPZIONE MILITARE - Nel caso l'Onu avvalli l'uso della forza contro Damasco, secondo Bonino non mancano le «ragioni politiche» di «un'azione armata volta a limitare le capacità distruttive di chi si macchia del crimine di guerra di usare armi chimiche contro civili inermi». Il ministro ha poi precisato che «si tratterebbe di un'azione limitata e mirata».
Comunque secondo Bonino nessun coinvolgimento diretto dell'Italia: «Pur senza coinvolgimento diretto in questa operazione l'Italia tiene e terrà in debito conto le considerazioni sulla gravità dell'uso delle armi chimiche».

LA CARTA DIPLOMATICA - L'intervento armato, ha ricordato Bonino, non è l'unica possibilità sul tavolo. In ambito internazionale si può pensare anche ad altre strade, per il ministro: «Un consenso del Consiglio Onu potrebbe portare al deferimento dei colpevoli alla Corte penale internazionale dell'Aia; sempre un consenso internazionale potrebbe spingere per una soluzione politica, proponendo un esilio del regime».

LAVORERO' CON PARLAMENTO - Bonino ha concluso il suo intervento, assicurando che il governo vuole «avere un rapporto molto stretto con il Parlamento sull'evoluzione della situazione in Siria».