31 luglio 2025
Aggiornato 23:00
Caso Berlusconi

Il CSM apra una pratica sul «caso Esposito»

A sollecitare l'intervento dell'organo di autogoverno dei magistrati dopo l'intervista del presidente della sezione feriale della Cassazione che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi sono i tre consiglieri laici del PDL, che si rivolgono al Comitato di presidenza del CSM

ROMA - Il Csm apra una pratica sul 'caso Esposito'. A sollecitare l'intervento dell'organo di autogoverno dei magistrati dopo l'intervista del presidente della sezione feriale della Cassazione che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi sono i tre consiglieri laici del Pdl, che si rivolgono al Comitato di presidenza del Csm.

«Al di là delle ovvie considerazioni in ordine ai doveri di continenza e riservatezza in capo agli appartenenti all'ordine giudiziario - soprattutto laddove investiti di ruoli di grande responsabilità -, non sfuggirà a codesto Comitato - sottolineano i consiglieri Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Nicolò Zanon - la gravità della scelta di rilasciare un'intervista dal contenuto di quella in oggetto da parte del presidente del collegio giudicante che ha appena emesso una sentenza della quale ancora non sono state depositate le motivazioni. Non solo perché nella sostanza anticipa il contenuto di atti non ancora formati; ma anche perché - avvertono - la redazione delle motivazioni della sentenza è prerogativa del relatore e non certo del presidente del collegio le cui esternazioni potrebbero rappresentare una indebita e inopportuna pressione nei confronti del relatore stesso».

«Di particolare gravità - sostengono i tre laici Pdl - appaiono le affermazioni relative al principio del 'non poteva non sapere', la cui contestualizzazione in una intervista dedicata pressoché interamente al cosiddetto 'processo Mediaset' esclude che possano intendersi come considerazioni di carattere generale e astratto».